L’attentato a Fico ha scioccato profondamente la società slovacca perché arriva in un momento di transizione verso posizioni populiste e nazionaliste di cui il premier era il principale promotore. Per tentare di delineare il contesto politico e sociale abbiamo intervistato Jana Karsaiova, scrittrice di origini slovacche residente in Italia e al suo debutto letterario con Divorzio di velluto per Feltrinelli.

Alcune dichiarazioni a caldo di rappresentanti della destra slovacca parlano di un «clima d’odio» verso Fico. È davvero così?
La Slovacchia negli ultimi tempi ha vissuto una forte polarizzazione del dibattito politico, ma non mi sentirei di dire che qualcuno, tantomeno l’opposizione, ha mai espresso posizioni così estreme di violenza contro Fico. Anzi, finora il confronto è sempre rimasto nell’ambito del dibattito politico, ci sono due fazioni che si contestano ma come in ogni paese democratico. Al momento siamo tutti scioccati, anch’io sono incredula. Ho notato che dopo le dichiarazioni della prima ora i politici stanno, giustamente, cercando di calmare le acque.

Ci spieghi in che senso è polarizzata la società slovacca.
È un discorso molto complesso, ma se volessimo riassumere all’osso potremmo dire che ci sono due schieramenti. Una parte del Paese che è d’accordo con la strada intrapresa dal governo, ovvero verso un allineamento con l’Ungheria di Orbàn. Un’altra grande parte, invece, ne è molto preoccupata e non vuole quel tipo di futuro.

A che punto è l’emulazione dell’Ungheria, ad esempio rispetto al sistema giuridico, siamo già a forme di controllo simili a quelle di Orbàn?
Non ancora, ma ci stanno provando. Le cariche giudiziarie e il potere esecutivo sono ancora separati. E, anche se un passo alla volta si sta cercando di stringere il controllo sulla società, è assolutamente possibile esprimere dissenso. In Ungheria è molto più difficile anche a causa del controllo del governo sui media.

Come la riforma sull’informazione televisiva che stava cercando di far passare Fico?
Esatto, il governo vuole che la tv diventi uno strumento del governo e non un media più o meno neutrale come ancora è oggi. Ed è su questo che è in atto una delle principali campagne dell’opposizione.

Qualcuno a caldo ha anche avanzato l’ipotesi che l’attentatore abbia agito per bloccare questo provvedimento.
È presto per ogni valutazione, ma mi sembra strano. A quanto leggo si tratta di una persona ordinaria, che non aveva nulla a che fare con il mondo dell’informazione. E poi anche l’opposizione si sta battendo strenuamente contro il governo, non c’era un sentimento diffuso di impotenza per una trasformazione irreversibile. Attori, giornalisti televisivi e il mondo culturale in genere stavano protestando vistosamente contro il tentativo di riforma. Si può dire che la virata verso il populismo fosse ancora embrionale.

Fico però gode di un sostegno forte nel Paese.
Senz’altro, lo dimostrano le elezioni, dove ha ottenuto il 30%. Sono stati eletti sia lui sia il suo candidato presidente. Certo, ci sono stati molti astenuti, ma non c’è una maggioranza schiacciante in grado di trasformare il Paese senza considerare l’opposizione.

C’è qualcuno oggi in Slovacchia che potrebbe prendere il posto di Fico?
Il suo vice, Robert Kalinàk, l’erede al trono di Fico. È stato il premier stesso a dargli sempre più risalto e quindi sarebbe senz’altro lui a prendere le redini del partito, anche in un eventuale periodo di convalescenza del leader.

E le posizioni politiche di Kalinàk sono le stesse di Fico, non è uno dei cosiddetti “falchi” più estremisti?
No, lui è allineato al capo. Ci sono partiti nella coalizione di governo più estremisti, come il Partito Nazionale slovacco di Danko. Ma questi erano comunque allineati con la direzione presa da Fico.

Parlando di scenari, sarebbe verosimile credere che questo attentato può segnare un punto di svolta nelle politiche della destra slovacca?
Me lo domando anch’io e non ho una risposta, è ancora presto. Ma la preoccupazione è forte, le destre utilizzano spesso questi fatti per inasprire politiche securitarie e propaganda.