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Jihad: l’Europa in allarme

Jihad: l’Europa in allarmeI funerali di Charb – Xinhua

Attentati di Parigi Quindici arresti tra Francia, Belgio e Germania. Ma per il momento nessun legame stabilito con il massacro di Parigi. Valls: "minacce di altissimo livello". Il "big hug" di Kerry a Parigi, per far perdonare l'assenza di personalità Usa di primo piano alla marcia di domenica. 8 francesi su 10 vorrebbero un governo di unità nazionale. Ma la destra soffia sul fuoco e fa proposte surreali, a cominciare dall' "indegnità nazionale" per i terroristi

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 17 gennaio 2015

Ondata di arresti in Francia, Belgio e in Germania, anche se non ci sono elementi, ha precisato in mattinata il primo ministro Manuel Valls, per stabilire che ci siano legami con i massacri di Parigi. Valls ha pero’ ricordato che persistono “minacce di altissimo livello” e François Hollande, in occasione degli auguri al corpo diplomatico, ha auspicato una risposta “decisa” ma “collettiva” in Europa. In Francia ci sono state perquisizioni in cinque cittadine della banlieue parigina e 12 fermi, tra cui 4 donne, grazie a impronte rilevate nell’inchiesta che ha fatto seguito ai massacri e a intercettazioni telefoniche. Tra i fermati, potrebbe esserci anche uno stretto collaboratore di Amedy Coulibaly, che ha aiutato il criminale per l’assalto all’HyperCacher.

La vigilia, ci sono stati due morti in Belgio, a Verviers, in seguito a un’operazione anti-terrorista. Sembra che in Belgio e anche in Germania siano stati stabiliti legami con il terrorismo di origine cecena. In Belgio, dove sono state arrestate 15 persone, per la prima volta da più di trent’anni l’esercito potrebbe essere chiamato come in Francia in soccorso della polizia. L’inchiesta in corso ha stabilito che Amedy Coulibaly aveva dei legami in Belgio: vi aveva acquistato delle armi, Kalashnikov e la pistola Tokarev che ha utilizzato per l’attacco all’HyperCacher, dando in cambio, pare, la Mini Cooper di Hayat Boumedienne, la compagna fuggita in Siria.

Due cittadini belgi, arrestati in Francia, sono stati estradati. A Berlino, ci sono stati due arresti tra i salafisti ed è stata smantellata una filiera che reclutava per la Siria e pare prevedesse, in questo paese, “un atto grave”.

Il clima resta teso in Francia, a una settimana dall’ultimo giorno di fuoco. 19mila siti web di istituzioni francesi (comuni, società ecc.) sono stati piratati, nella pagina di apertura appaiono inni alla jihad. Un’allerta alla bomba, ieri mattina, ha bloccato per un momento la Gare de l’Est, a causa di un bagaglio abbandonato. Uno squilibrato ha preso in ostaggio due persone, ieri mattina in un ufficio postale di Colombes (periferia parigina), ma l’episodio si è concluso senza vittime. I tribunali continuano a giudicare persone accusate di apologia di terrorismo e le condanne sono pesanti.

All’estero, le caricature di Charlie Hebdo suscitano ancora reazioni violente. Il peggio è successo a Karachi, dove è stato gravemente ferito un fotografo dell’Afp. Ma manifestazioni ostili hanno avuto luogo anche a Amman (il re e la regina erano venuti alla marcia di domenica a Parigi), a Istambul, dove un gruppo estremista ha issato il cartello “siamo tutti Kouachi”, e anche a Gerusalemme est. A Mosca, una persona è stata condannata per aver mostrato la scritta “Io sono Charlie”. In Turchia sono stati incriminati due giornalisti del quotidiano Cumhuriyet, che aveva pubblicato le caricature per solidarietà con Charlie Hebdo. Negli Usa, l’ambasciatore francese, Gérard Araud, ha criticato apertamente la copertura mediatica fatta dalle tv americane, dominata dai “cliché” sulla Francia. A Parigi, per farsi perdonare di non essere stato presente alla marcia repubblicana di domenica, il segretario di stato John Kerry è venuto a dare “un grande abbraccio” a Hollande e alla città di Parigi, con un discorso commosso, in parte in francese: “rappresento una nazione che ogni giorno ringrazia di avere la Francia come alleato”, ha affermato, e ricordando “fino a che punto siamo indignati negli Usa contro questo atti vigliacco” ha assicurato “non cadremo nella disperazione, accetteremo con umiltà di difendere i valori”.

Grande emozione a Pontoise ai funerali di Charb, il direttore di Charlie Hebdo. Note dell’Internazionale, ma anche di Ginette o di Dirty Old Town, hanno accompagnato la cerimonia, alla presenza di tre ministri, oltre a Jean-Luc Mélenchon e Pierre Laurent, segretario del Pcf. Ieri, sono stati inumati anche il disegnatore Honoré e, in Algeria, il correttore di bozze Moustapha Ourad.

Secondo un sondaggio dell’istituto Csa, 8 francesi su 10 sarebbero favorevoli a un governo di unità nazionale. Ma l’union sacrée sta ormai tramontando. Alla sinistra della sinistra ha suscitato perplessità già per la marcia di domenica. Ma è la destra ad averla rotta, chiedendo al governo misure estreme.

Nicolas Sarkozy ha proposto l’assurdità giuridica di punire con l’”indegnità nazionale” i francesi accusati di terrorismo (è un’infrazione penale introdotta nel ’44 e utilizzata nel corso dell’epurazione contro i collabo, che prevede la perdita dei diritti civili e politici). Per chi ha la doppia nazionalità, Sarkozy propone il ritiro della nazionalità francese. Catalogo surreale delle proposte della destra: un deputato Ump ha presentato una proposta di legge per sopprimere gli assegni famigliari ai genitori dei ragazzini che hanno contestato il minuto di silenzio per il massacro a Charlie Hebdo, giovedi’ scorso; Bernard Debré propone l’imposizione della divisa a scuola; Valérie Pécresse i corsi obbligatori di “morale repubblicana”, un altro deputato Ump pensa a un “nuovo concordato” con l’islam (in Francia c’è dal 1905 la separazione dello stato dalla chiesa e il concordato esiste solo in Alsazia, eredità dei tedeschi).

C’è chi vuole riaprire la Cayenna per rinchiudervi gli jihadisti e chi vuole imporre la consultazione obbligatoria dei files penali per affittare un alloggio. Un’organizzazione stile Pegida organizza per domenica una manifestazione a Parigi: “Disequilibrati, sgozzatori, pirati della strada: islamisti fuori dalla Francia”.

Jean-Marie Le Pen, che afferma “Io sono Carlo Martello”, condivide la “teoria del complotto”: dietro, sento la presenza dei servizi segreti, ha affermato. E Marine Le Pen promette “un referendum sulla pena di morte” se vincerà le elezioni.

 

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