Dovevano essere nominati una settimana fa. E invece Inps e Inail continuano a essere senza guida da quasi un mese. Creando un cortocircuito politico-istituzionale che rischia di mettere in difficoltà strutturale i due più importanti enti statali fornitori di servizi ai cittadini.

Il governo Meloni è intervenuto ravvisando i criteri per «la straordinaria necessità e urgenza di stabilire misure volte a garantire l’efficienza dell’organizzazione degli enti previdenziali pubblici» – legittimi per il Quirinale con il via libera alla pubblicazione in Gazzetta ufficiale il 10 maggio – per togliere a Pasquale Tridico e Franco Bettoni e ai loro rispettivi consigli di amministrazione qualunque potere di indirizzo.

Ora però non sta rispettando la scadenza dei «20 giorni per la nomina dei commissari» che poi dovranno cambiare la governance dei due istituti.

Logica avrebbe voluto che il governo emanasse il decreto avendo già deciso i nomi dei commissari. Ma la logica ha già dimostrato di essere assente nei comportamenti del governo Meloni.
Come spesso è accaduto in questi mesi di governo, il blocco è tutto politico. Una battaglia senza esclusione di colpi fra Fratelli d’Italia e Lega per occupare le caselle del potere. Una battaglia che nelle ultime ore ha provocato l’ennesimo ribaltone a favore di Giorgia Meloni.

Se infatti fino a pochi giorni fa veniva data per certa la nomina a commissario dell’Inps di Gabriele Fava in quota Lega, oggi la bussola segna direttamente su Fratelli d’Italia: sarà direttamente Giorgia Meloni a nominare il nuovo commissario, lasciando alla Lega la meno importante Inail, fra l’altro già «occupata» in precedenza con Bettoni ai tempi del governo Conte I con il M5s che nominò Tridico.

Sfruttando anche il conflitto di interesse che riguarda il candidato più accreditato in questi ultimi giorni – l’ex commissario Alitalia Gabriele Fava che guida uno studio legale – palazzo Chigi ha ribaltato il tavolo. E per l’ennesima volta ha messo fuori gioco la ministra del Lavoro Marina Calderone a cui la prima versione del decreto toglieva addirittura il potere di proposta.
Calderone avrebbe dovuto avanzare una terna di nomi per l’Inps da cui aveva espunto il nome di Fava. Ma da via Veneto la «terna» non viene confermata e si precisa come la nomina avverrà tramite un Decreto della presidente del consiglio dei ministri (Dpcm) e dunque tramite un confronto all’interno del governo.

Anche sulla tempistica delle due nomine non ci sono certezze. Giorgia Meloni potrebbe decidere anche oggi, essendo previsto un consiglio dei ministri, sebbene debba trovare un minimo di accordo con la Lega per non rischiare l’ennesimo scontro.

L’elenco dei nomi bruciati in queste settimane è oramai lunghissimo. Per l’Inps si partì con Paolo Nori per poi passare all’ex senatore Maurizio Castro, per finire a Natale Forlani, ex dirigente Cisl. Per l’Inail inizialmente si faceva il nome del segretario generale dell’Ugl Capone, mentre negli ultimi giorni Fratelli d’Italia sembrava aver indicato Stefano Cervone, anch’esso in conflitto d’interesse perchè è alla guida un fondo partecipato da Dea Capital, che tratta con Inail la vendita di palazzo Marini, di proprietà dell’ente.

In tutto questo, specie all’Inps, la situazione inizia a essere preoccupante. Il mese di giugno è infatti fondamentale: va approvato il Rendiconto e preparata la Relazione programmatica 2024-26, senza dimenticare l’appuntamento del 4 luglio alla Camera per la presentazione del Rapporto Annuale Inps. In questo momento – giustamente – Pasquale Tridico non convoca il Cda e dunque tutto è bloccato. In attesa del Commissario che doveva essere nominato con «urgenza» e invece è in ritardo già di una settimana.