L’ufficio stampa di Striscia la notizia (e di quel che resta del Drive In) ci scrive:

Gentile Mariangela Mianiti,

abbiamo letto il suo pezzo – il manifesto del 19 aprile – su Catherine Spaak, in cui fa riferimento anche a Striscia la notizia e Drive In. In questi tempi di guerra si sente parlare molto di fake news e informazione di propaganda e, pure nel suo articolo, rileviamo una fuorviante ricostruzione della storia della televisione italiana.

Senz’altro lei sarà stata vittima del lavaggio di cervello dovuto allo strumentale attacco, con conseguente “macchinetta del fango”, sferrato dal gruppo l’Espresso al Drive In a partire dal 6 giugno 2009 (a ben 20 anni dalla sua ultima messa in onda).

In maniera manichea lei accusa Drive In e occulta i programmi della tv di Stato. Drive In non è mai ricorso al nudo, a farlo erano i programmi Rai pre-Drive In dove si potevano contemplare le tette di Rosa Fumetto ne Il cappello sulle 23, di Barbara D’Urso in Stryx, di Ilona Staller in C’era due volte o quelle delle ballerine del Crazy Horse, del Moulin Rouge su Odeon, etc. etc.

Parlando delle trasmissioni nate nella seconda metà degli anni ’80 lei dimentica le “Ragazze coccodè” di Indietro Tutta, le “Spogliatelle” di Cocco (programma in prima serata che vantava come assistente di produzione Laura Boldrini), le fanciulle che nella trasmissione Fate il vostro gioco, condotta da Fabio Fazio, cantavano “Sono la tua fiche, la tua bella fiche. Gettami sul tavolo, mostrami i tuoi numeri”.

Il guardonismo del maschio italiano era già stato alimentato abbondantemente per anni e anni da film (con anche la partecipazione della bravissima Catherine) e da riviste (le famose copertine dell’Espresso e Panorama).

A Drive In, trasmissione libera e libertaria, per la prima volta in un varietà, le ballerine di fila (altro che ragazze oggetto!) prendono la parola e fanno battute, tra l’altro interpretando testi scritti da un’altra donna, Ellekappa. Non si erano mai viste prima tante comiche insieme: da Margherita Fumero a Syusy Blady, da Olga Durano a Johara, da Caterina Sylos Labini a Luciana Turina e Antonia Dell’Atte.

Una piccola grande rivoluzione che suscitò l’attenzione anche di Maria Novella Oppo, tanto che ne scrisse pure sull’Unità.

La ringraziamo per l’attenzione e le consigliamo la visione del documentario di Luca Martera Drive In: l’origine del male.

La risposta di Mariangela Mianiti

Gentile ufficio stampa di Striscia la notizia,

grazie per aver precisato che, oltre a Drive in, negli anni Ottanta anche la Rai e testate quali Espresso e Panorama facevano abbondante uso, per attirare spettatori e lettori, di signorine ignude o molto poco vestite. La cattiva compagnia a volte rincuora gli audaci.

Tuttavia non è il nudo il problema, ma il modo in cui lo si filma. Mi fa piacere che riconosciate che in Italia esiste il fenomeno del guardonismo nel mondo dello spettacolo e dell’informazione. È una presa di coscienza encomiabile che fa ben sperare in future evoluzioni della specie.

Infine, se ritenete che le trasmissioni da voi citate abbiano aiutato a segnare la fine delle donne e ragazze oggetto, vi ricordo che la vera liberazione del corpo femminile la iniziò negli anni Settanta il femminismo, l’unica rivoluzione riuscita del secolo scorso.

Cordiali saluti,

Mariangela Mianiti

(Lettera pubblicata sul manifesto in edicola il 22 aprile 2022)