Il leone paura più non fa
Ladispoli Il maestoso felino è scappato dal circo Rony Roller innescando un apocalittico safari di provincia. Solo dopo sette ore di caccia sono riusciti a raggiungerlo con un dardo-siringa di narcotico
Ladispoli Il maestoso felino è scappato dal circo Rony Roller innescando un apocalittico safari di provincia. Solo dopo sette ore di caccia sono riusciti a raggiungerlo con un dardo-siringa di narcotico
I biglietti erano stati venduti. L’allestimento del tendone rivisto in ogni dettaglio. Era tutto pronto per lo show delle cinque. Ma due ore prima dell’inizio dello spettacolo circense il leone non si vede più, ha tagliato la corda.
Su come abbia fatto girano varie storie.
Quella più affermata parla di una gabbia rimasta aperta qualche secondo di troppo per colpa della distrazione. Un’altra versione insinua che il lucchetto della cella fosse vecchio e mal funzionante. Una terza ipotesi, prima girata solo in forma di chiacchiericcio ma divenuta più consistente col passare delle ore, parla di tre persone viste aggirarsi nei dintorni delle gabbie nel primo pomeriggio di sabato. Animalisti, forse, che in un’azione di sabotaggio avrebbero facilitato la fuga del grosso felino di nome Kimba.
Alle tre e venti del pomeriggio la notizia inizia a circolare tra le chat di quartiere del Cerreto, zona residenziale circondata da campi e statali, nella cittadina costiera di Ladispoli, qualche decina di chilometri a nord della capitale.
Le forze dell’ordine vengono informate quasi subito e il sindaco con un post su facebook lancia l’allarme ai cittadini: è scappato un leone, non uscite dalle vostre case.
Nessuno però segue il consiglio, chi per curiosità chi per noncuranza, gli abitanti del Cerreto nel pomeriggio di sabato sono praticamente tutti in giro. Il leone invece ha preso la via dei campi e dopo qualche centinaio di metri di fuga è rimasto incastrato nel cavo di un fossato.
Proprio lì, fermo e forse incerto sul da farsi, viene identificato dall’elicottero della marina militare che nel frattempo ha iniziato a sorvolare rumorosamente i cieli di Ladispoli eliminando qualsiasi dubbio sull’eccezionalità dei fatti in corso.
Polizia, carabinieri, guardia di finanza, volontari della guardia zoofila (che hanno sostituito il decaduto corpo forestale) e polizia municipale. Qualsiasi autorità pubblica esistente sul territorio è stata allertata e si è mobilitata per partecipare alle operazioni di ricerca e cattura di Kimba.
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Circensi, nomadi dell’asfaltoSulle prime l’operazione sembra facile, l’area intorno al circo è stata chiusa e circondata, il leone è stato individuato e sembra in trappola, si attende solo l’arrivo dei veterinari specializzati in narcotizzazione di bestie feroci per chiudere la faccenda.
Fuori da questo scenario di caccia urbana intanto monta la notizia. I primi giornali iniziano a documentare il fatto, tra imprecisioni e avventatezza.
Il Corriere di Roma a un certo punto lo dà per preso, fornendo persino i dettagli della cattura: “E’ stato disteso su una lettiga e riportato nel circo”. Altre testate enfatizzano il clima emotivo: “Pomeriggio di terrore a Ladispoli”.
La verità però è un’altra. Il crepuscolo avanza mentre il leone solo contro tutti resta al riparo in un canneto. Le insegne enormi e scintillanti del Rony Roller Circus si stagliano nel buio incombente ma lo spettacolo stasera si sta svolgendo altrove.
Sui social un altro tipo di circo intanto divampa tra i commenti.
Il primo obiettivo delle critiche è il sindaco, Alessandro Grando, giovane uomo del fare di impronta salviniana, al suo secondo mandato. In molti lo accusano di aver consentito l’arrivo in città di un circo che sfrutta gli animali. Altri di non aver effettuato le verifiche necessarie a garantire la sicurezza. Qualcuno esprime preoccupazione per le sorti del leone, altri sfornano meme sul grande felino che non riesce a scappare a causa dei nuovi sensi unici che hanno trasformato la viabilità del quartiere.
Il sindaco si difende: “Non sono stato io ad autorizzarlo”. Ha ragione, la competenza non è comunale. Le attività circensi che impiegano animali esotici sono ancora legali in Italia, la legge che dovrebbe vietarle è passata alla Camera lo scorso luglio ma non ha ancora ricevuto il via libera definitivo dal Senato.
Si fa notte e arrivano i veterinari, ma il leone che era tenuto sotto occhio dall’alto all’improvviso non c’è più. Nessuno sa dove sia. L’eccitazione popolare cresce e in tanti salgono in macchina in perlustrazione, alla ricerca dell’emozione di un improbabile safari di provincia.
Intorno alle 19 Kimba riappare, stavolta però in mezzo alle case. Circolano i primi video che lo vedono passeggiare tra le macchine parcheggiate e le urla di stupore delle persone affacciate alle finestre. Kimba è superbo, muove i suoi passi tra le villette del Cerreto ignaro dell’effetto surreale che la sua potente grazia felina crea sullo sfondo mesto della suburbia.
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Ora e sempre BeatlesIn alcuni video lo si vede muoversi nervoso come un gatto spaventato, in altri percorre l’asfalto con maestosa calma. Il lieve ondeggiare della criniera lo veste di un’aria sacrale. Forse è proprio questa che impedisce alle decine di persone che gli danno la caccia di riuscire a prenderlo.
Il leone è lì, tutti lo vedono, si muove tra quattro stradine circondato da uno spiegamento apocalittico di forze dell’ordine, eppure per altre due ore la sua evasione dalla prigionia non riesce ad essere fermata.
Intanto la notizia è finita su tutti i telegiornali serali e ha fatto il giro d’Italia. Intorno alle dieci di sera arriva l’annuncio del sindaco: Kimba è stato catturato.
I veterinari sono riusciti a sparare un dardo-siringa di narcotico che ha trafitto il corpo dell’animale, il quale si è accasciato a terra dopo pochi minuti. Diverse persone si sono avventate sulla bestia inerme per sollevarlo, poggiarlo su un lettino di ferro e trasportarlo di nuovo nella gabbia. L’avventura di Kimba è finita e la frenesia cittadina lascia di nuovo spazio alla noia.
Nei giorni successivi la polemica sulle autorizzazioni ai circhi che impiegano animali pericolosi ha continuato a movimentare il dibattito pubblico, tanto che il sindaco ha annunciato che chiederà ai proprietari dell’attività di lasciare la zona prima del tempo. Il leone intanto è tornato alla sua vita tra gabbia e palcoscenico.
Il 27 dicembre del 1989, mentre un movimento di protesta giovanile occupava le università italiane, a Roma era stata avvistata una pantera. Qualcuno aveva preso spunto dall’accaduto per collegare i due eventi ed era nato lo slogan “La pantera siamo noi”. Oggi avremmo forse voglia di poter fare lo stesso, di poter dire “Il leone siamo noi”.
Ma nell’attesa di un nuovo movimento di massa restiamo per ora spettatori di fronte allo spettacolo della libertà.
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