Economia

I tagli del governo pesano sulle falle dello studio Istat

Con una doverosa premessa relativa al forte apprezzamento nei confronti del manifesto per aver ospitato nel numero del 26 febbraio scorso l’articolo di R. Romano relativo al Rapporto Istat sulla […]

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 3 marzo 2016
Sergio Ferrarigià vicedirettore Enea

Con una doverosa premessa relativa al forte apprezzamento nei confronti del manifesto per aver ospitato nel numero del 26 febbraio scorso l’articolo di R. Romano relativo al Rapporto Istat sulla Competitività e le successive precisazioni del Direttore Dipartimento statistiche economiche dell’Istat, R. Monducci, data l’importanza per il nostro Paese della questione della competitività, mi permetto di aggiungere alcune considerazioni, sperando inoltre che questo dibattito possa trovare ulteriori approfondimenti.

In buona sostanza le osservazioni critiche rivolte da Romano al Rapporto Istat 2016 possono essere sintetizzate nell’interrogativo finale: «Se la competitività è indagata in questo modo, come possiamo individuare i vincoli di struttura che attraversano il Paese?».

Anche dalle precisazioni e informazioni metodologiche fornite del Direttore Monducci, si ha la netta impressione che quell’interrogativo non possa avere una risposta positiva. I motivi, oltre a quelli indicati da Romano, si possono rintracciare nelle stesse risposte dell’Istat: la questione della competitività non può avere una risposta calibrata sulle sole nostre grandezze nazionali essendo una questione di confronti relativi a diversi paesi; se l’Istat chiama in causa l’utilizzo di ben 70 indicatori, ci si domanda quanti e quali sono i paesi confrontati.

Se si afferma che ogni anno il «ruolo del Rapporto è quello di approfondire un argomento di particolar rilevanza», come se la competitività possa essere un fenomeno monotematico, ma senza che sia possibile disporre dei dati relativi agli altri argomenti di particolare rilevanza, l’interrogativo di Romano sembra essere inevitabile.

Tuttavia poiché queste osservazioni metodologiche sembrano sin troppo ovvie per non essere state presenti nella progettazione iniziale del Rapporto in questione, si è tentati dal ricercare altre spiegazioni, anche andando a leggere comunque il testo di questi Rapporti.

Lungi da noi il ricorso a figure come quelle dei gufi, che non troverebbero certamente dei riferimenti credibili in questi testi, forse le difficoltà operative che gravano anche sul’Istat in termini di bilanci sempre più tagliati e insufficienti rispetto ad oneri e impegni crescenti, come peraltro si verifica per tutte le strutture di ricerca pubblica in Italia, potrebbero fornire una risposta. In fondo abbiamo un Governo con una forte convinzione sulla necessità di ridurre la spesa pubblica, a meno che non siano molto evidenti dei ritorni.

* Sergio Ferrari è stato vicedirettore Enea

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