Come promesso i democristiani bloccano il reddito di cittadinanza al Bundesrat. Primo stop per la legge sul Bürgergeld approvata la settimana scorsa dal Bundestag: i Land guidati da Cdu-Csu hanno votato contro l’introduzione dell’aiuto sociale dopo il fallimento della trattativa fra maggioranza e opposizione.

Ad allontanare l’accordo al Senato sono due nodi finora impossibili da sciogliere: gli obblighi collaterali per i percettori del nuovo sussidio (assai minori dell’attuale Hartz IV) e i 60 mila euro di patrimonio che rappresentano il tetto massimo non conteggiabile nella domanda per il Bürgergeld. Secondo i cristiano-democratici «manca il dovere della performance per i beneficiari mentre il limite sui beni intestati è troppo alto e non invoglia la ricerca del lavoro».

Il risultato pratico, al di là della bega squisitamente politica, è che ora si dovrà ricominciare da capo con in più la tagliola del tempo che stringe: se la legge non verrà approvata entro la fine mese sarà impossibile fare entrare in vigore la misura il prossimo 1 gennaio, come voleva il ministro del Lavoro, Hubertus Heil della Spd.

Già da domani il comitato di mediazione formato da 32 parlamentari (16 del Bundestag e 16 del Bundesrat) si riunirà per provare a sbrogliare la matassa scomponendo i singoli fili del provvedimento. Se il negoziato avrà successo, il testo opportunamente riveduto e corretto potrà essere inviato ai deputati del Bundestag per l’approvazione, per poi tornare al Bundesrat per la ratifica definitiva.

Strada di compromesso lunga e non meno tortuosa del duro negoziato sottobanco tenuto fino a ieri. Con la Spd che accusava l’Union di volere «mettere in competizione i lavoratori a basso reddito con i beneficiari dell’Hartz IV nel pieno della crisi economica» mentre Verdi e liberali respingevano al mittente l’inaccettabile «mela avvelenata» offerta dal segretario Cdu, Friedrich Merz, disponibile ad aumentare la cifra-base dell’ Hartz IV in cambio però dello stop definitivo alla riforma degli aiuti sociali che demolisce il paradigma confindustriale: con il Bürgergeld i disoccupati verranno pagati per riqualificarsi professionalmente con l’obiettivo dell’assunzione a tempo indeterminato e non più spinti a suon di multe a trovare il primo mini-job offerto dai centri per l’impiego.

«Il governo Scholz sta cercando di introdurre un reddito incondizionato. Così non vale più la pena andare a lavorare» è l’esagerazione calcolata del leader Csu, Markus Söder, a giustificazione del voto contrario della sua Baviera. A nulla sono serviti i febbrili tentativi dei Verdi di convincere governi in coalizione con la Cdu a votare a favore del Bürgergeld: sia il Baden-Württemberg che il Brandeburgo si sono astenuti.

Nel frattempo l’inflazione continua a galoppare – come ricorda il ministro Heil, tra i “padri” del Bürgergeld, spezzando tuttavia la lancia di fronte agli avversari dell’Union. «Ho la mano tesa verso la soluzione» garantisce l’esponente socialdemocratico ben consapevole che il rischio di continuare il braccio di ferro con Cdu-Csu è di arrivare al 2023 senza l’aumento di 50 euro del sussidio su cui, almeno in teoria, maggioranza e opposizione sono d’accordo.

Non risparmia la critica accesa invece la Linke. L’europarlamentare Martin Schirdewan denuncia come «i cristiano-democratici continuano a giocare la loro partita in modo indegno sulle spalle delle fasce sociali più deboli. Si tratta di una dimostrazione di negligenza morale molto più allineata con il pensiero trumpiano che con la politica conservatrice classica».