Procede ad alta velocità, circa 150mila vaccinazioni al giorno, la campagna di immunizzazione in Israele. Con la dose inoculata ieri ad Ahmed Jabarin, della città di Um el-Fahem, è stata superata la milionesima vaccinazione. Un dato che pone Israele al primo posto nel rapporto tra immunizzati e popolazione, ora all’11,55%. Alla milionesima vaccinazione ha partecipato anche Benyamin Netanyahu che ha fatto della campagna vaccinale un propulsore di quella elettorale. «Provo una emozione grande» ha detto il premier israeliano «ci siamo procurati milioni di dosi, abbiamo preceduto il mondo intero e procediamo ad alta velocità per immunizzare la intera popolazione, per salvare vite umane». Netanyahu fa spesso riferimento alla sua abilità nel procurare al paese milioni di dosi dei vaccini Pzifer e Moderna e lascia intendere di aver svolto un’efficace operazione di pubbliche relazioni sui due colossi dell’industria farmaceutica.

Israele vanta una buona organizzazione sanitaria sul territorio alla quale si deve il successo della campagna di vaccinazioni. Conta inoltre la disponibilità della maggioranza degli israeliani. L’obiettivo dichiarato da Netanyahu è quello di vaccinare al più presto anche gli under 60 in modo da raggiungere almeno 4 milioni di immunizzati entro fine febbraio. Se a marzo il quadro dell’epidemia migliorerà sensibilmente consentendo al paese di uscire dall’emergenza, il premier non mancherà di attribuirsi gran parte dei meriti a scopo elettorale. Non è certo però che quel traguardo sarà raggiunto.

Netanyahu ripete che saranno disponibili milioni di dosi dei vaccini. Quello Pfizer immunizza con due dosi e alcuni media locali sostengono che il ministero potrebbe essere costretto a congelare parzialmente la campagna vaccinale per due settimane a gennaio. Per consentire a chi ha ricevuto la prima dose di ottenere la seconda e nel frattempo non verranno inoculate nuove prime dosi. Qualche giorno fa era stato annunciato che Moderna consegnerà un milione di dosi del suo vaccino entro la prossima settimana, in largo anticipo rispetto a quanto concordato nei mesi scorsi. Il ministero della sanità però dichiara di non saperne nulla.

Se la campagna vaccinale va bene, quella di contenimento del contagio non funziona. I numeri dei casi positivi salgono rapidamente, ben oltre i cinquemila al giorno, e così quelli dei casi dei malati gravi e in terapia intensiva. A metà gennaio, prevede qualche esperto, i contagi registrati giornalmente potrebbero toccare gli 8mila. A conferma della ampia circolazione del virus si è appreso che 240 vaccinati sono rimasti ugualmente contagiati (il vaccino Pfizer diventa efficace 10 giorni dopo la prima dose e garantisce una forte immunizzazione solo dopo la seconda). Vengono lanciati appelli al rispetto delle misure di prevenzione ma il terzo lockdown in cui Israele è entrato nei giorni scorsi non pare destinato a dare risultati significativi perché non si tratta di una chiusura vera.

Resta vaga la situazione dei vaccini nei territori palestinesi occupati di Cisgiordania e Gaza. Un funzionario del ministero della salute a Ramallah ha annunciato che in un paio di settimane sarà disponibile un quantitativo di dosi ma non ha precisato di quale vaccino. Con ogni probabilità è quello russo Sputnik V, nel quadro del programma Covax dell’Oms. Israele in quanto potenza occupante dovrebbe prendersi cura della popolazione occupata ma un rappresentante del governo giorni fa ha affermato che la priorità viene data ai cittadini israeliani e solo dopo il governo prenderà in considerazione eventuali forniture ai palestinesi.