Europa

Hartz IV, il modello di elemosina sociale che piace ai grillini ma non ai tedeschi

Successo italiano e fallimento tedesco. Emerge, lontano dai riflettori sul reddito di cittadinanza del ministro Luigi di Maio, la crisi del suo modello di riferimento che qui nessuno è disposto […]

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 23 gennaio 2019

Successo italiano e fallimento tedesco. Emerge, lontano dai riflettori sul reddito di cittadinanza del ministro Luigi di Maio, la crisi del suo modello di riferimento che qui nessuno è disposto a salvare.

L’Hartz IV «rappresenta il passato» servito solo, finora, a moltiplicare la precarietà e a sottoporre a umiliazione quotidiana 4 milioni di beneficiari sottomessi alla «dittatura dell’aiuto sociale», per dirla con le parole della Linke. Politicamente il sussidio è «un cattivo esempio» perfino per la Spd che lo istituì nel 2005, mentre i Verdi considerano tutt’altro che dignitoso un assegno corrispondente in media ad appena 416 euro al mese. In buona sostanza solo la Cdu difende «una misura contro la povertà» utile economicamente soprattutto agli imprenditori pronti a offrire i mini-job che lo Stato obbliga ad accettare. Mentre nel Land di Berlino il sindaco della giunta rosso-rossoverde da dieci mesi sperimenta l’alternativa del «reddito solidale» di 1.500 euro mensili per i disoccupati disposti a impiegare il proprio tempo a servizio del Comune.

Tutto pur di superare l’Hartz IV, che alla fine dei conti si riduce a circa 5 euro spendibili dalle «persone bisognose di aiuto». In Germania comprendono tutti i residenti da 15 a 65 anni (anche stranieri, come ben sanno i 20 mila destinatari italiani). Basta dimostrare di potere lavorare quotidianamente per almeno tre ore, di non ricevere aiuti da parenti né entrate superiori a 9 mila euro da prestazioni «non concordate» con il Job-center.

Tuttavia ricevere l’Hartz IV corrisponde a un vero e proprio lavoro. Ma con molti meno diritti. A partire dal controllo del conto corrente, dai giorni di vacanza ultra-contati, dalle proposte di lavoro che possono arrivare anche 24 ore prima. A ogni offerta rifiutata scattano inflessibilmente le sanzioni (oltre 400 mila l’anno scorso) traducibili nel decurtamento prima del 10 e poi del 30% dell’assegno e infine con la sospensione definitiva. E sono coperte dall’Hartz IV solo e rigorosamente le spese fondamentali: alimenti, bollette dell’energia, abbigliamento, oltre a corsi di formazione o spese per scuola e cultura.

Comunque «un provvedimento del passato» taglia corto Lars Klingbeil, segretario generale della Spd, mentre i Verdi in parallelo chiedono al governo di aumentare la cifra base del sussidio e la fine delle multe contro chi non si allena alla burocrazia da incubo. L’Hartz IV pesa per oltre 20 miliardi sul bilancio federale e si aggiunge ad altri aiuti come l’erogazione di 240 euro al mese per le spese destinate a ogni figlio e il sussidio di disoccupazione.

La parlamentare della Linke Sabine Zimmermann denuncia senza mezzi termini una misura che «ha impoverito» i quasi 20 milioni di tedeschi che ne hanno beneficiato nell’ultimo decennio. Di fatto l’Hartz IV non permette «la vita dignitosa» promessa dall’”Agenda 2010″ di Schröder né crea posti di lavoro, tantomeno risolve la povertà che in Germania risulta anzi aumentata.

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