È come uno slalom tra il concetto di respiro e la sua pratica, l’evento «Le giornate del respiro», organizzato dal festival di arti performative e ambiente, a Fluminimaggiore, nella Sardegna piantata al centro di un Mediterrano che non è più solo un luogo ma un’alternativa da esplorare. Fino al 2 di luglio il programma è polistrumentale: le voci cantano, parlano, analizzano, poetano. I corpi creano, danzano, imparano l’arte del pranayama, il respiro che sacralizza l’atto del vivere, fanno yoga iyengar che immagina l’esistente come un concorso di armonie da perseguire oltre la dicotomia intelletto/esperienza. La performance «Plutone Esploso» di Elisabetta Consonni, ponte lanciato tra il microcosmo individuale e l’universo, a fare il gioco «trova le somiglianze» per sentirsi, senza nostalgia, materici figli delle stelle. Il festival incorpora la Summer School in collaborazione con il Master Studi del Territorio/Environmental di Roma Tre, sotto la direzione di Federica Giardini e Ilaria Bussoni: «Da umani attraversiamo gli ambienti degli altri viventi. Ma da umani abbiamo un ambiente più nostro: si chiama paesaggio. Luoghi comuni istituiti dall’attività entropica in continua relazione con gli elementi vegetali, geologici, animali e atmosferici. Ambienti attraversati da affetti, da immaginari, da fantasmi».
Tra letteratura ed estetica, arti performative e progetti di paesaggio, scienze sociali e nuove ecologie, studiose e artisti si propongono di reinventare la relazione come luogo eletto. Come posto di riflessione, e, al contempo, pratica trasformativa del reale. «Relazione», che del respiro è l’essenza ontologica, scambio tra sé e mondo. Non si poteva trovare in questa apocalisse, tempo migliore per nutrire visioni e pratiche, per un futuro più degno, dove l’esistenza non è mai prevaricazione.