«Non abbiamo tutti i pezzi del puzzle delle intercettazioni ma ne abbiamo parecchi e il quadro comincia a chiarirsi. L’uso di programmi di spionaggio è un crimine che non può rimanere senza conseguenze. Ci saremmo aspettati che le autorità greche abbiano indagato sull’uso di questo tipo di programmi. Non sembra però che sia in corso un’indagine del genere».
Con queste parole l’europarlamentare olandese Sophie in’t Veld (Liberali) ha concluso la conferenza stampa con cui si è conclusa la visita ad Atene della Pega, la Commissione del Parlamento europeo che indaga sull’uso del programma Pegasus da parte del governo di Kyriakos Mitsotakis. Sia la relatrice olandese che il presidente della commissione Jeroen Lenaers (Ppe) hanno usato espressioni nette e forti riguardo all’atteggiamento del governo.

In particolare ha fatto una pessima figura la decisione dello stesso premier di non incontrare i commissari europei. La stessa scelta hanno fatto il suo nipote Grigoris Dimitriadis ma anche gli importatori del programma Pegasus, in affari con l’impresa di Dimitriadis. E proprio la figura del nipote è emersa al primo posto tra gli accusati, come ex responsabile della presidenza del consiglio per il controllo del servizio segreto Eyp. I membri della Pega hanno insistito sul fatto che «la prima cosa che ha fatto Mitsotakis dopo la sua vittoria elettorale è stata assumere il controllo dell’Eyp e collocarne a capo un suo uomo, a costo di cambiare in fretta la relativa legge che imponeva un titolo di studio di cui il nuovo capo non disponeva», ha commentato Lenaers.

I deputati europei non hanno nascosto la loro sorpresa per le mura innalzate dal governo contro le indagini del parlamento greco e hanno pesantemente ironizzato sull’abuso dilagante del «segreto di stato» con cui Mitsotakis copre lo scandalo. Ma l’ironia e il dileggio di Mitsotakis e i suoi ministri e collaboratori hanno caratterizzato tutta la conferenza stampa. Il fatto che il governo avesse collocato un magistrato a controllare e approvare le migliaia di intercettazioni si è tradotto «in un mero esercizio della mano nel mettere timbri». La frettolosa distruzione delle schede Eyp sui politici intercettati è stata commentata con sorrisi, interrogativi ironici e citazioni latine («Cui bono»?») La Commissione d’inchiesta del parlamento greco le cui conclusioni, seppur zoppicanti, rimangono segrete, è stata definita «una rappresentazione».

Oltre a mostrare disistima verso Mitsotakis e la sua banda, gli eurodeputati hanno anche ripreso l’allarme suonato pochi giorni fa da Alexis Tsipras riguardo al rischio che le prossime elezioni, previste per la primavera, si svolgano con i partiti di opposizione spiati da Pegasus. «Le elezioni nazionali sono anche elezioni europee. L’esito decide chi prenderà parte al Consiglio europeo. Deve essere un governo corretto e sincero al 100% e il parlamento europeo deve avere tutti gli strumenti per fare luce su ogni punto oscuro», ha concluso Sophie in’t Veld.
Mentre le conclusioni della Pega venivano del tutto oscurate dall’apparato informativo greco, totalmente controllato dal governo, il giornale di opposizione Documento ha preannunciato per domenica una nuova e lunghissima lista degli intercettati. Non solo tutto il sistema politico, compresi i ministri, ma anche armatori e imprenditori grandi sostenitori del governo.