Lavoro

I turchi di Beko già tagliano in Polonia. In Italia sciopero il 12

I turchi di Beko già tagliano in Polonia. In Italia sciopero il 12Addetti al lavoro per sostituire il logo Whirlpool con quello Beko in una fabbrica europea

Crisi Infinite Il gruppo che ha appena comprato le attività europee Whirlpool ha chiuso due stabilimenti. I sindacati: il governo li convochi. Fim, Fiom e Uilm: da mesi chiediamo a Urso di chiedere il piano industriale che ci garantisca

Pubblicato 27 giorni faEdizione del 7 settembre 2024

Sarà che il «settore del bianco» non trova pace da decenni, ma la via crucis che stanno attraversando i lavoratori degli elettrodomestici in Europa ha pochi precedenti.

IL RISIKO DI FUSIONI fra gruppi, vendite strampalate, delocalizzazioni ricorda ciò che è accaduto nelle telecomunicazioni sebbene qui i margini di guadagno dei produttori siano molto più reali e alti.

Senza pace sono soprattutto i lavoratori dell’ex Whirlpool, la multinazionale americana che dopo aver delocalizzato la produzione di lavastoviglie a Napoli, ha deciso di vendere buona parte dei suoi stabilimenti ai turchi di Beko, perfezionata a marzo.

Un gruppo che in pochi consideravano solido e che si è dimostrato tale in fretta, fino alla comunicazione di ieri della chiusura senza motivazione di due stabilimenti in Polonia.
«La notizia data da Beko Europe-ex Whirlpool al Cae (Comitato aziendale europeo) della chiusura di due stabilimenti produttivi in Polonia con 1.800 licenziamenti, è l’ennesima decisione presa da Beko Europe senza un reale confronto sindacale – denunciano i sindacati – . Ricordiamo che Beko Europe ha chiuso anche uno stabilimento nello scorso luglio in Gran Bretagna».
Beko ha chiuso lo stabilimento di Lodz dove si producono asciugatrici, cucine a libera installazione e componenti plastici, e il reparto frigoriferi freestanding di Wroclaw.

IN ITALIA BEKO HA CINQUE stabilimenti che danno lavoro a quasi cinquemila persone, di cui duemila a Cassinetta (Varese). Già a primavera Fiom, Fim e Uilm avevano sollecitato un incontro con la proprietà Arcelik, la multinazionale turca che ha acquistato il pacchetto di maggioranza di Whirlpool Emea, per discutere del nuovo piano industriale.
«L’impegno dell’azienda e del Ministro Urso era di convocare nel mese di settembre un incontro per affrontare e discutere il piano industriale rispetto al mantenimento occupazionale e produttivo nei cinque stabilimenti italiani. Ma fino ad ora né la direzione di Beko, né il ministero hanno mantenuto il proprio impegno ad iniziare un confronto», attaccano Fim, Fiom e Uilm che hanno deciso di indire uno sciopero di due ore per la giornata di giovedì 12 settembre in tutti gli stabilimenti del gruppo».

«Segnaliamo che le produzioni polacche dovrebbero essere trasferite in stabilimenti siti in Romania e Turchia. In particolare frigoriferi, asciugatrici, forni e piani cottura a “libera installazione”, che in questo modo almeno in parte uscirebbero dal perimetro della società (Beko Europe) che ha acquisito il 75% di Whirlpool».

IL PERICOLO È CHE ACCADA la stessa cosa per le produzioni nostrane. «Negli stabilimenti italiani prosegue la cassa integrazione e soprattutto non è pervenuta nessuna risposta dal fronte aziendale alle richieste sindacali di rilanciare prodotti e investimenti al fine di saturare e mettere in sicurezza i nostri stabilimenti, né è stato chiarito quale impatto i 2000 esuberi dichiarati sugli impiegati avranno nel nostro paese. Nessuna convocazione è arrivata dal governo che si era impegnato alla ripresa del confronto con Beko entro settembre, così come alla convocazione di un tavolo di settore, indispensabile in una fase in cui la contrazione generale dei volumi rischia di determinare una crisi fatale all’intero comparto degli elettrodomestici. Non siamo disponibili ad aspettare supinamente un disastro annunciato», concludono Fim, Fiom e Uilm.

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