Economia

Il carrello della spesa «anti-inflazione» è deragliato: i prezzi sono aumentati

Il carrello della spesa «anti-inflazione» è deragliato: i prezzi sono aumentati

I dati Istat, nell'ultimo trimestre 2023 sono aumentati i prezzi dei prodotti alimentari e delle bevande analcoliche: pagano i più poveri. Il fallimento del «trimestre tricolore» lanciato dal governo lanciato negli ultimi tre mesi dello scorso anno

Pubblicato 10 mesi faEdizione del 17 gennaio 2024

Se si potesse mangiare, oggi uno smartphone costerebbe meno del 36% del valore che aveva nel 2019, quando l’inflazione nemmeno era percepita. Oggi converebbe acquistare una radio analogica o digitale, oppure un videoproiettore perché costano quasi la metà di cinque anni fa. Ma per usare strumenti importanti oggi per la vita, e la produzione, bisognerebbe risparmiare sul cibo. Zucchero, riso, olio di oliva, pasta secca, burro, latte intero, carne fresca, pesce fresco, frutta e verdura fresca continuano a registrare aumenti da record. Fino al 64,8% per quanto riguarda lo zucchero, ad esempio. Questo paradosso, registrato ieri dall’Istat, è il risultato di molti fattori: per esempio, della diversità delle merci, e dei relativi mercati che seguono andamenti diversi. Ma, soprattutto, esso è il risultato della violenta fiammata inflazionistica del 2022-3 che ora si sta attenuando, a causa dei crollo dei prezzi dell’energia e dell’aumento dei tassi di interesse voluto dalla Banca Centrale Europea che sta però taglieggiando salari e risparmi.

Quello che è certo è che, sia per le merci tecnologiche che per quelle alimentari, chi ha pagato di più nel 2023 sono state le famiglie povere. L’inflazione, intesa come conflitto redistributivo e non come fenomeno puramente monetario, è il proseguimento della lotta di classe per mezzo dell’aumento dei prezzi. In altre parole, quando l’inflazione è alta, la pagano di più i poveri. Lo dice l’Istat: nel 2023 l’impatto dell’inflazione, misurata dall’Ipca, è stato più ampio sulle famiglie con minore capacità di spesa (+6,5%). Quelle che hanno un po’ di reddito in più hanno pagato di meno gli aumenti dei prezzi: +5,7%. Altro che tassa occulta ingiusta. L’inflazione ci vede benissimo e colpisce i più vulnerabili.

Quanto al governo i dati Istat di ieri confermano che il suo «carrello tricolore» è deragliato e ha ottenuto un risultato paradossale. Doveva calmierare nell’ultimo trimestre 2023 i prezzi dei prodotti alimentari e delle bevande analcoliche e invece questi sono saliti: +0,3% rispetto a novembre 2023, dopo che erano già rincarati dello 0,4% su ottobre. È una conferma di quanto abbiamo già scritto, ma è bene ribadirlo con altri dati. Lo sa anche il governo che, infatti, non ha rinnovato l’iniziativa. Sebbene il ministro «delle imprese e made in Italy» Adolfo Urso abbia detto che è stato un successo. Con un’inflazione media al +5,7%, ha calcolato l’Unione nazionale dei consumatori, nel 2023 una coppia con 2 figli ha speso 1734 euro in più in media in un anno. Il primato spetta alle famiglie numerose con più di 3 figli con 1968 euro. Sono quelle che, giustamente, stanno a cuore a Giorgia Meloni. Questo sarebbe il costo per non avere adottato serie politiche anti-inflazione. A Potenza si è speso di meno («solo» 731 euro in più), a Milano di più: 1656 euro. Un altro primato per la città presentata come prima della classe. Nella lotta di classe dall’alto.

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