La terra su cui Kostas Patakis poggia gli stivali da lavoro è secca. Solo il verso sconsolato di una capra rompe il silenzio in cui è immersa la campagna, sotto la luce martellante del sole. All’orizzonte il blu dell’Egeo cinge le coste dell’isola, la più grande delle Cicladi: Naxos. Come tutte le estati, con l’avvicinarsi del mese di agosto Kostas dovrebbe essere assorbito dai preparativi per la semina delle patate: ma scarseggia l’acqua e molti, come lui, pensano di lasciare incolti i campi. Gli agricoltori prevedono, quest’anno, di raccogliere meno di duemila tonnellate di patate, a fronte delle seimila dell’anno precedente. «Qui non è piovuto, e gli allevatori hanno dovuto acquistare balle di trifoglio dalla Bulgaria, per dare da mangiare agli animali» spiega, mentre si fa strada nel capannone dove i suoi attrezzi giacciono abbandonati.

LA GRECIA si è lasciata alle spalle l’inverno più caldo mai registrato e il Paese mediterraneo teme ora, oltre agli incendi, un’altra insidia: la siccità. «Il mese di giugno è stato il più caldo della storia, e dal 2020 le precipitazioni sono sotto la media. Nelle Cicladi, bastano due anni negativi per creare problemi: ne sono già passati quattro» spiega Kostas Lagouvardos, direttore della ricerca dell’Osservatorio nazionale di Atene. La Grecia prevede quest’anno 22 miliardi di entrate grazie al turismo; molte isole come Naxos sono pronte a aprire le danze di una nuova stagione estiva, ma dovranno affrontarla con le cisterne piene a metà e la pressione bassa dei rubinetti. Con le sue lunghe spiagge di sabbia bianca, Naxos non è solo una meta ambita da esploratori in costume e ciabatte, ma è anche un rifornitore di eccellenza del mercato greco, grazie alla produzione di formaggi e di patate. Il comune ha già fatto sapere che ci sarà acqua per il terziario e il turismo, ma tutto il resto delle attività, come l’agricoltura, rischia di essere tagliato fuori.

«Siamo solo a giugno, come faremo a agosto quando verremo sommersi dai visitatori? Dovremo abbeverare gli animali e i campi con l’acqua del mare» sostiene Kostas. I suoi timori sono condivisi da molti altri isolani. A Leros, nel Dodecaneso, è stato dichiarato lo Stato di emergenza fino al 25 luglio per la scarsità dell’acqua e il sindaco ha chiesto rifornimenti con delle navi cisterna. In molti centri abitati dello Ionio gli isolani hanno denunciato l’andamento a singhiozzo del sistema idrico, e il sindaco di Serifos, nelle Cicladi, ha messo in guardia da un’estate che si prospetta «difficile».

NEGLI ARCIPELAGHI ellenici il fabbisogno idrico è coperto dall’utilizzo di pozzi, dighe e, soprattutto, dalle unità di desalinizzazione: trentuno isole delle Cicladi e quindici del Dodecaneso si sono attrezzate con gli impianti che rendono potabile l’acqua del mare. Ma il loro impiego viene messo sotto pressione con l’arrivo dell’estate, quando alcuni centri quadruplicano la popolazione e l’aumento degli affitti a breve termine stravolge il consumo. Manolis Koutoulakis, segretario del ministero degli Affari marittimi per le isole dell’Egeo, ha spiegato che «un locale tende a consumare nella sua residenza 150 litri al giorno, il residente in una seconda abitazione o in un albergo ne consuma dai 250 ai 400».

LA «SETE» DELLE ISOLE è resa ancora più impellente dalle richieste delle strutture ricettive che annaffiano i campi da golf, riempiono lussuose piscine a pochi metri dal mare o i parchi acquatici. E gli impianti di desalinizzazione hanno un rovescio della medaglia: consumano molta energia. «Non possono essere la soluzione a lungo termine: più che continuare a cercare di produrre acqua, bisognerebbe evitare di sprecare quella che abbiamo e puntare sulle energie rinnovabili» commenta Paris Tsartas, professore di Sviluppo del turismo presso l’Università di Harokopio ad Atene. «Occorre rinnovare la rete idrica e imporre restrizioni sull’utilizzo di piscine nelle zone abituate a combattere con la siccità» aggiunge.

ANCHE il Difensore civico greco, l’«Ombudsman», ha suonato il campanello d’allarme, spiegando in un rapporto che bisogna evitare di trasformare il problema dell’insufficienza idrica in un problema di insufficienza energetica. «L’economia del nostro Paese dipende fortemente dal turismo, il che rende ancora più urgente la necessità di riforme e soluzioni sostenibili», afferma nel rapporto.

La sensazione che ogni isola si arrangi per conto suo, in assenza di un progetto di grande respiro, è condivisa da molti isolani come Kostas Patakis. «Naxos non dipende solo dal turismo, ma anche dal settore primario: se lo Stato non interviene, cosa faranno le persone come noi? Andranno via. Così l’isola si animerà quattro mesi per i turisti, e il resto dell’anno diventerà un dormitorio» si rammarica, mentre chiude a chiave le porte del capannone e si lascia alle spalle i campi.