Gli scienziati italiani a Bernini: «Basta tagli, ricerca a rischio»
Universitaglia Il documento firmato da 39 società scientifiche sul definanziamento degli atenei pubblici
Universitaglia Il documento firmato da 39 società scientifiche sul definanziamento degli atenei pubblici
«È totalmente falso che ci sia stato un taglio da 513 milioni di euro». La ministra per l’Università e la ricerca, Anna Maria Bernini, anche ieri, durante il question time alla Camera, ha negato i tagli che il governo di cui fa parte sta infliggendo alla ricerca pubblica. Eppure, giorno dopo giorno, si moltiplicano gli allarmi di rettori e ricercatori. Ieri su Scienzainrete è stato pubblicato un corposo documento contro il definanziamento agli atenei, firmato dai presidenti di 39 società scientifiche italiane.
NEL TESTO gli scienziati esprimono la loro preoccupazione per la qualità della ricerca e dell’insegnamento accademico colpiti dai tagli e chiedono un riequilibrio con la Legge di Bilancio 2025, elencano i provvedimenti del governo Meloni che hanno portato alla paralisi della ricerca pubblica. «Dall’assegnazione dei fondi emerge che quasi tutti gli atenei statali hanno avuto riduzioni – scrivono -. In agosto è apparso il disegno di legge per il Reclutamento che delinea una moltiplicazione di posizioni pre ruolo ed è stato introdotto l’adeguamento Istat degli stipendi per i docenti universitari (+4,8% a parziale recupero dell’inflazione), senza fornire stanziamenti aggiuntivi nel Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) 2024; Per quanto riguarda la governance del sistema, il dl crea un gruppo di lavoro per la riforma della Legge Gelmini sull’università, presieduto da Bernini che potrà intervenire sul reclutamento, sullo stato giuridico dei docenti, sull’assetto di governance e sulla valutazione dell’università e della ricerca». E ancora: «Come Presidenti di Società scientifiche italiane, che rappresentano migliaia di docenti universitari e ricercatori del Paese, non possiamo condividere la deriva che si prospetta per la nostra università».
NELL’ELENCO dei firmatari compaiono le più prestigiose istituzioni accademiche nazionali, dall’Associazione degli Italianisti a quella Antropologica, dall’Associazione italiana di Fisica medica e sanitaria a quella di Sociologia, con l’Associazione italiana per lo studio dei Sistemi economici comparati e quella per la Matematica italiana. Fra loro anche il Gruppo 2003 che raggruppa gli scienziati italiani più citati al mondo nella letteratura scientifica. «Siamo preoccupati dalla piega che sta prendendo la politica universitaria – spiega il presidente Rocco De Nicola, rettore della Scuola Imt Alti studi Lucca e esperto mondiale di cybersicurezza – non c’è solo il taglio al Ffo ma anche altre sforbiciate nascoste che renderanno difficoltoso per le università pagare gli stipendi dei docenti di ruolo, figuriamoci i precari. A soffrirne di più saranno i ricercatori che non saranno mai assunti e la ricerca di base».
Per De Nicola e gli altri scienziati del Gruppo 2003 è questo il vero pericolo: «Le aziende per finanziare la ricerca applicata si trovano sempre ma è quella di base che indica il futuro, ad esempio oggi al fondamento dei computer c’è il teorema di Eulero, il più importante matematico del ‘700 che fino agli anni ‘70 nessuno aveva considerato. È fondamentale finanziare la ricerca che oggi non si sa a cosa serva». Per questo chiedono che la questione universitaria diventi nazionale. «Bernini fa quello che le impone il Mef ma noi ci chiediamo perché gli altri ministri non diano l’allarme per la ricerca nei loro settori: per rilanciare l’economia serve una università vivace, non si può pensare che un paese viva di solo turismo comprando brevetti e know how all’estero».
DOPO LA NOTA CRITICA della Conferenza dei rettori (Crui) ora i professori si augurano che almeno «le voci delle Società scientifiche possano contribuire a fermare i rischi di un ridimensionamento, attraverso le attuali politiche del governo, dell’università e della ricerca pubblica in Italia».
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