Visioni

Glen Hansard o dell’importanza di essere Irish

Glen Hansard o dell’importanza di essere IrishGlen Hansard – foto di Stephan Van Fleteren

Note sparse Esce il nuovo album dell'artista irlandese "All that was east is west of me now"

Pubblicato circa un anno faEdizione del 25 ottobre 2023

Tra le memorie personali più vivide degli ultimi concerti estivi c’è un «bis», Say It To Me Now, offerto da Glen Hansard in versione letteralmente unplugged — voce e chitarra senza alcuna amplificazione — camminando da un lato all’altro del palco di Peccioli, piccolo borgo della provincia pisana. Ora, per chi ha «l’Irlanda facile», è impossibile scindere quel tipo di espressione dall’educazione musicale dell’Isola Smeralda, con i suoi canti a cappella, le session strumentali e quelle autentiche scuole civiche che sono certi pub. Ma è lo stesso autore a esorcizzare lo spettro del cliché presentando sul medesimo palco una manciata di nuovi brani rodati proprio in un pub dublinese — tra «contadini, operai, giocatori di freccette e squali del biliardo» — prima di essere portati in studio col fidato produttore Dave Odlum.

Il nuovo lavoro restituisce molta dell’attitudine live con cui i brani sono giunti in studio.

«UNA CANZONE diventa ciò che è solo attraverso la testimonianza», dice Glen, rivendicando una modalità di pre-produzione assolutamente legittima: «Attraverso questo processo ho capito su cosa dovevo lavorare ulteriormente, quali canzoni sono arrivate e quali erano buone solo nella mia immaginazione. L’album è nato in quel pub». Esito di quel processo è All That Was East Is West Of Me Now (Anti-Records): fatta salva l’annosa difficoltà di distillare in studio l’energia del palco — ma è davvero questa la funzione della musica registrata? — il nuovo lp restituisce molta dell’attitudine live con cui i brani sono giunti in studio. Sarà interessante, anzi, saggiare il percorso inverso che li riporterà sul palco, a cominciare dalla data milanese del 12 novembre (Teatro dal Verme).

COMPLICI le recenti collaborazioni con Eddie Vedder e Cat Power, e il contributo del chitarrista Rob Bochnik compagno d’avventura nei Frames, l’album riporta in primo piano il lato rock di Hansard, tangibile in The Feast Of Saint John, Down On Your Knees e Bearing Witness. There’s No Mountain, al confine con i territori di Dylan e Cat Stevens, ricorda molto da vicino l’impressione di quella serata toscana, mentre Between Us There’s Music è l’unica a mostrare inconfondibili segni di produzione in studio, con orchestrazioni e cori che restano comunque strati leggeri sulla traccia iniziale. In quello che si candida a nuovo classico del cantautore irlandese non può mancare infine l’abituale quota ballad, con Sure As The Rain e Ghost. Scommettiamo che sarà una di queste il prossimo «bis»?

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