Napoli, Roma, Milano. Gli ultras del calcio italiano scelgono le metropoli per continuare a mostrare il loro lato più deteriore.

Va sempre peggio, il tema diventa delle dinamiche e dei comportamenti del tifo organizzato è sempre più ingombrante: è ancora viva la discussione intorno alla surreale protesta – tra sciopero del tifo, minacce e risse, con 24 Daspo emessi e la Questura di Napoli che esaminando i filmati per individuare gli autori delle violenze – degli ultras a Napoli, con l’invito a non tifare al “Maradona” nella gara con il Milan per la squadra che sta dominando il campionato.

L’obiettivo era manifestare ancora una volta l’ostilità verso il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, che da tempo ha chiuso ogni rapporto con gli ultras, facendo fronte comune con la Questura di Napoli per rompere il loro potere nelle curve, negando biglietti omaggio, facilitazioni e un’area franca all’interno dello stadio, oltre all’esclusione degli stessi ultras dalla pianificazione della festa scudetto dei partenopei.

Ma il caso, finora passato quasi sottotraccia, forse più grave, la fotografia meglio riuscita della “mentalità ultras” è avvenuto a Milano

Il cattivo sangue risale ad anni fa, le parti sono distanti, lo stadio napoletano è divenuto un territorio minato e il problema potrebbe effettivamente dilagare tra qualche settimana, con centinaia di migliaia di napoletani per strada a festeggiare il probabile tricolore. L’appello del sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, a ricomporre l’unità del tifo è solo il primo tentativo istituzionale per evitare guai peggiori.

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E se risulta davvero poco comprensibile trovare una motivazione valida alla  mobilitazione del tifo organizzato napoletano contro la proprietà che sta portando lo scudetto in Campania dopo 33 anni di assenza, lo scorso weekend si sono segnalati negativamente anche gli ultras romanisti della curva Sud, con i cori rivolto contro Dejan Stankovic, allenatore serbo della Sampdoria (ex Lazio), definito “zingaro” a più riprese, con la reazione stizzita del diretto interessato e l’intervento di José Mourinho, che ha platealmente invitato i tifosi giallorossi a fermarsi.

Lo Special One ha difeso il suo ex centrocampista ai tempi dell’Inter del Triplete, ma lo stadio Olimpico è stato nuovamente la casa degli insulti razzisti, diversi sono stati gli episodi di intolleranza nel corso della stagione, sia dal tifo organizzato laziale che romanista.

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Ma il caso, finora passato quasi sottotraccia, forse più grave, la fotografia meglio riuscita della “mentalità ultras” è avvenuto a Milano, con la curva Nord dell’Inter – attraverso la sua pagina Instagram – che ha “spinto” i calciatori nerazzurri a cambiare marcia dopo l’ennesima sconfitta in campionato (decimo passo falso in 28 giornate, ndr), aggiungendo che la pazienza ha un limite e che “se non si raggiungeranno questi risultati, riterremo tutti responsabili e li tratteremo come meritano”.

E’ lo stesso settore in cui diversi tifosi sono stati costretti a lasciare il proprio posto e uscire per esprimere “rispetto” alla morte del capo ultras e pluripregiudicato Vittorio Baiocchi.