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Il futuro di Carlos Alcaraz

Il futuro di Carlos AlcarazCarlos Alcazar solleva la coppa al termine dell'incontro vittorioso con Djokovic – foto Ansa

Tennis Dopo un incontro interminabile il tennista spagnolo sconfigge Djokovic,e diventa dopo Boris Becker e Bjorn Borg, il più giovane campione di Wimbledon.

Pubblicato più di un anno faEdizione del 16 luglio 2023

Questa edizione di Wimbledon sarà ricordata per due immagini. La gioia di Carlos Alcaraz  che, con il successo su Novak Djokovic, apre definitivamente a una nuova era, e per le lacrime di Ons Jabeur versate dopo la tremenda sconfitta patita nella finale di sabato, contro la ceca Marketa Vondrousova, la prima non testa di serie a essersi aggiudicata i Championships. Per la terza volta Jabeur si è dovuta arrendere in una finale Slam. E in quest’ultima occasione, si è potuto comprendere appieno quanto la mente possa impedire al braccio di funzionare e di realizzare quello che fino a poche ora prima si credeva ordinaria amministrazione. E se alla fine Vondrousova ha meritato di vincere, nella memoria resteranno i gesti unici e preziosi di Jabeur.

PER CAPIRE quanto sia forte Alcaraz, è sufficiente rivedere il game finale che ha consentito al giovane spagnolo di sollevare la coppa di Wimbledon. Sotto di un quindici ha dato letteralmente spettacolo con dei punti che normalmente si ammirano in un’esibizione, non nell’atto conclusivo di un torneo così prestigioso e importante per una carriera che è  ancora da definire. Per di più, contro Djokovic che a trentasei anni ha seriamente rischiato di portarsi a casa l’ottavo titolo sull’erba inglese. Due settimane fa i favori del pronostico erano tutti per il serbo, anche perché su Alcaraz pesavano l’inesperienza sui prati e il precedente tra i due a Parigi, quando in una semifinale intensa il ventenne di Murcia si era dovuto arrendere colto dai crampi all’inizio del terzo set.

Tuttavia, col passare dei giorni il divario è diminuito. E non sembrava più un’eresia immaginare che Alcaraz sarebbe stato, dopo Boris Becker e Bjorn Borg, il più giovane campione di Wimbledon. Inoltre ripensando ai tennisti che hanno sconfitto Djokovic in finale, pochi in realtà, tutti sono accomunati dalla capacità di reggere scambi molto duri e lunghi. Soprattutto i precedenti di Andy Murray, Stan Wawrinka e ovviamente Rafa Nadal, potevano alimentare qualche speranza per l’apprendista che da un paio di anni ha iniziato a soppiantare il maestro. A proposito della partita di Roland Garros, per raccontare la finale di Londra si potrebbero copiare le stesse parole usate un mese fa, almeno fino a quel sorprendente epilogo, con lo spagnolo impossibilitato a muovere ogni singolo muscolo. A Londra come a Parigi, Alcaraz è partito male, in modo confusionario, sentendosi in dovere di far esplodere le palline e dover bucare il manto erboso. Djokovic gradiva molto e con ordine approfittava della situazione, portandosi rapidamente sopra di un set, con un perentorio e scioccante 6-1.
È il segno di una svolta? Possibile. Questo è il primo vero esame sostenuto da Alcaraz. Infortunato agli Australian Open, bloccato dai crampi a Parigi, a Wimbledon si è consumata presumibilmente una delle poche sfide che il giovane campione sosterrà con la storia del tennis.

DOPO lo sbandamento che poteva trasformarsi in un vero e proprio deragliamento, Alcaraz riconquistava il campo imponendo un ritmo quasi insostenibile. Se venerdì scorso Jannik Sinner aveva commesso molti errori con il dritto messo sotto pressione dal rovescio lungolinea di Djokovic, per lo spagnolo questa situazione si trasformava in un vantaggio. E proprio col dritto riusciva a prendere possesso dell’incontro. Con il braccio finalmente libero tornavano d’attualità le sortite a rete e le soluzioni più spettacolari. In realtà, Djokovic resisteva fino al tie-break. Addirittura aveva la palla per vincere il secondo set, ma non la sfruttava e si finiva con un 7-6 per il più giovane contendente. Il serbo pagava lo sforzo e cedeva di schianto nel terzo parziale, con un 6-1 che ribaltava la situazione. La logica sembrava per una volta impossessarsi di una finale dello Slam e le incredibili rimonte subite da Stefanos Tsitsipas (a Parigi 2021 contro Djokovic) e Daniil Medvedev (a Melbourne 2022 contro Nadal) parevano un ricordo lontano, quasi irreale.

Djokovic, però, dopo la pausa negli spogliatoi, ritrovava un minimo di energie. Contemporaneamente, Alcaraz accusava una lieve ma fatale flessione. Una distrazione, tradotta in una volèe abbastanza semplice finita in corridoio, e i contendenti, per la gioia degli spettatori, si ritrovavano al quinto set. Il primo ad avere l’occasione per allungare era Djokovic. Sul mancato 2-0, il nativo di Belgrado si ritrovava, invece, di nuovo sotto a inseguire. Quella di Alcaraz era la fuga buona. Punti da urlo si alternavano a errori banali del serbo. Alla fine il match si chiudeva 6-4, con lo spagnolo sdraiato a terra che interrompeva il ventennale dominio dei Fab Four: Murray (due titoli), Federer (otto), Nadal (due) e Djokovic (7).

È IL SEGNO di una svolta? Possibile. Questo è il primo vero esame sostenuto da Alcaraz. Infortunato agli Australian Open, bloccato dai crampi a Parigi, a Wimbledon si è consumata presumibilmente una delle poche sfide che il giovane campione sosterrà con la storia del tennis. Se di Nadal non si conoscono bene le condizioni e intenzioni, possiamo prevedere che Djokovic non voglia essere assimilato a un glorioso passato. Nel frattempo, il futuro ha iniziato a prendere possesso del presente.

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