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Non Una Di Meno a Napoli, le sfide di un movimento maturo

Non Una Di Meno a Napoli, le sfide di un movimento maturoManifestazione Nudm – Simona Granati

Femminismo La due giorni sarà articolata in diversi tavoli di lavoro. Precarietà, migrazioni e ambiente tra i temi affrontati.

Pubblicato quasi 5 anni fa

Il movimento transfemminista Non Una di Meno si incontra oggi e domani a Napoli, in una due giorni di dibattiti e proposta politica. L’appuntamento si terrà nei locali dell’Ex Asilo Filangieri, nel centro storico della città, uno spazio che da diversi anni costituisce un modello virtuoso di sperimentazione culturale a gestione collettiva e partecipata.
«A dispetto dei numerosi proclami di discontinuità, i fatti dicono che la violenza maschile sulle donne, e la violenza di genere e dei generi, continuano ad agire a tutti i livelli della società» inizia cosi l’appello di convocazione dell’Assemblea nazionale del movimento che, al suo quarto anno di mobilitazione, si presenta come uno dei più longevi e radicati di cui si ha memoria. A prendere parte al meeting saranno i nodi locali della rete Non Una Di Meno ma anche associazioni, consultori, spazi femministi, collettivi e singolarità.

Sul piatto ci sono tanti temi, ma anche l’organizzazione delle tappe di avvicinamento alla manifestazione del 23 novembre. Si tratta del sabato più prossimo alla ricorrenza del 25, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, e da questa due giorni di Napoli si attende la convocazione ufficiale della piazza, con convergenza nazionale probabilmente a Roma. Il giorno prima, proprio nella capitale, avrà luogo un altro evento che vedrà la partecipazione diretta della rete Nudm. In occasione del TDoR (Transgender Day of Remembrance) giorno della memoria per tutte le vittime della transfobia, una pluralità di associazioni e collettivi hanno organizzato un convegno in Campidoglio dal titolo «Le persone trans prendono la parola» e al seguito il corteo Trans Freedom March, che percorrerà le vie della città.

Come ci ha insegnato in questi quattro anni, il movimento femminista, tuttavia, non affronta la violenza come un fenomeno che si esprime unicamente ngli abusi fisici e psicologici individuali. «In questi anni abbiamo avuto la capacità di modificare i termini del discorso sulla violenza maschile e di genere, la forza di mostrare che è una violenza sociale che deve essere combattuta globalmente» si legge nel testo di convocazione della due giorni, che sarà suddivisa in tre tracce di discussione. Il riferimento è alle diverse forme di sfruttamento, esclusione e oppressione che strutturano l’agire collettivo, sul piano economico e sociale ma anche politico istituzionale. Ad esempio la precarietà lavorativa e assenza di coperture di welfare adeguate, o lo sfruttamento e il razzismo di stato sulle migranti e i migranti, e le limitazioni alla libertà di movimento. Cosi come la violenza perpetrata da tribunali, ospedali e media.
Nel testo di lancio infatti vengono citati alcuni casi di cronaca recente, come il trattamento mediatico del femminicidio di Elisa Pomarelli, o la sentenza di qualche giorno fa del Tribunale dei minori di Roma che fa leva sulla Pas (Sindrome di alienazione parentale), un concetto che era presenta nel ddl Pillon, ma sul quale la comunità scientifica esprime grandissime perplessità.

La violenza che si abbatte quotidianamente sui corpi e sulla vita delle donne e delle soggettività oppresse segue, secondo l’elaborazione di Nudm, la stessa logica di appropriazione e sfruttamento della violenza ambientale. Per questo all’ordine del giorno dell’Assemblea di Napoli c’è l’urgenza di creare connessioni e convergenze con l’altro grande movimento globale del nostro tempo, quello ecologista e contro il cambiamento climatico. Il prossimo sciopero globale dei Fridays For Future (e non solo, di molte altre realtà ecologiste) sarà venerdì 29 novembre.
Al centro del dibattito ci sarà anche un confronto sulle situazioni locali sul tema degli spazi femministi. Esemplare il caso del centro anti-violenza e Casa delle donne Lucha y Siesta di Roma, luogo di rifugio e autodeterminazione per donne in fuga dalla violenza, che dopo oltre 11 anni di attività rischia di essere sgomberato dall’amministrazione Raggi.

Le istanze sono tante e tutte cruciali, la sfida per un movimento che si è dato in forma cosi ampia e radicale è quella di riuscire a sedimentare coscienza e azione politica. Quando si prova un senso di liberazione, si sa, è difficile tornare indietro.

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