Imparare a dilatare il dolore è un’arte ai più sconosciuta, perché facendolo bisogna essere bravi a non disperdere la bellezza. Bellezza che Glen Hansard, cantautore, premio Oscar, in Italia il 27 giugno a Bologna, il 29 Bari, il 30 a Roma, il 2 luglio a Gardone Riviera e il 3 luglio a Trieste, è riuscito negli anni a non disperdere mai, anzi, custodita gelosamente nelle proprie canzoni e messa in mostra quando rabbia, frustrazione e ombre del passato gli si sono presentate davanti.

COME ACCADE nel suo ultimo album, All That Was East Is West of Me Now, e come ci racconta Hansard: «C’ è stato un momento, cinque anni fa, camminando per strada, in Irlanda, un momento di quiete totale, dove ho realizzato di essere a metà del mio cammino. Come se stessi camminando nel centro della mia vita, come se avessi raggiunto il punto dove c’era molto più dietro di me che non accanto a me. Quel preciso momento mi è rimasto impresso e ho iniziato a pensare a quanto fossi stato fortunato, a quanto dietro di me avessi lasciato ma tutto in positivo. Allora ho capito che ogni momento è importante perché non puoi perdere più tempo, hai bisogno di fare ciò che senti». Bisogni che si spostano però, «diventare genitore sposta completamente il tuo baricentro, il tuo lavoro che prima era centrale ora viene dopo. La mia vita ha assunto un significato completamente diverso».

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Glen Hansard o dell’importanza di essere IrishMa ogni volta che ci si sposta, magari dall’altra parte c’era qualcosa di sbagliato? «Niente, niente era sbagliato di ciò che è stato. Ho avuto una vita meravigliosa. Non si tratta di lasciarsi dietro cose brutte, è un processo che tutti viviamo. Penso solo a muovermi attraverso la vita. Sono felicissimo di essere diventato papà perché non sono più io al centro ma c’è mio figlio, tutto si sposta».

POI CI SONO le montagne però, come canta in There’s No Mountain: per andare avanti bisogna saper scalare, cadere, tenendo ben presente che perdere è fondamentale. È il Beautiful Loser di Leonard Cohen, ed è inevitabile la presenza del cantautore canadese nella vita di Hansard, specie quando si parla della supremazia della bellezza su ogni cosa. «Ho imparato a perdere. Ho preso tanti di quei calci in culo nella mia vita. Viviamo in un mondo dove bisogna ottenere per forza la vittoria, raggiungere qualcosa, ma penso che la cosa straordinaria sia che c’è una tale bellezza nel perdere, una bellezza che alla fine ci riporta alla realtà del mondo che non è il dover ottenere ciò che pensi di volere. Questa canzone parla proprio di questo, ovvero della ricerca della bellezza nel saper perdere e poi qui c’è una questione anche spirituale, più si acquisisce conoscenza spirituale più dura si fa la vita in un certo senso. Quando arriviamo al punto della bellezza, come ha scritto Leonard, più il viaggio diventa difficile…più scavi in ogni pezzo della tua vita, più incontri ombre perché, quando sei nella luce, le ombre ti si presentano ancora di più. Non è un viaggio facile ma bisogna farlo, non ci sono alternative». C’è un’altra presenza amica, quel suonatore di violini, Warren Ellis, che ha contribuito a sterzare il suono del nuovo album, a sporcarlo. «Conosco Warren dall’inizio degli anni 90 quando era in Irlanda. Siamo diventati amici, siamo sempre rimasti in contatto, l’amicizia per noi viene prima di tutto e questa collaborazione è arrivata in maniera naturale. Gli ho spedito un pezzo e lui me l’ha rimandato con i suoi violini».

Glen Hansard
Viviamo in un mondo dove bisogna per forza vincere, ma penso ci sia una bellezza nel perdere che ci riporta alla realtà: non otteniamo ciò che pensiamo di volereGli diciamo che forse non è né folk né rock, e anche se in tanti si divertono a dire che il suono di questo album è diverso in realtà non lo sembra. «Mia moglie scrive poesie, penso che aver sposato una poetessa mi abbia reso uno scrittore migliore, anche solo per il fatto che penso molto di più alle parole rispetto al passato, forse sono proprie le parole ad essere diverse e non il suono come hai detto tu. Questo album è molto importante perché è un album carico di rabbia ma lo è anche di cose positive».

GLI RICORDIAMO che i suoi album sono sempre carichi di rabbia, lui ride, «stavolta però sono riuscito a controllare la mia rabbia, molto di più rispetto al passato». Avendolo visto dal vivo e conoscendo le sue canzoni, c’è sempre la sensazione di qualcosa che manca, di un pezzo di sé che non c’è più. Riguarda la sua infanzia? «Diciamo che la mia famiglia è stata molto complicata, perché i miei mi hanno avuto quando erano molto giovani e forse mio padre non si aspettava di dover abbandonare la sua carriera per la famiglia …Sono cresciuto in un ambiente poco stabile e con molta rabbia, come se da un momento all’altro potesse sempre succedere qualcosa. Ma tutto questo non deve essere per forza una cosa negativa. L’unica cosa di cui sono sicuro è che mia mamma è stata una roccia, e io lo sono stato per lei. Ho usato tutta questa rabbia, questa frustrazione, questo senso di non stabilità nella mia musica, anche quando sono sul palco la mia empatia è dovuta a questo». Tutto si trasforma e tutto si dilata, bisogna riconoscere il momento esatto però; come quando dopo un concerto di Leonard Cohen, Hansard che aveva 15 anni, si riconosce. «Alla fine di quel concerto Leonard è venuto verso di noi, mi ha dato la mano e in quel momento ho capito che sarei diventato un musicista». Il tempo non guarisce niente, il tempo dilata, il tempo ci sposta, bisogna solo capire il momento esatto in cui accade, come in All That Was East Is West of Me Now.