Il giudice sportivo della serie A, Gerardo Mastrandrea, ha ufficializzato la decisione di non sanzionare Francesco Acerbi per le accuse di insulti razzisti a Juan Jesus.

Per il giudice «non si raggiunge nella fattispecie il livello minimo di ragionevole certezza circa il contenuto sicuramente discriminatorio dell’offesa recata». La scelta è motivata dal fatto che, anche se Acerbi non ha «disconosciuto» l’offesa, ma il suo «contenuto discriminatorio …senza che per questo venga messa in discussione la buona fede» di Juan Jesus «risulta essere stato percepito dal solo calciatore “offeso”, senza dunque il supporto di alcun riscontro probatorio esterno, che sia audio, video e finanche testimoniale».

Molte le reazioni, da Sandro Ruotolo della segreteria nazionale del Pad: « Caro Juan Jesus, la prossima volta cerca di metterti a favore di telecamera e microfoni mentre ti insultano» allo scrittore Maurizio De Giovanni: «Mettete la manina davanti alla bocca. State attenti che non si veda il labiale; poi dite pure le peggiori infamie. Tanto poi potrete rimangiarvelo…».

La risposta di Juan Jesus è muta ma eloquente: ha cambiato la foto del profilo Instagram con una immagine che rievoca le battaglie contro il razzismo del Black Power, di Tommie Smith e John Carlos sul podio dei Giochi di Messico 1968 con il pugno chiuso.

La reazione di Juan Jesus

Il 27 marzo, Juan Jesus ha diffuso una nota ufficiale sul sito del Napoli esprimendo tutto il suo rammarico e la sua preoccupazione per la vicenda. La riportiamo integralmente:

“Ho letto più volte, con grande rammarico, la decisione con cui il Giudice Sportivo ha ritenuto che non ci sia la prova che io sia stato vittima di insulti razzisti durante la partita Inter-Napoli dello scorso 17 marzo: è una valutazione che, pur rispettandola, faccio fatica a capire e mi lascia una grande amarezza.

Sono sinceramente avvilito dall’esito di una vicenda grave che ho avuto l’unico torto di aver gestito “da signore”, evitando di interrompere un’importante partita con tutti i disagi che avrebbe comportato agli spettatori che stavano assistendo al match, e confidando che il mio atteggiamento sarebbe stato rispettato e preso, forse, ad esempio.

Probabilmente, dopo questa decisione, chi si troverà nella mia situazione agirà in modo ben diverso per tutelarsi e cercare di porre un freno alla vergogna del razzismo che, purtroppo, fatica a scomparire.

Non mi sento in alcun modo tutelato da questa decisione che si affanna tra il dover ammettere che “è stata raggiunta sicuramente la prova dell’offesa” ed il sostenere che non vi sarebbe la certezza del suo carattere discriminatorio che, sempre secondo la decisione, solo io e “in buona fede” avrei percepito.

Non capisco, davvero, in che modo la frase “’vai via nero, sei solo un negro …” possa essere certamente offensiva, ma non discriminatoria.

Non comprendo, infatti, perché mai agitarsi tanto quella sera se davvero fosse stata una “semplice offesa” rispetto alla quale lo stesso Acerbi si è sentito in dovere di scusarsi, l’arbitro ha ritenuto di dover informare la VAR, la partita è stata interrotta per oltre 1 minuto ed i suoi compagni di squadra si sono affannati nel volermi parlare.

Non riesco a spiegarmi perché mai, solo il giorno dopo e in ritiro con la Nazionale, Acerbi abbia iniziato una inversione di rotta sulla versione dei fatti e non abbia, invece, subito negato, appena finita la partita, quanto era in realtà avvenuto.

Non mi aspettavo un finale di questo genere che temo – ma spero di sbagliarmi – potrebbe costituire un grave precedente per giustificare a posteriori certi comportamenti.

Spero sinceramente che questa, per me, triste vicenda possa aiutare tutto il mondo del calcio a riflettere su un tema così grave ed urgente.”