Gli Ultrasuonati
JAZZ ITALIA
Dividersi
la scrittura
Parata di giovani energie nel nuovo disco del Trio a nome del pianista Alessandro Lanzoni, Reverse Motion, per Jam/Unjam: intanto quelle del titolare, con la sua diteggiatura fresca, incisiva, sempre comunicativa, e per la ritmica leggera ma tutta sostanza assicurata dal basso di Matteo Bordone e dalla batteria di Enrico Morello. I tre si dividono la scrittura, ma in quella sede, e in quella di ospite col suo suono avvampante e velocissimo di matrice bop, si inserisce al contralto Francesco Cafiso, ed è festa grande. Un interessante esordio discografico in jazz, con parecchie linee di fuga verso altri mondi sonori è quello dei MaNiDa con Foresìa (Amp). Pensosi e frequenti unisoni tra il sax tenore di Niccolò Zanella e la voce di Martina Effy Bergonzoni, ricordi di art rock e classici, groove quasi trasfigurati. Ultimo esordio da segnalare: quello del pianista bolognese Danilo Cubizio in Another Opportunity (Caligola), con un ottimo quartetto allargato a cinque con l’apporto di Alberto Vianello al sax. Brani di sostanzioso spessore, gran dialogo tra la chitarra di Giuseppe A. Russo e i tasti del leader. (Guido Festinese)
ALTERNATIVE ITALIA
Richiami
prevedibili
L’elettronica e la new wave ancora fanno proseliti, anche dalle nostre parti. È il caso del polistrumentista milanese Lorenzo Parisini, in arte Bear of Bombay, che pubblica il suo primo lavoro su lunga durata, PsychoDreamElectroGaze (Shore Dive/Waddafuzz!/No Me Escucho), che già dal titolo spiega tutto. Un mix, poco originale, purtroppo, di electropop con reminiscenze dreamy e vaghi richiami alla kosmische musik. Troppo già sentito. A proposito di new wave, post punk e shoegaze, da Cesena i Kodaclips pubblicano Gone Is the Day (Sister 9/Black Marmalade), un vero compendio di sonorità Eighties di chiara ispirazione British. Come sopra, tutto già sentito ma piacevole. Si cambia registro con Graveyard Thunder (Dying Victims Prod.), album diviso a metà tra due metal band italiane, Bottomless e Witching Altar. Tre brani ciascuno per un sound che risente della lezione di band iconiche come Iron Maiden, Black Sabbath e via dicendo. Prevedibili. (Viola De Soto)
JAZZ ITALIA/2
Relazioni
internazionali
Le relazioni artistiche fra i jazzisti italiani e quelli stranieri sono sempre più variegate, come mostrano tre recenti album di nuovi leader «accompagnati» da eccellenti solisti internazionali. Paolo Peruzzi con Songs from the Past and the Holy Spirit (Autoprodotto) registra in Massachussets con un sestetto tutto statunitense: il suo polistrumentismo accentua una dimensione sperimentale, sia pur legata alla storia del post bop, dalle colorate atmosfere sonore. Il batterista Giovanni Scasciamacchia in Patto armonico (Abeat for Jazz) dirige un superquartetto con lo spagnolo Perico Sambeat (alto, soprano) e i celebri Dado Moroni (piano) e Tommaso Scannapieco (contrabbasso) proponendo invece un ordinato modern mainstream su dieci brani propri «teoricamente» collegati a oggetti di design (a mo’ di concept album). Infine Andrea Grossi Blend 3 per Axes (We Insist!) s’avvale del proprio polistrumentismo, di Caliumi (fiati), di Bonifati (chitarra) e soprattutto dell’americano Jim Black (batteria), il quale imprime una corposa accentuazione ritmica all’album sull’onda di un free dai risvolti post rock e no wave. (Guido Michelone)
BLUES
Instancabile
New Orleans
Nuova linfa per il blues. Il primo lavoro che vi presentiamo arriva da New Orleans. Parliamo di Sonny Gullage che via Blind Pig Records condivide Go Be Free, contenente dodici brani di ottima fattura. Il giovane cantante e pianista, nome reale Kevin, è cresciuto in una famiglia di musicisti come comprova la presenza del padre nel ruolo di bassista. Rodatosi nei club della Crescent City e salito alla ribalta nel 2022 con una eccellente performance ad American Idol, il venticinquenne è un portento. Il disco si muove a metà tra i suoni della città d’origine e il blues elettrico del Mississippi. Notevoli sono File it Under Blues, Stop that Stuff e Worried About the Young con il cameo di Kingfish. Divertente è Revelation (Autoprodotto) a firma di Piper & The Hard Times che giungono da Nashville. Ritmo ed elettricità buoni per il sabato notte che si apprezzano in Trouble Man e Workin’ Farm Blues. Blues rock frizzante arricchito da una sferzata di americana sound per Sam Morrow in On the Ride Here (Blue Elan Records): il livello si alza con Medicine Man e High Class Woman. (Gianluca Diana)
LEGENDA
* nauseante
** insipido
*** saporito
**** intenso
***** unico
RACCOLTE
Come una
nuvola morbida
AA. VV.
RETURN TO ACAPULCO/MUSIC FOR HOTELS VOL. 1 (store.silentes.it)
**** Atmosfere oniriche, spirali ipnotiche di suoni tenuti che avvolgono chi ascolta come una nuvola morbida. Tracce di inquietudine anche, qui e là, atmosfere lounge e orchestrali, abrasivi tocchi folk punk e delicatezze art rock: il critico Vittore Baroni, figlio di albergatori trasferitisi dal riminese in Versilia per gestire l’Hotel Acapulco ha assegnato a sedici artisti e gruppi il primo tentativo italiano di creare «musica per hotel». Esiti eccellenti, tra i quali segnaliamo Stefano Giannotti con Flower Fish, e Arlo Bigazzi con Flower in a Cup. (guido festinese)
ALTERNATIVE
Le anime
di Nicosia
BUZZ’ AYAZ
BUZZ’ AYAZ (Glitterbeat Records)
**** Esordio per la nuova creatura del vulcanico Antonis Antoniou, già nei progetti Monsieur Doumani e Trio Tekke. Le otto incisioni presenti nascono col preciso intento di mettere assieme le molte anime della città di Nicosia. Il quartetto fonde psichedelia, stralci di stoner in salsa greco-anatolica e un fondo electro che tiene assieme il tutto. Proseguendo le esperienze delle precedenti formazioni, Antoniou esalta assieme ai suoi sodali strumenti tradizionali e non, che vengono resi attuali, donando così carattere a un disco selvaggio e dirompente. (gianluca diana)
ALTERNATIVE/2
La classe
di Joan
JOAN AS POLICE WOMAN
LEMONS, LIMES AND ORCHIDS (Pias/Self)
**** Il Times l’ha definita la donna più cool del pop. Definizione che ci sta ma che è anche vagamente riduttiva. Perché Joan Wasser è ben più che una semplice artista pop. Lo dimostra da circa tre decenni, arrivando a un climax con il precedente, stupefacente The Solution Is Restless, accompagnata da Tony Allen e Dave Okumu. Con Lemons, Limes and Orchids prova a ricalcarne le orme, allargando lo spettro jazz, non dimenticando però le basi da cui è partita nonché puntate nell’elettronica. L’album pur non raggiungendo quelle vette ci regala momenti di classe infinita. Chapeau, come sempre! (roberto peciola)
PUNK ITALIA
Operazione
«brani perduti»
KLASSE KRIMINALE
BELIN, DEI PAZZI! (Flamingo Records/I Ragazzi Fan da Sé/Havin’ a Laugh)
**** La storica band street punk savonese si dedica a un’operazione più unica che rara, ridando vita a una serie di brani «perduti» della storia punk ligure. Attingendo da vecchie cassette, perfino da confusi ricordi di canzoni mai incise dai protagonisti, ricostruiscono una serie di testimonianze degli anni Ottanta, reinterpretandole con il loro inconfondibile stile. Versioni potenti di oscure canzoni di Gangland, Total Crash, Vanexa e altri, piene di genuina sincerità e urgenza, perfettamente arrangiate e suonate. (antonio bacciocchi)
CLASSICA
Un quartetto
romantico
PROTEAN QUARTET
TEMPUS OMNIA VINCIT (LINN)
**** Il quartetto d’archi classico ha origine romantica ed è forse l’ensemble più duttile in assoluto nella storia della musica, in grado di riarrangiare un repertorio vastissimo, di fatto onnisciente, come avviene con questi abili strumentisti; dal 2018 stabili a Basilea, nonostante l’estrazione spagnola e latinoamericana, registrano a York quest’album comprendente tre riletture dal barocco Henry Purcell, una dal polifonista Josquin, oltre un paio di originali di Franz Schubert. Il tutto conferma anche un notevole approccio virtuosistico. (guido michelone)
ATARAXIA
CENTAUREA (Circle Music)
*** La musica degli Ataraxia, attivi da tre decenni, non concede spazio a mezze misure. Un crocevia dove si ritrovano scampoli di Carl Orff, di Dead Can Dance e This Mortal Coil, folk pastorale e neo prog, atmosfere gotiche di conturbante visionarietà. E poi voci ieratiche e declamanti in diverse lingue, alternate a momenti lirici di una dolcezza snervata e avvolgente. Questo lavoro è la storia di un’isola immaginaria dove si confrontano il principio maschile e quello femminile. (guido festinese)
CRASH BOX
DEMO 1983 (Rocka Tapes)
**** L’hardcore italiano degli anni Ottanta ha creato una scena seminale seguita e non di rado imitata all’estero. Violenza sonora e velocità di esecuzione, condite da un’incredibile varietà di influenze e testi di elevatissimo spessore lirico. I milanesi Crash Box ne furono tra i principali rappresentanti, fin da questo primo demo del 1983, riprodotto fedelmente in vinile con tutta la sua urgenza, spontaneità, rabbia, fragore, abrasione. (antonio bacciocchi)
LA DÉMESURE DU PAS
MIGRATORY MUSIC-NOMADIC RECORDINGS (Ormo Records/Pagans)
*** Il sestetto guidato dal suonatore di ance e compositore francese Matthieu Prual, propone vie inedite, con una serie di registrazioni in movimento, in luoghi come la base dei sommergibili di Saint-Nazaire, nella Loira, o in paesaggi marittimi fronte Atlantico. Gli strumenti a fiato, le percussioni e i rumori ambientali si sciolgono l’un nell’altro scaturendo una sessione che mescola frammenti di jazz, ambient e musica da cinema. (gianluca diana)
JAZZ FANTASY
STILL (Caligola)
*** L’iniziale Still e la conclusiva Shadows in the Night incorniciano di una luce soffusa un viaggio sonoro per trio (metà al piano, metà con le tastiere, basso e batteria) che non ha solo queste caratteristiche. Michele Giro ha un tocco gentile memore di Jarrett, di Svensson e anche di altri maestri, ma è un Giano bifronte della sua stessa estetica: a volte predilige atmosfere vicine a certa fusion non ipertecnica e un po’ lounge, a volte calca il pedale di una modernità jazz senza confini: eccola, la Jazz Fantasy del nome. (guido festinese)
LATO
KARISMA (Autoproduzione)
*** Un concept album che conferma un prepotente ritorno al sound in presa diretta per cui la band è nota. I Lato ci trasportano in una dimensione alternativa, con chitarre eclettiche e distorte, un bel sax che trascina e impreziosisce diverse tracce. Ma su tutto si staglia l’elettronica dai toni acidi e psichedelici, supportata da frequenti cambi di ritmo di una batteria che si muove tra post rock e jazz. Un bel mix di suoni alt. (viola de soto)
MICHELE SPERANDO QUARTET
THE SEA OF MUSIC (Barly Records)
**** Il mare ancora una volta come ispirazione, ma il mare com’è stato incorporato in brani indimenticabili e insuperati di un trentennio di art rock, con l’eccezione virtuosa di Goccia di Donà e Agnelli e di un traditional. Un viaggio sorprendente in jazz tra Robert Wyatt e Tim Buckley, Costello e Dalla, Nick Drake e i King Crimson. Il secondo titolo, frippiano, manca di una s finale: sarebbe Islands, come il disco di riferimento. (guido festinese)
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