Lavoro

Il contratto in solitaria è realta, la Cisl firma. Cgil e Uil: referendum

Una manifestazione dei lavoratori del pubblico impiego foto AnsaLa Fp Cgil in piazza – Foto LaPresse

Sindacati Divisi Rinnovo Funzioni centrali: da sindacato di Sbarra e autonomi sì a 5,7% d’aumento. «È un terzo dell’inflazione, governo complice». La rappresentanza dei firmatari è solo del 53%. «L’Aran ha forzato per chiudere subito»

Pubblicato circa 2 ore faEdizione del 7 novembre 2024

E alla fine il primo «contratto in solitaria» della Cisl si è materializzato. Come anticipato dal manifesto, ieri è arrivata la firma sul rinnovo del contratto delle Funzioni centrali – il più «piccolo» dei cinque contratti statali che riguarda circa 190mila lavoratori dei ministeri, agenzie fiscali, Inps e Inail – sottoscritto dalla sola Cisl assieme alle sigle autonome: Fp Cisl (24,69% di rappresentanza) e dai sindacati autonomi Confsal (15,%), Flp (9%) e Confintesa (6,4%). Il totale delle deleghe è pari al 53%, di poco superiore al 50% di rappresentanza richiesto dalla legge.

UNO STRAPPO senza precedenti nei rapporti sindacali che sta già avendo gravi ripercussioni nei rapporti tra le tre confederazioni. Una firma che certifica la volontà della Cisl di aiutare il governo Meloni a scapito degli interessi dei lavoratori.
Il rinnovo infatti accetta la proposta salariale del ministro della Pa Paolo Zangrillo: un aumento del solo 5,78% «pari ad un terzo della inflazione del periodo», come denunciato da Fp Cgil e Uil. Che hanno subito annunciato che «chiederemo alle amministrazioni e alle altre sigle sindacali di procedere all’indizione di un referendum perché la parola per noi deve essere restituita alle lavoratrici e ai lavoratori e di certo non siamo noi ad aver paura della democrazia», attaccano i segretari generali di Fp Cgil e Uil Pa, Serena Sorrentino e Sandro Colombi.

COME ANTICIPATO martedì, per convincere l’ultimo sindacato autonomo – la Flp – l’Aran ha aggiunto alla proposta iniziale una sperimentazione della settimana corta da 4 giorni – più sulla carta che nella realtà: la scelta dovrà essere fatta dalla singola amministrazione e soprattutto sarà senza alcuna riduzione di orario, rimarranno le 36 ore attuali – e i buoni pasto anche nelle giornate di smart working, ora esclusi da molte amministrazioni.

«OGGI IL GOVERNO E L’ARAN si prendono la responsabilità di scegliere la via della rottura di una trattativa ancora in corso, quella del rinnovo del contratto Funzioni Centrali, che lasciava ancora margini per migliorare un testo che non dà risposte adeguate alle lavoratrici e ai lavoratori del comparto. Alla luce anche della convocazione del presidente del Consiglio dei ministri con i segretari generali confederali, tra i cui temi c’è anche la vertenza dei settori pubblici, questa forzatura è indice che la parte datoriale, il presidente Naddeo, giudica inutile il confronto ed è un inedito assoluto, compreso il fatto che la convocazione di oggi non era sulla chiusura del confronto ma sulla “prosecuzione della trattativa”», attaccano ancora Sorrentino e Colombi.
La risposta dell’Aran è tutta in un rimando di forma: «C’è una dichiarazione congiunta in cui si dispone che le parti torneranno a incontrarsi, dopo la definitiva approvazione ed entrata in vigore della legge di Bilancio, qualora la stessa sia approvata con modifiche rispetto ai contenuti attualmente noti, ove si renda necessaria una revisione delle disposizioni contrattuali», puntualizza il presidente dell’Aran, Antonio Naddeo.

PARLA DI «VERGOGNA» e «una delle peggiori pagine della storia della contrattazione», di «mai accaduto un contratto sottoscritto dal solo 53% che certifica la perdita secca del 10% del potere di acquisto», l’Usb Pubblico impiego.
Esprime invece «grande soddisfazione» il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra che rivendica «senso di responsabilità e concretezza con la quale abbiamo da sempre approcciato al tavolo negoziale, convinti come siamo che partecipazione e confronto siano gli strumenti per dare risposte ai quasi 200mila lavoratori del comparto».

Molto critico anche il Pd: «L’accordo separato sul contratto degli statali ci preoccupa molto. Il governo e l’Aran non hanno lavorato per trovare soluzioni positive che mantenessero l’unità della rappresentanza sindacale in un comparto strategico del nostro Paese. Una scelta irresponsabile», commentano il capogruppo in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto, e responsabile Lavoro, Maria Cecilia Guerra.

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