«La commissione sbaglia. L’Italia cambi le norme Ue»
Bruxelles Intervista a Monica Frassoni, presidente dei Greens europei
Bruxelles Intervista a Monica Frassoni, presidente dei Greens europei
«Al di là delle caratteristiche scientifiche, dell’impatto ambientale e della pericolosità del mais transgenico Pioneer 1507, su questa partita si gioca il futuro delle coltivazioni Ogm in Europa». Ne è convinta la presidente dei Verdi europei, Monica Frassoni, che invita perciò l’Italia a «non perdere la grande occasione della sua prossima presidenza europea per sbloccare il processo legislativo sull’autorizzazione per la coltivazione degli Ogm che è all’impasse dal 2010. È – aggiunge – insieme al pacchetto energetico, uno dei più importanti risultati che potremmo conseguire».
Ci spieghi meglio l’interesse della disputa. Perché l’Italia si oppone all’autorizzazione della coltivazione di questo mais? L’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa) non lo considera così pericoloso…
Il voto contrario all’autorizzazione trova fondamento anche, dal punto di vista dell’impatto ambientale, nelle forti lacune della valutazione dei rischi effettuata dall’Efsa non solo su lepidotteri e specie acquatiche, ma soprattutto per quanto riguarda la tolleranza del mais 1507 al glufosinato ammonio, caratteristica che porta ad un maggiore impiego di questo pericoloso erbicida. Il glufosinato, infatti, è classificato come tossico per la riproduzione e rientra quindi tra i criteri di esclusione previsti dal regolamento comunitario 1107/2009. I criteri di divieto, nel caso di sostanze già approvate e sul mercato, si applicano al momento del rinnovo dell’autorizzazione, che per il glufosinato è previsto nel 2017. Ma oggi
è importante vincere questa partita per rompere lo stallo che dura dal 2010 e assicurare agli Stati membri il diritto a vietare sul proprio territorio le coltivazioni Ogm anche per ragioni socio-economiche, come proposto dal Parlamento europeo nel testo approvato in prima lettura nel 2011
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La Commissione europea però non può far altro che autorizzare la coltivazione, visto che in Consiglio non è stata raggiunta la maggioranza qualificata di voti contrari. Non è così?
Noi riteniamo che questa interpretazione non sia corretta perché la Commissione ha il potere autonomo di dare o non dare l’autorizzazione, indipendentemente da quanto avvenuto in Consiglio. D’altronde 19 Stati su 28 hanno detto no.
E allora la Commissione, insistendo nell’autorizzazione, non tiene in alcun conto la volontà del Parlamento europeo, degli Stati membri e dei cittadini, nascondendosi dietro il parere dell’Efsa di Parma, e in questo modo tradisce l’obbligo di difendere l’interesse comune degli europei.
Nella lettera che hanno scritto ieri i 12 Paesi membri si chiede esplicitamente di riaprire la discussione sulla coltivazione del mais della Pioneer.
Perché comunque alcuni Stati sono favorevoli alla coltivazione degli Ogm?
Sono soprattutto due: Regno Unito e Spagna dove la coltivazione degli Ogm è d’uso. La Spagna in effetti è un caso molto interessante perché all’opposto dell’Italia punta su un futuro agroindustriale. Essendo il territorio spagnolo, a differenza del nostro, molto vasto e caratterizzato da appezzamenti di terreno agricolo molto estesi, la cultura degli Ogm ha trovato una particolare modalità di applicazione non problematica. In Inghilterra, poi, la struttura agricola proprio non esiste. Ma soprattutto, detta legge l’ideologia liberista. Ci sono poi Paesi di più recente adesione, come Romania, Repubblica Ceca e Slovacchia, che sono più permeabili alle multinazionali. Fa impressione invece l’astensione della Germania che non trova al suo interno una posizione univoca comune tra le forze politiche. A questo punto è molto importante il ruolo che l’Italia potrà giocare nel prossimo semestre di presidenza per garantirci il diritto di scegliere. Un’occasione da non perdere.
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