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Il Ppe vota di nuovo con l’ultradestra. Socialisti in allarme

Il Ppe vota di nuovo con l’ultradestra. Socialisti in allarmeLa sessione di voto del Parlamento europeo durante la riunione plenaria – Philippe Stirnweiss

Unione Europea Sì a due emendamenti di Afd su rimpatri e muri. E sui migranti S&D avverte von der Leyen: «Il nostro sostegno è a rischio»

Pubblicato 4 giorni faEdizione del 24 ottobre 2024

Ritorna, come il fantasma di Banquo, l’incubo peggiore dei socialisti europei. Quello di vedere una deriva a destra del panorama politico, da von der Leyen quando esprime interesse al modello Albania di Meloni, fino all’Eurocamera, dove tutta la destra fa la voce grossa sul tema rimpatri. La maggioranza Ppe-destre alternativa a quella «europeista» di cui i socialisti fanno parte, si è materializzata la prima volta nel voto sulla non validità delle elezioni in Venezuela e si è consolidata poi nell’accordo su un calendario per le audizioni dei commissari particolarmente svantaggioso per i socialisti. Ormai è un’opzione concreta a cui von der Leyen può ricorrere, in caso di necessità.

LO È CERTAMENTE quando si parla di tenere a distanza i migranti, tema che alla destra sta molto a cuore. A far detonare i malumori in seno alla famiglia progressista è il caso rimpatri, rimbalzato in Europa dopo la mancata convalida del trattenimento dei migranti in Albania da parte del tribunale di Roma. Con i nervi già a fior di pelle, quando i popolari hanno votato con tutta la destra per respingere la richiesta di un dibattito sul caso Albania a Strasburgo, ieri è andata in scena un’intesa politica ancora più preoccupante.

Nel corso della votazione sul Bilancio 2025, l’Eurocamera ha approvato con voto favorevole delle destre e il consenso decisivo dei democratico-cristiani europei due emendamenti proposti per il gruppo dei sovranisti (Esn) dall’ultradestra tedesca di AfD. In uno si chiedeva la possibilità di «delocalizzare parti della politica migratoria Ue» valutando l’idea «di sviluppare poli di rimpatrio al di fuori» dell’Unione». Nell’altro era stata inserita la proposta di «finanziamenti adeguati per costruire barriere fisiche alle frontiere Ue». Tuttavia il testo finale della risoluzione, che conteneva le priorità politiche del bilancio 2025, viene respinto. La maggioranza Ursula si spacca, con S&D, Verdi e Renew che votano contro insieme a Left, mentre il Ppe a favore insieme a Ecr. La sostanza politica che emerge è che i popolari vanno a braccetto con i gruppi di destra.

SULL’IMMIGRAZIONE «un’altra maggioranza è possibile», esultato i Patrioti. Lo dice esplicitamente l’eurodeputato Tamás Deutsch, del partito orbaniano Fidesz: «Nella posizione del Ppe sul bilancio, sono riusciti a tornare ai valori dei loro padri fondatori», rilancia la delegazione italiana della Lega, che parla di «nuova sconfitta dell’odioso cordone sanitario» proprio grazie al voto sulla «difesa dei confini». Von der Leyen è fisicamente lontana dall’Aula di Strasburgo, ma per coincidenza al posto giusto: in Albania. A Tirana, accanto al premier Edi Rama, viste le tensioni crescenti nei gruppi che la hanno votata si mostra cauta e afferma che Bruxelles evita di commentare l’accordo con l’Italia sull’esternalizzazione delle frontiere, perché è un «accordo bilaterale», e assicura che Bruxelles ne «monitora gli sviluppi». Ma aggiunge che le porte dell’Ue sono aperte verso il paese della Aquile che fa «grandi progressi».

D’altronde le intenzioni della presidente della Commissione a proposito del tema migratorio non sono un mistero. Solo la scorsa settimana aveva esortato i leader dei 27 a esplorare «soluzioni innovative» per contrastare l’immigrazione irregolare, come potrebbero essere gli hub di rimpatrio al di fuori dell’Ue. A questo scopo, aveva scritto nella lettera alla vigilia del Consiglio europeo, si possono trarre «insegnamenti» dal protocollo Italia-Albania. Obiettivo della destra è quello di ottenere dalla Commissione una nuova «direttiva rimpatri» che sostituisca quella attuale del 2008, ma soprattutto riesca a aggirare l’ostacolo della sentenza della Corte di Giustizia europea dello scorso 4 ottobre sulla necessità che un paese sia definito sicuro in tutte le sue parti.

COSÌ VON DER LEYEN «melonizza» la politica migratoria dell’Ue, commenta l’eurodeputato S&D spagnolo Fernando Lopez Aguilar. E la capogruppo socialista all’Eurocamera, Iratxe Garcia Perez, avverte: «Se continua così, von der Leyen non può contare sul nostro sostegno». Un’ipotesi lunare, fino a poco tempo fa. Ma che adesso, per una parte sempre crescente dei socialisti, comincia a diventare una possibilità.

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