Economia

Il primo miracolo del governo Meloni: in tre mesi il valore di Ita è dimezzato

Il primo miracolo del governo Meloni: in tre mesi il valore di Ita è dimezzatoUn aereo di Ita Airways – Foto Ansa

Compagnia in Saldo Regalo a Lufthansa: la controllerà stando in minoranza. Grazie al Dpcm di Giorgetti con 150 milioni i tedeschi avranno il 40% ma «dirigeranno la società»

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 24 dicembre 2022

È falso che il governo Meloni non stia facendo niente. Dal suo insediamento almeno un primo miracolo è riuscito a produrlo e riguarda la compagnia aerea Ita. A settembre il fondo americano Certares stava trattando in esclusiva l’entrata nel capitale della compagnia nata sulle ceneri di Alitalia. Non essendoci documenti ufficiali, prendiamo la stima più prudente fatta in quei giorni: il valore complessivo di Ita si attestava sui 950 milioni.

A meno di tre mesi di distanza tutti i media, gli analisti e i rumors sostengono che il nuovo Dpcm varato tre giorni fa dal governo Meloni per aprire una trattativa privata con Lufthansa porterà i tedeschi a versare fra 150 e 200 milioni per avere il 40% della compagnia. Ergo, il valore complessivo di Ita è sceso a un valore compreso tra i 375 e 500 milioni. Una cifra risibile in un mercato aereo globale in grande rilancio nell’epoca post Covid.

In pratica, con il governo Meloni in meno di tre mesi il valore di Ita si è quanto meno dimezzato. Un vero e proprio miracolo. In negativo, però. Specie per le casse dello stato. E per il fegato dei liberisti che hanno sempre chiesto a gran voce la privatizzazione (di Alitalia e) di Ita.

Naturalmente alla svalutazione di Ita ha partecipato – in prima persona e come primo attore – l’ex presidente. Quell’Alfredo Altavilla chiamato da Mario Draghi e dal suo consigliere economico Francesco Giavazzi a imporre il «modello Fca» – uscita dal contratto nazionale, riduzione dei salari e dei diritti – in una compagnia pubblica e che invece con le sue malefatte – condanna per discriminazione verso le donne in gravidanza, raddoppio di un aeromobile per portare in vacanza familiari e amici – ha depauperato valore e reputazione della nuova compagnia, venendo defenestrato dal Mef (periodo Draghi) proprio mentre lavorava a favore di Lufthansa, facendo ostracismo verso Certares.

Il postulato del teorema sul dimezzamento del valore di Ita riguarda la falsità sulla presunta mantenuta «italianità» della compagnia, sbandierato da Fratelli d’Italia come grande conquista. Il Dpcm voluto da Giancarlo Giorgetti e mediato da Giorgia Meloni mette nero su bianco come Lufthansa, pur avendo il 40% della compagnia, avrà «preminente coinvolgimento nella direzione della società»: in pratica comanderà anche avendo la minoranza. E manterrà questo status quo estremamente favorevole per molti anni, almeno fin quando (e semmai) i bilanci della compagnia saranno in positivo. In modo da evitare di portare il rosso di Ita nei suoi conti.

In questo quadro la trattativa in corso fra l’attuale amministratore delegato Fabio Lazzerini e i sindacati per alzare i salari dei dipendenti ha un nonché di surreale. I tedeschi hanno già esplicitato la loro volontà di «ristrutturazione» della società che chiuderà il 2022 con un rosso di 700 milioni. E anche se l’espressione riguardasse i soli conti e non il personale, è impossibile immaginare che i tedeschi prima di entrare nel capitale, accettino un aumento del costo del lavoro, nonostante tutti gli esperti del settore siano concordi nel valutare i salari attuali di Ita come «inferiori a quelli di qualsiasi low cost». Nonostante Lazzerini finora abbia aperto ad aumenti infinitesimali che si concretizzerebbero su valori vicini a quelli richiesti dai sindacati confederali solo nel 2026, è chiaro che Lufthansa non li accetterà. Ed è anzi scontato che nella nuova governance della compagnia con un consiglio di amministrazione a 5 componenti i tedeschi avranno due posti di cui uno sarà un nuovo amministratore delegato di loro scelta. Il governo manterrà tre posti fra cui il presidente, un ruolo di rappresentanza senza i poteri infiniti che aveva Altavilla.

Certo, nella trattativa che si aprirà a breve con un primo step entro gennaio – e che dovrà chiudersi prima della stagione estiva per evitare l’ennesimo default – il governo Meloni chiederà di mantenere il piano industriale che prevede un aumento degli aerei e di conseguenza nuove assunzioni di personale per farli volare. E dunque la prospettiva di una Ita come compagnia regionale di Lufthansa – alla stregua di Air Dolomiti – che serva solo per riempire i voli transoceanici da Francoforte pare scampata. Però la scelta di far nascere una micro compagnia fatta dai governi precedenti ha già regalato almeno un ulteriore 15% del mercato italiano a Ryanair e alle altre low cost.

In questo quadro solo la magistratura potrebbe far saltare un affare già scritto da tempo per il ministro Giorgetti. Lufthansa – al pari di Altavilla – ha grande paura a causa degli oltre mille ricorsi di ex lavoratori Alitalia che invocano – in modo sacrosanto – l’articolo 2112 del codice civile che imporrebbe a Ita di riassumere tutti per l’evidente continuità fra Ita e Alitalia. Vedremo presto se qualche giudice del lavoro avrà il coraggio di andare contro al governo Meloni e ai liberisti pro Lufthansa.

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