Completata la squadra del governo Meloni, con la nomina di 8 viceministri e 31 sottosegretari (che giureranno mercoledì mattina alle 11 a palazzo Chigi), la navigazione della destra nelle aule parlamentari, in particolare quella del Senato, non sarà facilissima.

In tutto, contando i 9 senatori diventati ministri, il presidente Ignazio La Russa che per prassi non vota e altri 10 eletti a palazzo Madama entrati nel sottogoverno, la maggioranza (che conta 116 senatori su 206 compresi i 6 senatori a vita), considerate le assenze giustificate degli esponenti del governo, dovrà faticare.

Soprattutto nelle commissioni, dove ministri e sottosegretari senatori solitamente non vanno (o se vanno in rappresentanza del governo non votano) e devono quindi essere sostituiti stabilmente.

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Ma le commissioni lavorano anche in contemporanea e la coperta è corta, dato il taglio dei parlamentari.

Giovedì si riuniranno le conferenze dei capigruppo di Camera e Senato per fissare la data di convocazione di tutte le commissioni per l’elezione dei presidenti.

La partita più complicata, pallottoliere alla mano, sarà appunto quella di palazzo Madama. Alle commissioni garanzia – Copasir e vigilanza Rai, in particolare la seconda – continua a puntare il Terzo polo.