Europa

Il 1914 di Paul Krugman

La rilettura Krugman e la "grande guerra"

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 5 giugno 2015

Nel suo ultimo commento sul New York Times, Paul Krugman ricorda che il Ministro del tesoro Usa Jacob Lew ha parlato in Germania del rischio di un “incidente” che potrebbe far precipitare la crisi europea se non si trova rapidamente un accordo con la Grecia. Il riferimento esplicito è al libro di Christopher Clark “I sonnambuli. Come l’Europa arrivò alla grande guerra” (Laterza, 2013).

Krugman parte da quel volume per sottolineare “la sensazione di essere nel 1914” che si ha oggi, “la sensazione che orgoglio, fastidio e calcoli sbagliati possano portare l’Europa oltre un precipizio”.

Perché – si chiede Krugman – i protagonisti non trovano un accordo? Non è solo questione di sfiducia reciproca.

“Alcuni attori sono stranamente fatalisti, disponibili, e perfino desiderosi di arrivare alla catastrofe – la versione attuale dello spirito del 1914, quando molti erano entusiasti di fronte alla possibilità di una guerra. Costoro si sono autoconvinti che che il resto d’Europa può scrollare le spalle di fronte all’uscita della Grecia dall’euro e che tale uscita può perfino avere l’effetto salutare di far vedere a tutti le conseguenze di cattivi comportamenti. Ma stanno facendo un errore terribile.”

Come scrivono Alexis Tsipras e Thomas Fazi in queste pagine, l’uscita della Grecia avrebbe effetti a catena sull’insieme dell’Europa, con una pericolosa fase di instabilità.

Krugman concorda, e conclude che “i greci non sono gli unici a essersi radicalizzati per le politiche sbagliate. In Spagna, ad esempio, il partito anti-austerità Podemos ha vinto alla grande nelle recenti elezioni locali. In un certo senso, quello che i difensori dell’euro dovrebbero temere di più non è una crisi quest’anno, ma quel che succederebbe se la Grecia si riprende e diventa un modello per le forze anti-sistema in tutto il continente”.

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