Salvare Ki Group e Bioera dal fallimento. Ma anche salvarle dalle aule di giustizia. È complessa e ricca di insidie la partita che sta andando in scena al tribunale di Milano e che vede coinvolto il gruppo che fino al 2022 era gestito dalla ministra del Turismo Daniela Santanchè e dall’ex compagno Canio Mazzaro.

Le difese stanno provando a risolvere la faccenda lontano dai giudici, e per questo, poche ore prima dell’udienza di ieri, hanno fatto versare da Ki Group 140mila euro a cinque dipendenti, mentre a breve altri 250mila euro potrebbero andare a sei agenti di commercio che lamentano il mancato pagamento di diverse commesse.

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La pm Maria Giuseppina Gravina e l’aggiunta Laura Pedio però hanno tenuto il punto e hanno ribadito la richiesta la liquidazione del gruppo o, in subordine, delle singole società che lo compongono. «Bioera si è presentata come il cavaliere bianco pronto a salvare Ki Group, ma ha un patrimonio netto negativo di oltre 5 milioni di euro, non offre garanzie, dovrebbe salvare tutti ma non riesce a salvare neppure se stessa», hanno argomentato davanti ai giudici fallimentari.

Le società coinvolte, dal canto loro, si oppongono e così hanno annunciato l’iscrizione di Bioera al registro delle imprese per tentare la carta della composizione negoziata, chiedendo inoltre la possibilità di accedere alle misure protettive, funzionali alle trattative e intese al blocco temporaneo della richiesta di liquidazione giudiziale.

Per gli avvocati, in buona sostanza, il fallimento coinvolgerebbe società sane del gruppo, con tanto di finanziatori alle spalle: Geca, un fondo di diritto americano fondato dall’italiano Maurizio Manzati (ex manager Unicredit e Carige) con sedi a New York e Dubai, che è anche presidente e ceo di un’altra società di investimento negli Emirati Arabi, la Emintad.

Geca e Bioera avrebbero sottoscritto un contratto per un prestito obbligazionario convertibile in azioni. Sin qui è stata versata solo la prima tranche di finanziamento da 500mila euro, l’11 ottobre del 2022, senza però che il fondo americano sia entrato effettivamente in possesso delle azioni. Gli avvocati, in ogni caso, sostengono che questa manovra permetterà a Bioera di versare 800mila euro a Ki group, acquisendone i vari marchi (tracui VerdeBio) e un immobile a Perugia (sul quale ci sarebbero già diverse ipoteche).

L’incastro non convice la procura, secondo la quale Bioera non avrebbe la capacità finanziaria per salvare la holding: il buco è troppo grande, le garanzie troppo deboli, gli accordi troppo vaghi. I giudici si sono riservati di decidere: le sorti della holding restano appese a un filo sottilissimo.