Cultura

Giovanna Ferrara, il timbro delicato e radicale di un’arma poetica

ritratto di Giovanna FerraraGiovanna Ferrara

INCONTRI Domani a Roma, negli spazi di Esc alle 18.30, il primo appuntamento per ricordarla

Pubblicato 10 mesi faEdizione del 3 gennaio 2024

Per Giovanna. È questo il titolo di un primo appuntamento che si terrà a Roma domani a Esc (via dei Volsci 159), dalle 18.30 per ricordare Giovanna Ferrara, giornalista e non solo. Sullo sfondo dell’invito che gira in questi giorni in rete nuotano i pesci di Sergio Scognamiglio, un banco blu cobalto con il quale Giovanna sognava di nuotare fino a confondersi, recuperando il respiro che coincide, sempre, con quel possibile senza il quale la vita si esaurisce. Molti ricorderanno Giovanna che canta e che balla, nella cabina di un taxi oppure a casa, diventando un fenomeno social. Una serie di performance che non si esaurivano in una dimensione di pura ironia, ma testimoniavano la comprensione di quel salto di paradigma per cui, se davvero si vuole fare politica, oggi occorre imparare nuovi linguaggi e forme comunicative inedite.

RILEGGENDO i suoi interventi che si possono recuperare in rete, sul manifesto e su OperaViva Magazine, si capisce l’ampiezza e la complessità degli interessi che hanno attraversato la sua vita: il welfare, la sanità, il fenomeno migratorio, ma anche la letteratura, il cinema e l’arte contemporanea (più volte Giovanna ha recensito le mostre di artisti suoi coetanei con i quali riconosceva una fraternità d’intenti), nella convinzione che l’agire politico non si potesse disgiungere dalla costruzione di un immaginario, e quindi da un linguaggio, che si facesse testimone di un’eccedenza rispetto ai confini troppo stretti, se non asfittici, della controrivoluzione neoliberista. Ma allo stesso tempo questo immaginario bisognava essere in grado di comunicarlo, non solo ai propri simili, ma piuttosto ai dissimili perché si svegliassero dall’incubo nel quale continuavano a rimanere prigionieri. Ed è forse per questo che Giovanna aveva fatto della sua scrittura un’arma poetica di rara delicatezza, riuscendo a costruire un «timbro» che ha reso inconfondibile ogni suo intervento. Se anche non ci fosse la sua firma, leggendola, riconosceremmo subito il suo stile, come accade con le opere degli artisti più bravi: questo è un Ferrara! Quella che poteva sembrare, a uno sguardo superficialmente distratto o dimentico della dimensione intrinsecamente «passionale» della politica, una forma di «naïveté», era in realtà la ricerca di uno stile che fosse immediatamente una presa di posizione.
E Giovanna, nata il 14 febbraio del 1978 e scomparsa il 4 dicembre del 2023 dopo una lunga e ingiusta malattia, alla quale mai si era arresa, ha sempre saputo da che parte stare: con la vita e contro la morte. Tanto che questa sua esperienza era riuscita a tradurla in un libro che uscirà tra non molto per i tipi della manifestolibri e che rimarrà come testimonianza del fatto che la salute è, innanzitutto, una questione politica.
Ma nel rileggerla viene da pensare che varrebbe la pena di raccogliere anche una parte, almeno, di quest’altra produzione giornalistica a cui accennavamo e che restituisce, in effetti, un punto di vista molto preciso sulle vicende politiche e culturali degli anni Dieci e Venti di questo nuovo millennio.

OGGI È DIFFICILE pensare che non sentiremo più la sua voce, a volte anche scomoda come possono esserlo solo le intelligenze inquiete, che non potremo più litigarci, o parlare del mondo magico della Costiera – che aveva reso mitico tra i molti che l’avevano conosciuta – un po’ come lo sono i luoghi immaginari di Marquez dove tutto è possibile, della Scuola di Capri di Bogdanov e Gor’kij o dell’Europa federalista del Manifesto di Ventotene (su cui stava sviluppando il suo dottorato di ricerca in Storia alla Sapienza) o, ancora, del Meridione «azzoppato» di Carmelo Bene, della Napoli di Elena Ferrante e di quella di Piazza Bellini (che Giovanna aveva frequentato insieme alla sua amica Francesca Pilla), del rifiuto del lavoro (che a molti, compreso, me, rimproverava di non saper praticare fino in fondo) e di un «altrove» che è già qui tra noi e che bisogna solo riuscire a vedere, oltre il velo di quella retorica che insistentemente nega la sua esistenza coltivando le nostre passioni più tristi (che pure sono, e Giovanna lo sapeva bene, strutturalmente politiche). Per tutto questo, compagni e amici che hanno attraversato la sua vita si danno appuntamento questo giovedì, per dire grazie a Giovanna e dirle brava per questa vita che ha fatto.

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