Hamas demolisce lo skatepark del Gaza FreeStyle
Palestina Senza preavviso i bullzoder hanno distrutto la rampa costruita con il sostegno della rete italiana e diventata in pochi anni un luogo di ritrovo per giovani e famiglie: «Non tengono in considerazione le aspettative e le speranze dei ragazzi di una terra disperata»
Palestina Senza preavviso i bullzoder hanno distrutto la rampa costruita con il sostegno della rete italiana e diventata in pochi anni un luogo di ritrovo per giovani e famiglie: «Non tengono in considerazione le aspettative e le speranze dei ragazzi di una terra disperata»
L’ultimo murale, iconico (la grande scritta «Free Palestine» e il volto di Vittorio Arrigoni), aveva colorato la grande rampa da skate lungo il porto di Gaza City lo scorso giugno. A dicembre prossimo la nuova delegazione del Gaza FreeStyle avrebbe sostituito l’asfalto, la pioggia lo aveva rovinato.
E invece. Il primo maggio, senza alcun preavviso, sono comparsi i bulldozer e hanno spianato uno dei due skatepark realizzati negli ultimi anni dal Gaza FreeStyle (realtà di base italiana nata nel 2014) e dal Centro Italiano Vittorio Arrigoni. Risaliva al 2017, prima una rampa di legno, poi negli anni ogni carovana – centinaia di attivisti, sportivi, skater, artisti – aveva proseguito i lavori.
Iin brevissimo tempo quel luogo era diventato il ritrovo di centinaia di bambini, ragazzi, famiglie.
«Non sapevamo nulla – ci racconta Meri Calvelli, anima del Centro Vik – Ho ricevuto un messaggio sul telefono dai ragazzi palestinesi: un video della demolizione. Avevamo tutti i permessi per la costruzione, rilasciati dal ministero dei Trasporti (di Hamas, governo de facto della Striscia, ndr) che gestisce il porto. Abbiamo contattato il ministero, ci hanno dato un appuntamento ma ufficiosamente dicono di non saperne nulla. C’è anche chi ha detto che è stata un’iniziativa privata, un’assurdità: bulldozer privati che entrano al porto, spianano e se ne vanno senza permesso?».
Lo stesso stupore si percepisce nel comunicato del Gaza FreeStyle che dà conto della distruzione. Allo stupore fa subito seguito la rabbia: «Inutile girarci intorno, Hamas si pone in maniera autoritaria negando ai giovani spazi di socialità». Perché quel luogo, per centinaia di ragazze e ragazzi, era una via di uscita da una quotidianità priva dello spazio del sogno, costretta in un pezzo di terra chiuso da un blocco – quello israeliano – lungo ormai 17 anni e dall’assenza di un orizzonte, qualsiasi.
«Non tengono in considerazione le aspettative e le speranze dei giovani di una terra disperata – continua Calvelli – Né la necessità e la bellezza dietro lo sport e la cultura. È un’azione stupida, senza senso. Daremo una risposta: chiederemo i danni, ricostruiscano lo skatepark da un’altra parte».
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