Giurisprudenza, gli studenti: «Intimidazione neofascista contro l’aula autogestita». E occupano
Università «Non sappiamo chi è stato, ma nei mesi scorsi e di recente abbiamo ricevuto provocazioni da Azione universitaria», dicono dal collettivo di facoltà. L'organizzazione di destra, vicina a Fratelli d'Italia, nega: «Nessuna prova della nostra colpevolezza»
Università «Non sappiamo chi è stato, ma nei mesi scorsi e di recente abbiamo ricevuto provocazioni da Azione universitaria», dicono dal collettivo di facoltà. L'organizzazione di destra, vicina a Fratelli d'Italia, nega: «Nessuna prova della nostra colpevolezza»
Al termine di una partecipata assemblea studentesca che ha invaso l’atrio di ingresso della facoltà di Giurisprudenza della Sapienza di Roma, gli studenti hanno occupato la facoltà. All’origine della protesta, simbolica dal momento che giovedì 6 aprile non sono previste attività didattiche, quello che è avvenuto lunedì nell’aula autogestita dedicata a Bianca Guidetti Serra: partigiana, avvocata e politica italiana scomparsa nel 2014. Ignoti si sono introdotti nello spazio dedicato allo studio e ai dibattiti e lo hanno vandalizzato, strappando tutti i manifesti, i simboli antifascisti e lo striscione dedicato alla stessa Serra.
«Abbiamo trovato l’aula devastata. Nessun danno irreparabile, ma la cosa più grave è che si è trattato di un attacco intimidatorio», racconta Lorenzo Faranda, 20 anni, iscritto a giurisprudenza. Gli studenti sottolineano di non sapere chi è stato, dal momento che nessuno si è assunto la responsabilità, ma anche che negli ultimi mesi hanno ricevuto diverse provocazioni da Azione universitaria, organizzazione giovanile vicina a Fratelli d’Italia e sorella maggiore di Azione studentesca (coinvolta nel pestaggio davanti al liceo Michelangiolo di Firenze il 18 febbraio scorso).
«Qualche mese fa durante un’iniziativa sul 41 bis i militanti di Azione universitaria si sono presentati in blocco, con fare minaccioso – continua Faranda – Mercoledì della settimana scorsa, poi, sono entrati nell’aula studio chiedendo nomi e informazioni personali sui membri del collettivo. Uno di noi è stato anche raggiunto telefonicamente da un uomo qualificatosi come loro rappresentante: lo invitava a incontrarsi di persona per discutere alcune questioni, “uno a uno”». Esponenti dell’organizzazione di destra sentiti da Repubblica hanno rispedito al mittente le accuse: «Nessuna prova della nostra colpevolezza».
Il preside di giurisprudenza è Oliviero Diliberto, segretario nazionale del Partito dei comunisti italiani dal 2000 al 2013. «Sono qui ad ascoltare. Non rilascio dichiarazioni», dice al manifesto. Un segno di vicinanza agli studenti, ma silenzioso. Diliberto, comunque, non ha potuto che annuire con la testa quando un giovane che frequenta biologia ha detto dal microfono: «Fascisti e comunisti non sono uguali. I primi hanno trascinato l’Italia in guerra, gli altri l’hanno liberata».
Chi non parla a braccio legge l’intervento sul telefono. Chi prende parola saluta sempre «Tutte e tutti» e spesso dice «Le studenti». Diversi se la prendono con la rettrice Antonella Polimeni. Non è ancora andata giù la lettera con cui lo scorso ottobre diceva che l’università non è un luogo in cui «scontrarsi fisicamente». I ragazzi erano stati caricati dalla celere mentre contestavano un convengo di destra, ma a loro nel testo non c’era alcun riferimento.
Tante le prese di parola da collettivi e studenti di diverse facoltà. Solidarietà è arrivata anche dall’Anpi Roma. Fabio Pari ha denunciato uno «sdoganamento del fascismo da parte delle istituzioni» attaccando le dichiarazioni della premier Giorgia Meloni sulle Fosse Ardetine («ammazzati perché italiani») e quelle del presidente del Senato Ignazio Benito La Russa su via Rasella («i partigiani hanno ucciso una banda di musicisti pensionati»).
L’assemblea si è spostata prima dall’atrio all’aula Calasso e ha poi deciso di occupare la facoltà per la notte.
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