(…) Ci sono I compagni del nazionale. Grande, bellissimo corteo dal Leoncavallo verso il centro della città. Di sabato, con il sole. Migliaia di persone (almeno diecimila e da fuori sono solo delegazioni!) che attraversano ancora il corso Buenos Aires. Ma questa volta la percezione è diversa. Le persone sui marciapiedi ci sembrano meno ostili. Molti sorridono e molti (giovani) si uniscono al corteo. C’è anche, ad osservare e seguire, il Luigi Manconi che a Milano Italia era stato bravo e si era «esposto politicamente» (così dicono gli osservatori ufficiali). Poi decine di giornalisti in testa a seguire e a chiedere. La Zita di Repubblica sembra la mela di Biancaneve e si vede lontano un miglio che quelli dei Csa non li capisce granché ma che fa uno sforzo tremendo per essere obiettiva.

È il corteo più bello e combattivo degli ultimi anni. Ci sono tutti. Da Milano, da Brescia, Cremona, Napoli, Roma, Verona, Padova ecc. E poi quelli dell’hinterland, di Saronno, Tradate, Olgiate, Seregno insieme all’area dell’autogestione sindacale e sociale. Durerà quattro ore e passa. Avremmo dovuto fermarci a Palestra secondo le indicazioni del questore, ma la gran parte del corteo non ne vuol sapere. Si vuole andare verso il centro della città. Poco prima di San Babila grande tensione. Davanti un muro di blindati poliziotti e carabinieri (guardi Moroni che ci abbiamo ottocento uomini), unico percorso di uscita via Senato verso piazza Cavour: mi scusi dottore ma non possiamo mica concludere il corteo in Fatebenefra telli? Dieci minuti di trattativa con qualche variabile soggettiva che dà i numeri e poi il questore, sia pure incazzato, autorizza il proseguimento verso piazza Santo Stefano. Grande entusiasmo anche al ritorno verso il metrò San Babila.

La piazza è piena di capannelli con tutti che si abbracciano e ridono e sembrano non voler lasciare quel luogo che un tempo fu dei sanbabilini. Beh, insomma abbiamo dimostrato che ci siamo, che molto è in evoluzione, che, fosse mai, alcuni deleuzia- ni concatenamenti sono possibili. Molti passaggi dovranno essere fatti, ma «non si può certo sapere in anticipo cosa si metterà a funzionare come linea di pendenza e neanche la forma di ciò che le si porrà come sbarramento» interno od esterno.
Intanto II Leonka ha una nuova frequenza per la sua radio Onda Diretta. Più forte e solida di prima e dopo la chiusura forzata di luglio. (…)

* (da «I sogni nel Casoretto», il manifesto del 2 novembre 1993)