«Gedankenstrich», Segno di frattura o di precisazione, a volte di pura follia
Il trattino lungo, in tedesco Gedankenstrich, usato con moderazione da Goethe, che nel Werther sostiene di non apprezzarlo granché ma di non potersi esimere dall’adoperarlo, e amato alla follia (è il caso di dirlo) da Nietzsche, è – come apprendiamo dalla imprescindibile Storia della punteggiatura europea diretta da Bice Mortara Garavelli – un acquisto piuttosto recente, nella lingua tedesca. Deriva dal dash inglese, molto più diffuso anche se anch’esso relativamente recente; in Italia a fare scuola è la traduzione di Sterne fatta da Foscolo, in Germania è, soprattutto, il Corsaro di Byron, che è tutto un dash. Ciò infastidiva, non senza motivo, Leopardi, che nello Zibaldone, facendo riferimento alla traduzione italiana e dichiarando di non disporre dell’originale (ma oggi ognuno di noi può constatare che è così anche in inglese) deplora l’abbondanza di quelle lineette che, osserva a giusto titolo, non hanno scopo né grammaticale né espressivo, ma suonano piuttosto come attrazioni da imbonitore: venghino siori, qui la sparo grossa, qui c’è poesia. E, quanto allo spararla grossa, il Corsaro non era secondo a nessuno.
Supereroi
1816: l’ultimo superuomo è stato appena sconfitto a Waterloo, il secolo borghese e impoetico si fa avanti, e Byron ribadisce il proprio inno all’individualismo, alla lotta del singolo contro il gregge. Crede di risalire la corrente, come un salmone antisociale, ma non si accorge che anche tutti gli altri risalgono la corrente, o almeno ci provano, e magari ci riescono meglio di lui: l’affermazione dell’individualismo è, in effetti, il principio fondamentale del secolo che si apre, che è un secolo di superuomini di massa, come avrebbe detto Eco parlando di Superman.
Questa medesima contraddizione si trova in Ecce homo, ossia nel Superman di Nietzsche che è anche l’uomo al dunque, o al quia, e che, in un profluvio di Gedankenstrich (sin dal titolo: Ecce homo – Wie man wird was man ist) spiega perché è così accorto, perché scrive così buoni libri, perché è un destino. E lo spiega a lettori che, quando questo monologo tragicomico e finale veniva scritto, nell’autunno del 1888, non esistevano, ma saranno invece legioni, anzi, armate, quando il libro uscirà nel 1908, con Nietzsche morto da poco, immemore e ignaro di tutta la fama che aveva cercato inutilmente finché era stato vigile, e che lo aveva trovato quando ormai non sapeva più nulla di sé.
Byron era un eroe giovanile di Nietzsche, partecipe della sua rivolta aristocratica mentre, adolescente, doveva sottostare alla mortificante disciplina del ginnasio per funzionari e ai pastori protestanti che frequentava a Pfoprta, un po’ come, cent’anni dopo e ancora per decenni, gli scolari di scuole italiane ai tempi repressive leggevano Sandokan. Al Manfred di Byron Nietzsche dedicò una composizione musicale nel 1872; Byron è menzionato in Ecce homo proprio in riferimento al Manfred; Zarathustra ha, a sorpresa, una delle sue fonti in Byron, che era rimasto impressionato dal dualismo della religione mazdea; e, soprattutto, il Superuomo è un pirata naufragato in riva al Po.
Lontano mille miglia dall’hombre en su punto di Gracián, l’uomo del trattino lungo alza la voce perché sa che nessuno lo ascolta: «Ascoltatemi! Perché sono questo e questo. E soprattutto non scambiatemi per un altro!»
Nelle intenzioni di Nietzsche il trattino lungo ha una valenza non solo patetica e piazzistica, come in Byron, ma anche militaristica ed eroica. Conferisce al testo un andamento telegrafico (ai tempi di Byron il telegrafo non c’era, a quelli di Nietzsche sì, e come sappiamo il suo uso fu anzitutto militare), un tono da alto comando e da stato maggiore generale. O da profeta, come un discorso delle beatitudini scandito da trattini lunghi. O da invasato puro e semplice.
Diverse funzioni
È un tono che ritroviamo anche nei biglietti della follia scritti in parallelo a Ecce homo in cui, in un diluvio di lineette corte e lunghe (sono poco meno di mille in poco più di cento pagine), Nietzsche convoca una dieta di principi a Roma, dichiara di stare per trasferirsi al Quirinale, minaccia di far fucilare il Kaiser e si impegna a risolvere la contesa franco-tedesca sull’Alsazia-Lorena (quelle che ho appena usato sono invece lineette corte, Bindestrich, trait d’union, anche se si è giustamente osservato che l’unione non è necessariamente concordia, come «contesa franco-tedesca» dimostra a sufficienza). Oppure indirizza non irresistibili dichiarazioni a Cosima Wagner: «Alla principessa Arianna, la mia amata. È un pregiudizio che io sia un uomo. Tra gli indiani sono stato Buddha, in Grecia Dioniso Gedankenstrich Alessandro e Cesare sono le mie incarnazioni». Dove Arianna ricopre per Nietzsche la stessa funzione eroicizzante che Marianna, la perla di Labuan, ha per Sandokan «Parla ora o mia adorata, dimmi cosa io posso fare per te, che tutto mi è possibile. Se vuoi andrò a rovesciare un sultano per darti un regno, se vorrai essere immensamente ricca io andrò a saccheggiare i templi dell’India e della Birmania per coprirti di diamanti e di oro; se vuoi mi farò inglese».
In Nietzsche, il trattino lungo può indicare l’a parte, come a teatro, l’autore o l’attore che si rivolge al pubblico come sospendendo la recita; e del resto uno degli impieghi più frequenti del Gedankenstrich, in francese e in altre lingue europee, consiste nell’indicare la successione delle battute a teatro. Più spesso, serve a dare il vero ritmo, e per indicare una cesura più importante del punto a capo, l’interruzione pura e semplice, una frattura tale che ci possono essere delle frasi chiuse tra parentesi che a loro volta racchiudono un Gedankenstrich. E questo non solo in apertura, per marcare una discontinuità rispetto al paragrafo precedente, ma in chiusura di una frase che non si apriva con nessun Gedankenstrich per scandirla, per staccarla, come con un punto esclamativo. A volte i trattini lunghi introducono due frasi che si susseguono, una come a parte della precedente, l’altra come inizio e introduzione a un tema («e vengo ora al problema della razza»). Altre volte vale come precisazione: sono troppo buono, ossia, Gedankenstrich, ho forse troppe tracce di buona volontà, tre puntini. Il Gedankenstrich ha anche una funzione antitetica e antidialettica, permette la realizzazione di uno stile paratattico greco, e non latino (come classicista, Nietzsche antepose sempre i Greci ai Romani), che Adorno lodò e praticò con infelice manierismo. Ed è con un Gedankenstrich che viene introdotta la maledizione biblica di madre e sorella, che Nietzsche considera l’unica seria obiezione all’eterno ritorno (non sorprende che pubblicando Ecce homo Elisabeth omettesse il paragrafo).
Il Gedankenstrich assolve dunque la funzione espressionistica dei puntini di sospensione seguiti da esclamativo in Céline quando elenca i puri che lo bollano come impuro («… Sorbonne !… Trois Magots !… les Annales !… et si Hitler avait gagné ? … Aragon passé S.S. ?… : e così per pagine e pagine di D’un château l’autre); della clausola «morto!» quando Charlus ormai demente ricorda gli amici scomparsi («Hannibal de Bréauté, mort ! Antoine de Mouchy, mort ! Charles Swann, mort ! Adalbert de Montmorency, mort ! Baron de Talleyrand, mort ! Sosthène de Doudeauville, mort !»; e dell’elenco di vie milanesi percorse dall’ambulanza che porta al cimitero il garibaldino morto nell’incendio di via Keplero («macché in via Botticelli! più in là, più in là! in via Giuseppe Trotti, sì, bravi, ma passato anche via Celoria, però, passato via Mangiagalli, e poi via Polli, via Giacinto Gallina, al di là di Pier Gaetano Ceradini, di Pier Paolo Motta, a casa del diavolo.»).
Pagine ansimanti
Come in Céline, nel Charlus proustiano e in Gadda, la pagina di Nietzsche ansima a colpi di punti e di linee: il risultato è quello del monologo di Molly Bloom, ottenuto con mezzi antitetici. Lì la soppressione dell’interpunzione, qui la trasformazione del testo in un’unica grande interpunzione, in una iperpunzione, per così dire: inciso, puntini, puntini; punto, Gedankenstrich; precisazione, interruzione, ripresa; ripetizione, variazione, recrudescenza; parentesi, Gedankenstrich, punto esclamativo, parentesi; Gedankenstrich, punto, paratassi; parentesi, Gedankenstrich, punto, parentesi. Così sino alla fine: Gedankenstrich, sono stato capito? Gedankenstrich, Dioniso contro il Crocifisso, tre puntini, cala la tela.
Sappiamo che la corrispondenza della Duse rivaleggia in trattini con quella di Nietzsche, e per ottimi motivi, giacché nel suo caso riprendeva l’abitudine di scandire e sottolineare i copioni in vista della recitazione («Muoio di melanconia senza di te, Gabri – e con te, non è più possibile vivere!»).
Può forse sorprendere ritrovare delle caratteristiche da epistolario femminile nella dichiarazione di guerra del Superuomo, ma questa sorpresa è solo ingenuità. Non solo perché, proprio in Ecce homo, Nietzsche scrive di essere già morto come suo padre, ma di vivere e ancora e invecchiare, come sua madre; ma perché tutti i naufragi si assomigliano.
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