Il Mediterraneo malato e la «Carta di Napoli»
Cop21 Gli attivisti del Friday for future occupano Castel dell’Ovo. Al centro del vertice inquinamento, blue economy, biodiversità
Cop21 Gli attivisti del Friday for future occupano Castel dell’Ovo. Al centro del vertice inquinamento, blue economy, biodiversità
Gli attivisti di Fridays for future Napoli ieri mattina hanno occupato l’ingresso di Castel dell’Ovo, dove è cominciata la Cop21 – Conferenza delle parti aderenti alla Convenzione di Barcellona dedicata alla protezione del Mediterraneo (21 i paesi aderenti tra Europa, Africa e Medio Oriente). I ragazzi si sono seduti sul basolato per bloccare l’accesso ai lavori. La polizia è intervenuta in modo molto duro, letteralmente alzandoli da terra e trascinandoli via. Due i fermati per l’identificazione.
L’Italia avrà la presidenza dei lavori della Convenzione di Barcellona per i prossimi due anni. Un percorso che è cominciato ieri con l’evento di apertura, che andrà avanti fino a giovedì quando i 21 paesi dovrebbero sottoscrivere la Carta di Napoli: il documento che indicherà la strada da seguire fino al passaggio del testimone alla Turchia per il biennio successivo. I temi al centro dei lavori sono inquinamento, blue economy, biodiversità. Due, in particolare, gli obiettivi del ministro dell’Ambiente Sergio Costa: la lotta al marine litter con il potenziamento del quadro giuridico e una road map per operazioni di pulizia del Mediterraneo dalla plastica; l’istituzione della zona Seca, come già fatto per il Mar Baltico, cioè di una zona a basse emissioni di zolfo (clima alteranti e prodotte soprattutto dalle navi). Le imbarcazioni sarebbero vincolate a usare biocarburanti o comunque carburanti a basse emissioni di zolfo. Il ministro ha già un accordo di massima con i principali armatori ma ci sono le resistenze di stati come Turchia, Malta, Grecia, Siria, Libia. La diplomazia è al lavoro per inserire i due temi nella Carta, nonostante le forti opposizioni.
«Il Mediterraneo – ha spiegato Costa – è il mare con maggiore biodiversità ma è anche piccolo: con i cambiamenti climatici la temperatura si alza e molte specie sono a rischio estinzione. Entro il 2030 raccoglierà 500 milioni di turisti, il commercio marittimo crescerà del 70%. I paesi devono decidere insieme le priorità, dalle emissioni in atmosfera alle aree marine protette. Dove c’è maggior tutela c’è anche sviluppo economico».
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