Jason Kay, nuovi flirt per il cappellaio funk
Note sparse Sette anni dopo si riaffacciano i Jamiroquai con «Automaton», una costellazione dance di alta scuola
Note sparse Sette anni dopo si riaffacciano i Jamiroquai con «Automaton», una costellazione dance di alta scuola
A sette anni dall’ultimo deludente lavoro il cappellaio matto del funk torna sul luogo del delitto con le idee certamente più chiare. Ribadito che gli ingredienti sono gli stessi immutabili di sempre – funk shakerato con robusta dose disco, soul e r’n’b – Jason Kay – che per l’occasione sfoggia un caschetto 2.0 ipertecnologico – questa volta fa le cose a puntino. Una produzione corposa dai suoni scintillanti e dai bassi pulsanti che si ispira ai suoni black alla Drake ma che non si fa troppi scrupoli di flirtare con atmosfere Edm o agli omaggi moroderiani dei Daft Punk ultima maniera.
Tutto funziona, senza sbavature almeno per tre quarti del disco: Shake it on è un biglietto da visita di prima classe, Cloud Nine un singolo dall’incantevole groove e Carla – in chiusura – una ballata mid tempo dedicata alla più grande delle figlie (eh sì,, nel frattempo l’ex ragazzo d’oro del funk ha messo su famiglia…). Qua e là affiora un po’ di stanchezza e allora ci si rifugia in citazioni nemmeno troppo velate al debutto di A Funky Odissey del 2001, salvandosi con (molto) mestiere.
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