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I cattolici cubani vogliono il dialogo «a tres bandas»

I cattolici cubani vogliono il dialogo «a tres bandas»In processione per Nostra Signora della Carità all’Avana – Reuters

Riforme Bene le trattative tra L'Avana e Washington se la società civile verrà considerata un «valido interlocutore»

Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 17 gennaio 2015

«Il problema di Cuba riguarda tutti, lo stesso vale per la sua soluzione». Alla vigilia dell’incontro all’Avana di un’alta delegazione statunitense con esponenti del governo cubano per trattare la questione della ripresa delle relazioni diplomatiche tra Usa e Cuba annunciata lo scorso 17 dicembre, Orlando Márquez, direttore – laico – della rivista dell’arcidiocesi della capitale, Palabra Nueva, mette in chiaro il pensiero del vertice cattolico dell’isola. Le trattative per dare un seguito all’abbattimento dell’ultimo muro della guerra fredda si presentano lunghe e complesse, ma – nell’opinione di Márquez e di altri intellettuali cattolici – per essere efficaci devono tener in conto la partecipazione anche della società civile cubana, non solo quella del governo. «La libertà dell’individuo è necessaria per il progresso sia individuale che sociale», afferma l’editoriale della rivista che sta circolando in tutte le parrocchie dell’isola. E per dar peso alle sua argomentazioni, il direttore ricorda quanto accadde nell’Urss nel processo che portò al crollo del «cosidetto socialismo reale».

La voce di Márquez – e ufficiosamente dell’Arcivescovato della capitale – non risuona isolata. La rivista cattolica Convivencia, nel salutare l’annuncio del ristabilimento delle relazioni diplomatiche, afferma che «nell’isola deve cessare ogni repressione per motivi politici». «Ci auguriamo – prosegue – che la Chiesa perseveri nell’offrire la sua opera di mediazione in un dialogo, possibile e necessario, tra il governo e la società civile indipendente cubana, con il conseguente riconoscimento di quest’ultima come un valido interlocutore».

Un altro gruppo cattolico, Cubaposible, dichiara che «il più grande ostacolo tra Cuba e Usa consiste nella mancanza di reciproca fiducia politica» . Per superare tale ostacolo, ciascuna delle due parti deve saper mettere in campo «atteggiamenti positivi capaci di costruire tale fiducia… A questo processo devono partecipare tutti i cubani, sia che risiedano nell’isola sia che vivano in altri paesi». Roberto Veiga e Lenier Gonzalez, i due coordinatori di Cubaposible, sostengono che «senza una normalizzazione minima delle relazioni tra Usa e Cuba sarebbe difficile conseguire nell’isola condizioni di stabilità economica e sociale, tali che possano sostenere un processo di riforme molto più audaci e intense» di quello in corso. Entrambi, si riferiscono all’introduzione di «un pluripartitismo che in un contesto democratico sia capace di garantire autenticamente la quota di sovranità a ogni cittadino nel più giusto sviluppo sociale».

Del Comitato di direzione di Cubaposible fanno parte alcuni intellettuali membri del Partito comunista, come Aurelio Alonso, Premio nazionale di scienza sociale, e la sociologa Maya Espina; ex membri del Pc come il politologo Julio Cesar Guanche e alcuni politologi, sociologi, economisti, scrittori in rappresentanza di un gruppo di intellettuali cattolici laici, guidati appunto da Veiga e Gonzalex (ex direttori della rivista laico cattolica Espacio laical). Molti vedono in questo gruppo il nocciolo di un movimento politico di matrice cristiana – una sorta di Democrazia cristiana – pronto a operare nel caso, appunto, di una progressiva apertura in campo politico.
Non sono solo il vertice ecclesiatico e i gruppi laici cattolici a schierarsi a favore di un approfondimento delle riforme. In generale tutto il “mondo religioso” dell’isola – religione afro-cubana compresa – ritiene che sia opportuno dare voce alla società civile cubana. Ma la Chiesa cattolica ha una carta in più per farlo. Papa Francesco è stato uno dei promotori della ripresa del dialogo tra Usa e Cuba e il Vaticano ha lavorato come mediatore nei 18 mesi di trattative segrete necessarie per arrivare all’annuncio del 17 dicembre scorso. La Chiesa cattolica è di fatto partecipe del processo in corso e, per certi versi garante, nei confronti dei due principali attori istituzionali, i governi di Cuba e degli Stati Uniti, ma anche, come abbiamo riferito, come attore in proprio a livello sociale, culturale e potenzialmente politico, oltre che religioso. Per questa ragione, molti commentatori auspicano che quello che si aprirà fra pochi giorni sia un dialogo «a tres bandas».

* storico e analista

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