Visioni

Incanto e disincanto, Lana Del Rey fuori dal tempo

Incanto e disincanto, Lana Del Rey fuori dal tempoLana Del Rey – foto di Neil Krug

Note sparse Si intitola «Did You Know That There's a Tunnel Under Ocean Blvi», il nuovo album dell'artista americana

Pubblicato più di un anno faEdizione del 5 aprile 2023

C’è l’incanto e il disincanto in tutto quello che facciamo, la speranza grande di riuscire nelle piccole cose e il tentativo maldestro di fallire in quelle grandi per non essere subissati da responsabilità che non sapremmo gestire. E nel mezzo, proprio lì a ricordare che l’incanto si spezza e il disincanto è solo il superamento di qualcosa che ci aveva illusi, appare lei: Lana Del Rey. L’artista americana che torna con il suo nuovo album – Did You Know That There’s a Tunnel Under Ocean Blv (Polydor) – avvolta nel suo mantello carico di mistero e bellezza artistica, di sospiri e parole temute mai urlate e come nelle migliori favole solo sussurrate. Bellezza rara per questo lavoro, sonorità che giungono nuove ma che si rifanno al passato della tradizione americana folk e cantautorale più alta. Sembra un’artista fuori dal suo tempo ma che ha un’unicità straordinaria nel raccontare le dinamiche esistenziali che viviamo, quelle interiori, quelli dei rapporti finiti e ricuciti, spezzati, dei dialoghi con la propria nazione, la propria sorella e con sé stessa, senza mai scendere nella banalità delle cose.
La sua audacia nell’inseguire e citare colui che nei tunnel si è fatto strada con la luce immensa della sua arte, ovvero Leonard Cohen.

L’INCANTO di questa donna newyorkese si sposa nella sua perfezione artistica con la sua audacia nell’inseguire e citare colui che nei tunnel si è fatto strada con la luce immensa della sua arte, ovvero Leonard Cohen. Così non a caso, Cohen viene citato nel brano Kintsugi, l’arte tipica giapponese che consiste nel riparare il vasellame rotto riunendo i cocci con metalli preziosi ( oro liquido). E quando Lana ripete nella canzone «that’s how the light gets in» non fa altro che invocare ed evocare Anthem, non fa altro che invocare e convocare l’oro prezioso che può rimettere insieme i cocci di qualunque esistenza che sembra essere andata in frantumi. È generosa con sé stessa e genera autostima e spinge alla sfrontatezza le altre donne, nel brano Sweet quando si carica e carica le altre nell’essere uniche e non commerciabili, mentre si lascia annegare ma per poi risalire tranquillamente nel mare dei dubbi che potrebbe portargli una maternità nel brano Fingertips quando innocentemente si chiede – se lo avessi, saprei gestirlo?
Ha mille crepe dentro di sé questa donna venuta da mille epoche passate, eppure per ogni crepa, per ogni sua canzone, ha ancora trovato una volta la sua infinita luce.

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