Cultura

Gli artisti contemporanei alle prese con la tragica irruzione della bomba

Gli artisti contemporanei alle prese con la tragica irruzione della bombaL’opera di Jim Shaw, dalla mostra «L’Age atomique, gli artisti alla prova della storia» al Musée d’art moderne de la Ville di Parigi

«L’Age Atomique» Nancy Spero lega l’impegno politico alla coscienza ecologica e al femminismo

Pubblicato circa un mese faEdizione del 12 ottobre 2024

Una famosissima foto riprende nel 1946 l’ammiraglio Blandy, il capo dell’operazione Crossroads – i primi esperimenti nucleari nelle isole Bikini nel dopoguerra – assieme alla moglie e a un altro capo militare, di fronte a un’enorme torta in forma di fungo nucleare per «celebrare» l’avvenimento. I tre sorridono soddisfatti, solo un anno dopo le bombe di Hiroshima e Nagasaki, che hanno fatto tra i 150mila e i 246mila morti. Pensano di celebrare la nuova era prometeica, sono nel diniego dei rischi che il nucleare fa calare sull’esistenza stessa del genere umano.

Gli artisti hanno a lungo interrogato questo percorso, questa storia della modernità che la mostra aperta ieri (fino al 9 febbraio 2025) L’Age atomique, gli artisti alla prova della storia al Musée d’art moderne de la Ville a Parigi, propone di ripercorrere, dall’inizio del XX secolo, con le scoperte scientifiche sulla composizione dell’atomo e la radioattività che inaugurano «l’era atomica», fino alla «nuclearizzazione del mondo» a partire dagli anni ’70, passando per la centralità della «bomba».

ATTRAVERSO PIÙ di 250 opere, pitture, disegni, foto, video, film e installazioni, le due curatrici, Maria Stavrinaki e Julia Garimorth, raccontano una presa di coscienza del vivere in una «quarta era» (dopo quelle della pietra, del bronzo e del ferro) che può concludersi con l’Apocalisse, che, a differenza di quella biblica, non porterà a nessun Regno.

«Fino a Hiroshima e Nagasaki – scrivono le curatrici – la rivoluzione scientifica dell’atomo è compresa come relativa a una dissoluzione affascinante della materia: un modello energetico della natura succede al modello meccanico, generando così una visione più animata e più fluida del mondo». Si va al di là dell’apparenza, con l’astrazione mistica di Kandinsky o l’arte concettuale di Duchamp.

L’irruzione della bomba sconvolge i piani: alcuni artisti restano nella neutralità estetica altri aprono la critica altri ancora cercano di rappresentare l’incursione del tragico nella condizione umana. Francis Bacon, Salvador Dalì, Lucio Fontana, Asger Jorn e Pino Gallizio, Yves Klein, Enrico Baj, Moholy-Nagy, Barnett Newman, Jackson Pollock, Thomas Schütte, fino a Pierre Huyghe si interrogano su una dinamicità che volge al tragico. La bomba è una protagonista dell’arte, dopo la scoperta della fissione nucleare nel ’38 e del «progetto Manhattan» del ’42. Trinity, il primo esperimento nucleare, ha luogo nel deserto del New Mexico il 16 luglio ’45 alle 5,29 e 45 secondi.

IL 6 AGOSTO la prima bomba cade a Hiroshima, seguita il 9 da quella su Nagasaki. Le cinque prime foto di Hiroshima sono prese da un reporter locale, Yoshito Matsushige. Negli anni ’50 e ’60, si diffonde l’analogia morfologica tra la testa umana, il fungo atomico, il globo terrestre e l’atomo. Da Dalì a Baj, gli artisti colgono la trasformazione del soggetto «uomo» in un agente di trasformazione della natura stessa. In Giappone, dopo le prime rappresentazioni del nucleare tra realismo politico e surrealismo, molto presto fa irruzione la critica delle manifestazioni «anti art», che mettono in causa il colonialismo americano alleato del militarismo giapponese.

A partire dagli anni ’70, le tematiche antinucleari si incrociano con l’anti-colonialismo e il femminismo. La mostra mette in luce artiste, come Yayoi Kusama o Nancy Spero, che legano l’impegno politico alla coscienza ecologica e il femminismo. È preso di mira il militarismo virile (c’erano i concorsi di bellezza per scegliere la ragazza «bomba»), evapora la distinzione tra nucleare militare e civile, di fronte agli incidenti, da Chernobyl a Fukushima, di fronte al problema delle scorie che restano ad avvelenare il futuro della Terra.

Gli artisti hanno anche evidenziato il legame tra nucleare e colonialismo, gli esperimenti sono realizzati dalla Gran Bretagna nelle terre degli aborigeni in Australia, dalla Francia nel deserto in Algeria, dagli Usa nel Pacifico, dall’Urss nelle steppe del Kazakhstan.

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