Villa Triste è un palazzo elegante come ce ne sono tanti sulla Bolognese, una delle vie di fuga dalla conca di Firenze verso l’Appennino. Il piccolo piazzale antistante è oggi Largo Fanciullacci, in memoria del gappista fiorentino che giustiziò Giovanni Gentile.

Fanciullacci fu acciuffato dalla banda Carità e torturato per giorni, prima di tentare, disperato, la fuga dal secondo piano. Gli fu fatale la caduta. Mario Carità e i suoi scagnozzi da Villa Triste dirigevano gli interrogatori contro chi non ne voleva sapere di arrendersi ai nazisti e ai servi loro.

Lì erano stati seviziati, prima di essere uccisi in un bosco di Cercina, i martiri di Radio Cora Anna Maria Enriques Agnoletti, Italo Piccagli e Enrico Bocci, esponenti del Partito d’Azione fiorentino. Accanto a loro caddero fucilati un partigiano cecoslovacco e tre soldati alleati, paracadutati a dar manforte nella radio clandestina di Piazza D’Azeglio.

A Villa Triste fu convocato anche Bartali, perché il maggiore Carità era in possesso di una lettera in cui dal Vaticano si ringraziava Gino «per il suo aiuto».

Di quale «aiuto» si trattasse Bartali non lo rivelò, né a Carità, né a nessun altro mai, «perché il bene si fa, ma non si dice».

Ora sappiamo che tra il ’43 e il ’44 Bartali scelse spesso Assisi come meta per i suoi allenamenti in bicicletta. Lì lo attendeva Padre Niccacci, e a lui il campione consegnava foto e documenti tenuti nascosti nel sellino, che poi sarebbero diventati carte d’identità valide per l’espatrio di ebrei e perseguitati politici nella tipografia dei Brizi, comunisti.

Da Assisi parte oggi il gruppo, dopo l’omaggio a Ginettaccio, e sbuffa su e giù per l’Appennino fino ad Osimo.

Lì due strappi cattivi sembrano disegnati apposta per uno spareggio tra i due grandi scattisti di questo Giro, Battaglin e Wellens (di far arrivare le fughe non se ne parla proprio).

Ed infatti sul primo va via il belga, ma in quella sono i big della classifica ad accendere la corsa. Il più adatto ad arrampicarsi tra le stradine cittadine è Yates, e ne approfitta. Ci ha preso gusto, ad alzare le braccia in maglia rosa.

Si lascia dietro Dumoulin e, con più distacco ancora, Aru, Froome e tutta la compagnia di quelli che rischiano di arrivare sulle montagne grandi già da comprimari. La sensazione è che molte forze, per mettersi di traverso all’inglese e all’olandese, in gruppo non ci siano.

Qualche chilometro prima si era attraversata Filottrano, dove Michele Scarponi si allenava in bicicletta, e sorrideva.

LETTERA CON RISPOSTA

Nel suo quotidiano reportage dal Giro Tommaso Nencioni il 17-5 ripropone la vicenda Bartali, padre Niccacci, Assisi ecc.

Io non ho elementi per stabilire chi ha ragione.

Siccome la testimonianza di don Brunacci mi pare molto argomentata e smentisce tutto, mi piacerebbe che Coccia e/o Nencioni si esprimessero in merito.

Marco De Luca

RISPOSTA

Caro De Luca, non conoscevo la testimonianza di Don Brunacci, provvederò a documentarmi.

La versione opposta può rintracciarla in diversi lavori, tra cui buon ultimo Aili e Andres Mc Connon, La strada del coraggio, 66thand2nd, 2013.

Ho trovato invece la citazione della lettera del Vaticano in cui si ringrazia Bartali, intercettata dalla banda Carità, in un articolo del compianto Oliviero Beha sull’Osservatore Romano del 18 luglio 2014.

La ringrazio comunque per la segnalazione, saluti.

Tommaso Nencioni