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Il 21 giugno è già di per sé un giorno simbolico

Il 21 giugno è già  di per sé un giorno simbolicoSiccità in Spagna – Ap

È il giorno più lungo dell’anno; è il primo giorno d’estate, un’estate che già ha tutte le carte in regola per essere la più calda della storia. Il 21 giugno […]

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 23 giugno 2022

È il giorno più lungo dell’anno; è il primo giorno d’estate, un’estate che già ha tutte le carte in regola per essere la più calda della storia.

Il 21 giugno del 2022 lo ricorderemo però anche per un’altra prima volta: la prima volta che, nelle aule del Tribunale Civile di Roma, si sono ritrovati faccia a faccia gli avvocati che difendono lo Stato e quelli che rappresentano i 203 ricorrenti che lo hanno chiamato in giudizio. L’obiettivo è chiedere al tribunale di riconoscere per sentenza una verità di fatto: l’Italia sta facendo drammaticamente meno di quanto dovrebbe per ridurre i gas a effetto serra serra.

«Drammaticamente» perché sono i giorni della peggior crisi idrica degli ultimi anni. 200 comuni del Piemonte e 40 in Veneto con l’acqua razionata. Il Lazio in stato di calamità naturale; il Po con la secca peggiore degli ultimi 70 anni; il 70% della Sicilia a rischio desertificazione. È emergenza dunque, eppure non si traduce in misure radicali per tagliare le emissioni. Anzi. Con la guerra in Ucraina l’Italia sta facendo di tutto per approfondire la sua dipendenza energetica dalle fonti fossili.

È già passato un anno dal deposito dell’atto di citazione della causa del secolo. Si tratta della prima azione legale climatica promossa in Italia contro lo Stato. Un anno nel corso del quale il team legale che assiste i ricorrenti ha argomentato le sue istanze e le sue richieste; un anno nel corso del quale lo Stato si è limitato a rilievi formali. Lungi dal voler lasciare valutare al tribunale l’adeguatezza delle politiche climatiche in campo, lo Stato cerca infatti di schivare il processo. Anche durante l’udienza di martedì non ha argomentato la propria posizione né confutato le conclusioni dei ricorrenti, limitandosi a chiedere di dichiarare inammissibile la domanda. Se malauguratamente la tesi dell’avvocatura fosse accolta, ai cittadini verrebbe precluso l’accesso alla giustizia, in controtendenza con quanto accaduto in altri paesi dell’Unione Europea e non solo. Tutti casi legali in cui i giudici hanno condannato gli Stati a migliorare i propri target di riduzione.

La causa climatica italiana è stata lanciata, assieme alla campagna Giudizio Universale, dall’associazione A Sud, e raccolta da oltre cento realtà di tutto il paese. Una coalizione vasta (che comprende tra gli altri la Società meteorologica italiana di Luca Mercalli, i Medici per l’ambiente Italia, il movimento Friday for Future, le associazioni Terra! e Coordinamento No Triv, la Rete della Conoscenza e molti comitati locali.

Contemporaneamente all’udienza, in nove città italiane ci sono stati presidi (Roma, Genova, Brindisi, Torino, Cagliari). Luoghi paradigmatici e che mostrano i segni dell’impatto del riscaldamento globale. Nove presidi che hanno sfidato il caldo di mezzogiorno, imbracciando cartelli e ombrelli, per chiedere al governo di varare misure ambiziose di contrasto ai cambiamenti climatici.

Il provvedimento del tribunale è atteso nei prossimi giorni. Intanto, prepariamoci ad un’estate torrida. E a mobilitarci. Per spingere chi decide delle politiche climatiche a salvare il paese da una spada di Damocle pericolosamente vicina ai nostri capi.

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