La battaglia di Belfast contro la legge oscurantista sull’aborto
Irlanda del Nord L’interruzione di gravidanza è permessa solo a donne in grave pericolo di vita e solo da quest’anno è stata data la possibilità di usufruire gratuitamente del servizio offerto dal sistema sanitario nazionale (Nhs) nel resto del Regno Unito
Irlanda del Nord L’interruzione di gravidanza è permessa solo a donne in grave pericolo di vita e solo da quest’anno è stata data la possibilità di usufruire gratuitamente del servizio offerto dal sistema sanitario nazionale (Nhs) nel resto del Regno Unito
La manifestazione di Belfast per la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, organizzata dal Belfast Feminist Network, mette al centro un tema che in Irlanda del Nord pesa più che altrove: l’accesso all’aborto.
La legge nordirlandese sull’aborto, la più restrittiva d’Europa, in vigore dal 1861 con qualche modifica, permette l’interruzione di gravidanza solo a donne in grave pericolo di vita. Nel 2015 la corte suprema di Belfast ha dichiarato la legge una violazione dei diritti delle donne, ma la sentenza è caduta nel vuoto. Da allora si sono fatti pochissimi passi in avanti: solo da quest’anno le cittadine nordirlandesi hanno la possibilità di usufruire gratuitamente dei servizi d’interruzione volontaria di gravidanza offerti dal sistema sanitario nazionale (Nhs) nel resto del Regno Unito, dove l’aborto è legale dal 1967.
In un recente sondaggio condotto da Amnesty International più del 70% della popolazione vorrebbe la decriminalizzazione dell’aborto. Durante i vari governi sono stati proposti diversi emendamenti che miravano a cambiare leggermente la legge – per esempio permettere l’aborto a vittime di violenze e incesto -, ma sono stati fortemente respinti dal Dup (partito conservatore, unionista e protestante).
Secondo il Dipartimento della Salute britannico, nel 2016, 724 donne si sono recate in Inghilterra per sottoporsi a un aborto. Ma le cifre reali sono molto probabilmente più grandi, perché il Dipartimento non ha i dati relativi alle procedure condotte in Scozia o Galles. Secondo l’associazione Family Planning, le cifre fino al 2016 sono sicuramente sbagliate, non solo per il dato mancante su Scozia e Galles, ma anche perché molte donne hanno scelto di recarsi in altri paesi europei dove la procedura è meno costosa o perché comprano pillole abortive online, pratica punibile con il carcere. Secondo la legge, ogni gravidanza (eccezion fatta per rari casi dove la salute della donna è a rischio) deve essere portata a termine.
Questa sera, durante la marcia, molte persone attraverseranno la città per ricordare che nessuna donna dovrebbe soffrire alcun tipo di violenza, e la criminalizzazione dell’aborto rientra nella definizione.
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