«Sostengo la mozione che prevede la pena di morte per il reato di omosessualità aggravata e chiedo ai miei colleghi di fare lo stesso con forza» (Lucy Akello, parlamentare ugandese). «Le donne che abortiscono sono assassine che non possono trovare alcune felicità. Queste cannibali hanno bisogno di essere cancellate dalla faccia della terra» (Dimitrij Smirnov, Presidente della Commissione patriarcale per la famiglia e la maternità della Chiesa ortodossa russa).«L’omosessualità è degradante per la natura umana. Essere gay distrugge il senso stesso dell’essere umani» (Brian Brown, Presidente dell’organizzazione internazionale per la famiglia)
«Il preservativo è una trappola, esportata in Africa per soffocare la vita» (Theresa Okafor, Presidente Foundation for African cultural Heritage).
«L’unico modo di far fronte al declino demografico è fare in modo che le donne ungheresi abbiano più figli, e non accogliere i migranti» (Katalin Novak, Segretario di Stato e ministro per la Famiglia ungherese)
Queste sono solo alcune tra le “migliori” citazioni degli ospiti di spicco del Congresso Mondiale delle Famiglie. Pochi enunciati, ma sufficienti a rendere l’idea di che cosa è in gioco. Ovvero che quando un governo pretende di mettere le mani sui corpi degli individui, di disciplinarne la sessualità, la riproduzione, l’intimità e persino l’amore, quello che si annuncia è un rischio diretto per la democrazia. Quando un governo pretende di esercitare se stesso come potere vengono messe in discussioni le garanzie fondamentali non solo delle minoranze, ma di tutti i cittadini. E’ per questo che il raduno convocato a Verona non è una manifestazione come un’altra, ma rappresenta una tappa di un pericoloso disegno eversivo.
A rendere più tangibile questa minaccia c’è il fatto che un tale evento ha una sua cornice istituzionale. Poco importa la rocambolesca revoca del logo di Palazzo Chigi: a Verona ci sarà mezzo governo, tre ministri (Matteo Salvini, Lorenzo Fontana, Marco Bussetti), due presidenti di Regione (Luca Zaia e Attilio Fontana), vari parlamentari (da Simone Pillon a Giorgia Meloni) e il sindaco di Verona, Federico Sboarina, che invece il logo del Comune lo ha lasciato sull’evento. E che lo ospiterà nella cornice più prestigiosa della città, quella del Palazzo della Gran Guardia. Così la città di Romeo e Giulietta, dell’amore impossibile e tragico, oggi è stata trasformata in un laboratorio della destra estrema. Dopo la mozione anti aborto approvata dal Consiglio comunale nello scorso ottobre, oggi viene trasformata nel quartier generale dei reazionari di tutto il mondo. Piano piano si fanno meno timide le uscite di chi, da posizioni di governo apicali a quelle più basse, avanza un racconto nuovo – ma tanto vecchio – sulle donne, sulle persone omosessuali, sulle famiglie. Così se Lorenzo Fontana esordisce nel suo dicastero dicendo «Perché, esistono le famiglie arcobaleno?», dall’altra parte un assessore a Castiglione delle Stiviere gli fa eco «le donne nascono fertili o inutili». Nel mezzo c’è un volantino della Lega di Crotone che elogia il ruolo naturale delle donne di cura della casa e della famiglia come augurio per l’8 marzo, una levata di scudi da ogni direzione su uno slogan come “Dio, Patria e Famiglia”, e una miriade di episodi piccoli e grandi di discriminazioni che emergono con sempre meno ritegno. E che ormai, messi insieme, non sono più episodi scollegati, ma manifestazioni di un’unica potente ondata omofoba, misogina e razzista.
Non si può non essere oggi a Verona a mostrare il dissenso e a indicare l’alternativa dei diritti e delle libertà e l’intangibilità di ogni tipo d’amore e scelta individuale. Ci saranno molte iniziative e una grande manifestazione. Come Radicali italiani abbiamo deciso di convocare il comitato nazionale proprio in quei tre giorni, dal 29 al 31, e di organizzare per la sera di venerdì 29 (ore 21, via della Diga 17) un appuntamento aperto dal titolo “Dialoghi d’amore” perché sui nostri corpi, sulle nostre famiglie decidiamo solo noi.
*Tesoriera di radicali italiani