Alla fine il «pacchetto di rimedi» – remedy package – ha fatto il miracolo. Lufthansa ha rinunciato a talmente tante cose per avere Ita airways che Bruxelles ha detto sì alla «fusione», sebbene già specifichi che imporrà altre «condizioni».

In realtà il governo Meloni svende la sua nano compagnia nata dalle ceneri di Alitalia ai tedeschi e ottiene i primi 325 milioni – per il 41% del capitale, ma comanderà in minoranza – dei 20 miliardi del piano di privatizzazioni del ministro Giorgetti.

DOPO LE «BUONE SENSAZIONI» esplicate martedì dal presidente di Ita Antonio Turicchi ai sindacati, ieri pomeriggio è stata Bloomberg ad annunciare il via libera all’operazione. Che arriva però in un giorno nefasto per Lufthansa. Quello in cui Jp Morgan vede nero sul futuro del gigante di Colonia e il titolo in mattinata perdeva ben il 4,8% alla borsa di Francoforte.

DETTO QUESTO, L’OK FINALE della Commissione è atteso entro il 4 luglio. Poi ci vorranno ancora un paio di mesi per arrivare alla chiusura – closing -, ossia al contratto definitivo e all’entrata nel gruppo sebbene per due anni non nell’alleanza Star Alliance (mentre ora Ita è in Skyteam con Airfrance).
In questo modo si concretizzerà un «matrimonio» che già l’allora ministro Carlo Calenda vaticinava nel 2017 per Alitalia e che Giorgetti ha sempre caldeggiato, tanto da cancellare perfino la trattativa in esclusiva col fondo americano Certares – che proponeva quasi un miliardo – da ministro del governo Draghi nel 2022.
La strada per Lufthansa era spianata in Italia ma in salita in Europa, in buona parte per l’opposizione di AirFrance che si saldava al «no» dei burocrati dell’Antitrust europeo su cui da un decennio regna Margrethe Vestager.

LA DEBACLE DI MACRON alle Europee viene considerata il nodo gordiano tagliato per spostare la bilancia a favore del sì a Lufthansa.

Un sì che è figlio di grandi retromarce. La principale riguarda i lucrosi slot (permessi di volo) di Linate dove Ita e Lufthansa la fanno da padroni. All’inizio i tedeschi erano disposti a cedere i loro; alla fine le due compagnie ne avranno meno di quanti Ita ne avesse da sola.

In più Vestager ha tuonato contro la posizione dominante sui voli a lungo raggio – i più redditizi – fra Fiumicino e il Nord America e qua Bruxelles ha imposto a Lufthansa e Ita di aprire il mercato ai propri concorrenti: una misura senza precedenti.

Le posizioni si erano avvicinate con l’invio a Bruxelles a inizio settimana delle ultime rinunce: i tedeschi hanno perfino offerto di sostenere i voli intercontinentali dei rivali nei loro hub: Parigi (Air France), Amsterdam (Klm), Madrid (Iberia) e Londra (British Airways).

Cosa succederà ora? La piccola Ita diventerà una compagnia regionale di Lufthansa che riempirà i voli intercontinentali dei tanti hub europei controllati dai tedeschi. Ita non sarà niente di paragonabile nemmeno a Swiss Air e rimarrà una compagnia molto più piccola di quello che – senza scomodare il termine «compagnia di bandiera» – avrebbe bisogno un paese turistico e di esportazione come l’Italia.

È chiaro che durante il Covid per Ita si era aperta la possibilità di diventare una compagnia forte ma nessun governo ha scelto questa strada mentre quello Meloni con un incredibile decreto ha cercato di affossare perfino le vittorie giudiziarie dei lavoratori di Alitalia. Ora Ita – nonostante i proclami sul il più 36% di ricavi sul 2023 strombazzato da Turicchi ai sindacati – continua a perdere e non può rimanere sola. Svenderla ai tedeschi è il primo successo del governo sovranista di Meloni e Giorgetti.