La cargo di Fedez e la spocchia di noi ciclisti abituali
Ci penso da un po’, esattamente da quando Fedez ha postato su Instagram un video di lui con i figli a spasso in cargo bike a CityLife, Milano: come mi […]
Ci penso da un po’, esattamente da quando Fedez ha postato su Instagram un video di lui con i figli a spasso in cargo bike a CityLife, Milano: come mi […]
Ci penso da un po’, esattamente da quando Fedez ha postato su Instagram un video di lui con i figli a spasso in cargo bike a CityLife, Milano: come mi pongo davanti a questa cosa? Ciò che mi sono risposto è in fondo. Premessa: non saprei dire se Fedez sia cantante o influencer. Se ho sentito qualche sua canzone è per caso e a mia insaputa. Però so che qualsiasi cosa faccia va a finire sui giornali, positiva, negativa, neutra; altrettanto vale per la sua signora, molto influente sui social, che persino quando mette delle ciabatte di plastica da pochi euro crea un fenomeno. Esattamente non saprei che mestieri facciano ma pare che li facciano bene, se è la fama e quindi i soldi l’obiettivo. Bene, quindi vedo Fedez, peraltro un bel ragazzo, che pedala – male, sellino basso e ginocchia verso i gomiti, anche loro larghi – questa cargo con dentro la prole e non penso assolutamente niente: per me è ovvio pedalare con prole, o senza. Però va detto che vedo il video dopo una chilometrata o qualcosa menodi interventi un po’ ovunque, media ufficiali, social, mi sembra di aver sentito qualcosa anche su Radio 1, l’ultimo baluardo ufficiale della Democrazia Cristiana in Italia e per cui sempre accesa quando lavoro per capire un po’ come va il paese e quali cose vadano sopite, sedate, smussate, rese sostanzialmente innocue. Realizzato che la cosa era discussa in giro e riguardava le due ruote a pedali, assistite o no, cargo o no, vado un po’ a vedere. E, lo voglio ripetere, resto piuttosto inerte, nel senso che «ok, un giovane padre va in giro con i figli piccoli, e allora? Che è ’sta cagnara?».
Ho identificato grosso modo due filoni: i soliti ironici, che con alterne fortune azzeccano o meno battute sul tipo famoso e hanno quei secondi di gloria riflessa, e i ciclisti abituali, gli esperti che da sempre o quasi vivono in bici. Uno di questi sono io e mi ci metto serenamente in mezzo, faccio parte del gruppo «esperti». Uno di Napoli che conosco li/ci chiama spertajoli, con quella fulminea capacità di derisione senza prove di dolo affidata a poche sillabe, specialità che i partenopei maneggiano per istinto e forse succhiata con il latte materno. Vedo quindi una pioggia, un florilegio, una valanga – nella mia bolla social – di spallucce alzate, pacche sulle spalle all’ultimo arrivato, reazioni stizzite dalle cinture nere di vita in bici in Italia.
E penso: ma saranno scemi? Ma come, una, una volta che c’è il tipo famoso, di Milano capitale mondiale delle tendenze, uno che qualsiasi cosa faccia la fa diventare un argomento di discussione, in salute o in malattia, letteralmente qualsiasi, e che ci fa ’sto po’ po’ di spot ci mettiamo a fare i superbi? Ma saremo scemi? Voglio dire: sì pedala male; sì s’è svegliato tardi; sì a tutto. Ma una reazione così spocchiosa – da un lato e dall’altro – mi sembra l’ennesima dimostrazione che in testa abbiamo polpa di granchio.
Se fare una ricerca «Fedez cargo bike» vedrete siti improbabili che discettano su questa o quella caratteristica del mezzo. Ovviamente sbagliando parecchio, ma viva Fedez e l’aver costretto spertajoli di vario genere a gettare parole -anche a vanvera- sulle cargo bike. Però, Fedez: alza-questo-sellino.
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