Tra le memorie personali più vivide degli ultimi concerti estivi c’è un «bis», Say It To Me Now, offerto da Glen Hansard in versione letteralmente unplugged — voce e chitarra senza alcuna amplificazione — camminando da un lato all’altro del palco di Peccioli, piccolo borgo della provincia pisana. Ora, per chi ha «l’Irlanda facile», è impossibile scindere quel tipo di espressione dall’educazione musicale dell’Isola Smeralda, con i suoi canti a cappella, le session strumentali e quelle autentiche scuole civiche che sono certi pub. Ma è lo stesso autore a esorcizzare lo spettro del cliché presentando sul medesimo palco una manciata di nuovi brani rodati proprio in un pub dublinese — tra «contadini, operai, giocatori di freccette e squali del biliardo» — prima di essere portati in studio col fidato produttore Dave Odlum.Il nuovo lavoro restituisce molta dell’attitudine live con cui i brani sono giunti in studio.

«UNA CANZONE diventa ciò che è solo attraverso la testimonianza», dice Glen, rivendicando una modalità di pre-produzione assolutamente legittima: «Attraverso questo processo ho capito su cosa dovevo lavorare ulteriormente, quali canzoni sono arrivate e quali erano buone solo nella mia immaginazione. L’album è nato in quel pub». Esito di quel processo è All That Was East Is West Of Me Now (Anti-Records): fatta salva l’annosa difficoltà di distillare in studio l’energia del palco — ma è davvero questa la funzione della musica registrata? — il nuovo lp restituisce molta dell’attitudine live con cui i brani sono giunti in studio. Sarà interessante, anzi, saggiare il percorso inverso che li riporterà sul palco, a cominciare dalla data milanese del 12 novembre (Teatro dal Verme).

COMPLICI le recenti collaborazioni con Eddie Vedder e Cat Power, e il contributo del chitarrista Rob Bochnik compagno d’avventura nei Frames, l’album riporta in primo piano il lato rock di Hansard, tangibile in The Feast Of Saint John, Down On Your Knees e Bearing Witness. There’s No Mountain, al confine con i territori di Dylan e Cat Stevens, ricorda molto da vicino l’impressione di quella serata toscana, mentre Between Us There’s Music è l’unica a mostrare inconfondibili segni di produzione in studio, con orchestrazioni e cori che restano comunque strati leggeri sulla traccia iniziale. In quello che si candida a nuovo classico del cantautore irlandese non può mancare infine l’abituale quota ballad, con Sure As The Rain e Ghost. Scommettiamo che sarà una di queste il prossimo «bis»?