Il G7 «rovinato» dallo stop Glencore a Portovesme: Urso la convoca il 24
La passerella La Sardegna ospita, da ieri e per tre giorni, il G7 Lavoro. Nel capoluogo regionale sfilano, invitati da Marina Calderone, i ministri del lavoro di Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Usa
La passerella La Sardegna ospita, da ieri e per tre giorni, il G7 Lavoro. Nel capoluogo regionale sfilano, invitati da Marina Calderone, i ministri del lavoro di Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Usa
Il mondo in periferia. La Sardegna ospita, da ieri e per tre giorni, il G7 Lavoro. Nel capoluogo regionale sfilano, invitati da Marina Calderone, i ministri del lavoro di Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Usa. Nello stesso momento arriva a una svolta forse decisiva la vertenza che vede gli operai della Portovesme Srl impegnati a contrastare la decisione del gruppo anglo-svizzero Glencore di fermare la linea che nello stabilimento che a Portoscuso, nel Sulcis, produce zinco. La notizia positiva, arrivata ieri mattina, è che Adolfo Urso, il ministro delle imprese e del made in Italy, ha convocato a Roma un tavolo di crisi per il 24 settembre. «Lavoreremo – ha detto Urso – perché Glencore si assuma le proprie responsabilità».
Lo scorso 5 settembre il gruppo anglo-svizzero ha annunciato la chiusura della linea di produzione dello zinco. Quella del piombo è già stata fermata due anni fa, con gli operai in cassa integrazione. Di fronte alla serrata di fatto decisa dall’azienda, i sindacati, dopo un giorno di sciopero, hanno chiesto un intervento urgente del governo Meloni, che ieri ha finalmente battuto un colpo. Obiettivi della trattativa aperta da Urso sono la revoca del blocco degli impianti e una strategia credibile di rilancio dello stabilimento di Portoscuso, con il ministro che in una bellicosa dichiarazione minaccia di revocare gli incentivi ancora da erogare al gruppo anglo-svizzero e di chiedere la restituzione di quelli già concessi. La Portovesme Srl è l’unico produttore di zinco (e un tempo di piombo) in Italia, ha quindi un’importanza strategica nazionale. La fabbrica occupa circa settecento operai all’interno degli impianti. Altri cinquecento lavorano nell’indotto. «Metteremo in campo – ha promesso Urso – tutte le azioni necessarie per salvaguardare l’economia nazionale e per proteggere, nello stesso tempo, il tessuto socio-economico del Sulcis».
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Crollo del settore tessile, in Toscana è emergenzaA Portoscuso la decisione del ministro è vista come un primo passo . «Bene che Urso – dice Matteo Roccasalva, della Rsu della Portovesme Srl – abbia accolto la nostra richiesta di aprire un confronto con il management Glencore. Ma siamo ancora al minimo. Ora bisogna lavorare per indurre l’azienda a ritirare subito il blocco degli impianti e a trovare soluzioni che diano una prospettiva strategica alla sua presenza in Sardegna. Chiediamo politiche che mettano il lavoro al centro. Le imprese hanno una responsabilità sociale alla quale non possono derogare. I governi nazionali, la Ue, il G7 devono garantire che le scelte dei grandi gruppi industriali siano socialmente compatibili. Se si discute di lavoro è necessario capire che serve una svolta».
A Cagliari, nelle due giornate che hanno preceduto il G7 Lavoro, Cgil, Cisl e Uil hanno organizzato il Labour 7, analisi e dibattiti che hanno fatto da contraltare al summit che ha visto Calderone come padrona di casa. Tra le altre iniziative, Maurizio Landini ha incontrato, insieme con i segretari nazionali di Cisl e Uil Luigi Sbarra a Piepaolo Bombardieri, gli operai della Portovesme S.r.l. «La Glencore – ha detto Landini ai lavoratori – deve ritornare sui suoi passi, altrimenti è inevitabile sollevare il livello della protesta». «Noi non vogliano – ha aggiunto il segretario della Cgil – gestire una dismissione, ma far cambiare le scelte inaccettabili dell’azienda, che vuole produrre altrove ciò che ora produce nel Sulcis. La vostra mobilitazione ha una valenza nazionale, riguarda il futuro dell’industria in Italia».
Una vertenza, insomma, che nel contesto generico e un po’ fumoso del G7 Lavoro è piombata come un richiamo forte alle crisi e alle lotte in corso. Aprendo i lavori Calderone ha richiamato i temi del summit: «Discuteremo – ha detto il ministro – dell’uso regolato dell’intelligenza artificiale, degli effetti dei trend demografici sul mercato del lavoro, dell’importanza delle competenze». Oggi un documento conclusivo tirerà le somme, ma non sembrano all’orizzonte novità sconvolgenti. «Abbiamo bisogno – ha detto Landini al Labour 7 – che lavoro e giustizia sociale tornino a essere i cardini delle politiche economiche». Non è questa la strada che il G7 Lavoro imboccherà.
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