Lo scudetto del Napoli è anche merito di Giorgio Ascarelli, primo presidente della squadra partenopea. Figlio di Salomone Pacifico Ascarelli e di Bice Foà, sposata in seconde nozze dopo la morte della prima moglie Luna Sonnino, deceduta a causa delle gravi ferite riportate a seguito del terremoto di Casamicciola nel 1883, Giorgio Ascarelli divenne un facoltoso commerciante ebreo di tessuti, dopo aver ereditato l’azienda del padre.

La redazione consiglia:
‘Na sera ‘e maggio

Nel 1922 favorì la fusione tra la squadra del Naples e l’ U.S Internazionale, assumendo la presidenza dell’ Internaples. Nel 1926 pochi giorni prima dell’approvazione della Carta di Viareggio che classificava i calciatori in professionisti e dilettanti, Giorgio Ascarelli propose ai soci di dare un nuovo nome alla squadra: Associazione Calcio Napoli. L’innovazione cominciò dalla panchina, dove chiamò a dirigere la squadra l’allenatore Carlo Carcano di Varese che dopo qualche anno passò alla Juventus conquistando quattro scudetti.

Lo Stadio Vesuvio
Il presidente del Napoli fece costruire il nuovo stadio interamente a sue spese, avendo intuito che il calcio andava verso il professionismo e che si sarebbe affermato come sport principale nel corso del ‘900. Gli azzurri avevano giocato dal 1926 al 1930 allo stadio Militare edificato nel 1922, ma il giovane presidente voleva che la città non vivesse alcuna soggezione verso le squadre del nord a cominciare dallo stadio, che fece costruire nei pressi della stazione ferroviaria. Lo stadio Vesuvio fu inaugurato nel 1930.

Giorgio Ascarelli dotò la squadra anche di due forti calciatori, il paraguayano Attila Sallustro di Asunciòn, primo oriundo a giocare nella Nazionale italiana e Antonio Vojak forte attaccante di Pola proveniente dalla Juventus, per 78 anni detentore del record di gol fatti nella stagione 1932-33, superato solo negli ultimi anni. A Napoli fece arrivare l’allenatore inglese William Garbutt, innovativo negli schemi tattici e ferreo nelle regole, che garantirà agli azzurri per ben due volte il terzo posto in campionato.

Sarebbe riduttivo circoscrivere le abilità manageriali e sportive di Giorgio Ascarelli solo al calcio, egli infatti fu tra i fondatori della Canottieri Napoli, una società che ha dato tanti allori allo sport italiano fino agli Abbagnale e oltre. Non gli mancava lo sguardo sulla città nel suo complesso.

Giorgio Ascarelli fu educato dal padre agli ideali della democrazia e del socialismo, a 20 anni faceva parte del Consiglio esecutivo del Partito Socialista della città partenopea. Sul suo conto giace presso l’Archivio di Stato di Napoli un corposo faldone contenente i resoconti sul suo impegno politico: «Ho creduto di disporre su di lui la consueta vigilanza» scriveva il Questore già nel 2014, mentre circa dieci anni dopo la polizia politica fascista scriveva che «Il noto socialista Giorgio Ascarelli» è partito per Parigi. Destava preoccupazione tra i dirigenti della Squadra Politica di Mussolini perfino il mecenatismo di Ascarelli, il quale non esitò a far costruire un asilo che accogliesse i bambini abbandonati dalle famiglie napoletane che versavano in condizioni indigenti, il famoso Padiglione Ascarelli a Marechiaro. Ferventi erano gli scambi di idee con un lontano cugino, Ernesto Nathan, sindaco di Roma dal 1907 al 1913, tra i più amati che la città capitolina abbia mai avuto.

Giorgio Ascarelli, nonostante la sua giovane età non ebbe modo di godere dei risultati che il suo Napoli conseguì, perché nel 1930 morì a causa di una peritonite acuta all’età di 36 anni. Ai suoi funerali vi fu una partecipazione popolare. Sotto l’onda dell’emozione, la proposta di dedicare al giovane presidente del Napoli il nuovo stadio trovò un consenso unanime. Lo stadio Ascarelli che portava il nome di un ebreo, ironia della sorte ospitò la partita tra Germania e Austria svoltasi il 6 giugno del 1934 in occasione dei mondiali di calcio, valevole per il terzo posto. Le cronache di allora, riportano esplicitamente che l’incontro di calcio si sarebbe svolto allo stadio «Ascarelli», come sostiene Adam Smulevich nel suo libro Presidenti (Giuntina), che racconta la storia dei tre presidenti ebrei Raffaele Jaffa del Casale, vincitore di uno scudetto nel 1914, Renato Sacerdoti presidente della Roma, il quale non sfuggì alla persecuzione razziale nonostante fosse stato un fascista della prima ora e infine Giorgio Ascarelli del Napoli. Lo stadio Ascarelli compariva ancora nelle cronache calcistiche dell’aprile del ‘38, ma a settembre con il nuovo campionato il suo nome fu cancellato, poche settimane prima che Mussolini annunciasse a Trieste l’entrata in vigore delle Leggi razziali. Il nuovo stadio assunse il nome di Partenopeo.

I filmati
Oggi la figura di Giorgio Ascarelli torna d’attualità, non solo perché una parte di questo scudetto è anche merito suo, avendo posto come primo presidente le basi per il Napoli calcio, ma anche perché sono stati ritrovati in Argentina, dove la famiglia Ascarelli fuggì dopo l’entrata in vigore delle Leggi razziali, alcuni filmati che lo ritraggono nella villa di Posillipo insieme ai suoi più stretti parenti. Infatti, dal mese di aprile sono disponibili i filmati della famiglia Ascarelli sul portale Antenati dell’Archivio nazionale cinema impresa d’Ivrea, tra questi sarà possibile visionare un breve montaggio dedicato alla figura del primo presidente del Napoli (https://youtu.be/oSgcC9iCIEk ). I film che riguardano Giorgio Ascarelli sono stati girati tra il 1928 e il 1929 e fanno parte del Fondo Di Segni di proprietà di Daniela Di Segni e di Gabriel Sagel. Sono stati recuperati tra l’Italia e l’Argentina dal giornalista Claudio Della Seta, che con l’Archivio nazionale cinema impresa e il Cdec ha promosso la raccolta di film delle comunità ebraiche in Italia. Il ritrovamento nell’anno dell’inarrestabile galoppata del Napoli di Spalletti, ha valore doppio poiché sono davvero poche le immagini che ritraggono il giovane presidente Giorgio Ascarelli, rarissime quelle in situazioni familiari.