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Inquinato oltre un terzo delle coste. Biodiversità a rischio

Inquinato oltre un terzo delle coste. Biodiversità a rischioLegambiente, la mappa delle acque inquinate

Goletta Verde Scarichi abusivi e aumento delle temperature delle acque superficiali sono le principali minacce per mare e laghi. Un punto oltre i limiti ogni 78 chilometri eppure le informazioni sono scarse sui divieti di balneazione

Pubblicato circa un anno faEdizione del 12 agosto 2023

Su un totale di 387 campioni prelevati nelle acque marine e lacustri della Penisola, ben il 32% (124) è risultato oltre il limite di legge. Tra i punti più critici si confermano foci dei fiumi, canali, corsi d’acqua che si riversano a mare o nei laghi. Preoccupa, in particolare, lo stato di salute del mare con un punto oltre i limiti di legge ogni 78 km di costa e poi la scarsa informazione sulle zone dove c’è il divieto di balneazione. Sono i dati raccolti da Goletta Verde e da Goletta dei Laghi 2023, le due campagne di Legambiente che da giugno a inizio agosto hanno fatto tappa in 18 regioni e 40 laghi. Il report sottolinea i danni della «maladepurazione» con scarichi abusivi e inquinamento che si sommano alla crisi climatica con aumento della temperatura delle acque superficiali, ondate di siccità, arrivo di specie aliene come il granchio blu.

E POI L’AUMENTO degli eventi meteo estremi che colpiscono soprattutto i comuni costieri: 712 dal 2010 a giugno 2023 in 240 aree lungo la costa, 186 le vittime. Tutti fattori che minacciano la biodiversità. I rilievi hanno mappato la presenza nelle acque di enterococchi intestinali ed escherichia coli: sono stati considerati inquinati i campioni in cui almeno uno dei due parametri supera il valore limite previsto dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia; fortemente inquinati quelli in cui almeno uno dei parametri supera per più del doppio il valore normativo.

SU 262 PUNTI campionati lungo la costa, il 36% è oltre i limiti di legge: il 30% è stato giudicato fortemente inquinato, mentre il 6% inquinato. In particolare, il 49% dei prelievi è avvenuto alle foci e il 51% a mare. Solo nel 15% dei punti visitati è stato visto il cartello informativo sulla qualità delle acque, obbligatorio da molti anni. Nel 73% delle foci analizzate non era presente nessun cartello che indicasse la criticità del punto e il conseguente divieto di balneazione. In Sicilia e Toscana sono 16 i punti oltre i limiti di legge, nel Lazio 15, seguono Calabria e Campania a 13. Per quanto riguarda le foci, in Toscana sono 15, nel Lazio 14, 13 in Calabria e 10 in Campania. Situazione laghi: il 23% dei campioni è risultato oltre i limiti di legge (29 su 125). Anche qui i prelievi sono stati fatti per il 48% (60 su 125) presso le foci di canali e corsi d’acqua, nel 52% a lago: nel primo caso il 33% dei prelievi è risultata oltre i limiti di legge contro il 14% dei prelievi effettuati nel lago.

L’ITALIA NON RISPETTA gli obblighi previsti dalla Direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane: il tasso di conformità è pari al 56%, al di sotto della media Ue del 76%. Gli scarichi contribuiscono in modo significativo a una qualità dell’acqua non buona nel 45,8% dei corpi idrici superficiali. «La maladepurazione – ha spiegato Stefano Ciafani, presidente di Legambiente – resta un’emergenza cronica. Oltre a minacciare mare, laghi e biodiversità, costerà centinaia di milioni di euro a causa delle multe che l’Europa non ci condonerà. Occorre completare i lavori della rete impiantisca, i fondi specifici previsti dal Pnrr (pari a 600 milioni) non sono sufficienti. L’Italia non può permettersi di restare indietro, ce lo impone anche la crisi climatica a cui l’esecutivo fatica a dare risposte a partire dal piano di adattamento al clima che deve essere ancora approvato e dalla creazione di un hub europeo delle rinnovabili, fondato su fotovoltaico ed eolico».

IN RITARDO anche sulle aree marine protette: la Strategia Ue sulla biodiversità propone il 30% di territorio e di mare protetto entro il 2030, in Italia sono in stallo da anni decine di Parchi e di Aree marine come quella della Costa di Maratea in Basilicata, della Costa del Monte Conero e della Costa del Piceno nelle Marche. «La copertura nazionale di superficie protetta, al netto delle sovrapposizioni tra aree naturali protette e siti natura 2000, è pari all’11,2% insufficiente a proteggere la biodiversità che, nel contesto euromediterraneo, registra l’81% degli ecosistemi a rischio». Sul fronte eolico off-shore, Legambiente chiede che si accelerino le procedure per i 72 progetti in attesa di valutazione concentrati soprattutto in Sicilia, Sardegna e Puglia quindi Lazio, Calabria, Emilia-Romagna e Molise.

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