Galliano, o l’invenzione della moda
ManiFashion La salvezza della moda risiede nella sua capacità di assemblare segnali contraddittori che, soprattutto nei momenti di crisi, usa per dimostrare quanto la creatività sia necessaria alla sua stessa esistenza. […]
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La salvezza della moda risiede nella sua capacità di assemblare segnali contraddittori che, soprattutto nei momenti di crisi, usa per dimostrare quanto la creatività sia necessaria alla sua stessa esistenza. Approfittando della Men’s Fashion Week di Londra, e proprio mentre nella capitale inglese le passerelle non brillavano certo per il rinnovamento dei codici e delle forme dell’abbigliamento maschile del prossimo inverno, John Galliano ha presentato la sua prima collezione couture Maison Margiela Artisanal, il marchio di proprietà del gruppo italiano Only the Brave di Renzo Rosso, il fondatore di Diesel.
Con questa collezione, John Galliano torna alla moda dopo che nel 2011 era stato licenziato da Christian Dior, dove è stato direttore creativo per 15 anni, per l’accusa di antisemitismo in seguito a un’aggressione verbale (non si è mai saputo quanto provocata e quanto programmata) sotto l’effetto di alcool e droga contro due turisti nel Marais parigino, accusa che il Tribunale di Parigi ha derubricato a sanzione amministrativa. Da allora, Galliano, uno dei grandi della moda contemporanea, non aveva più trovato lavoro, fino a ottobre scorso quando Renzo Rosso l’ha assunto per dare nuovo slancio a Maison Martin Margiela, marchio che è nato nel 1988 come rinnovamento continuo della moda attraverso operazioni di rigenerazione di forme, strutture, volumi e materiali e che, pur avendo perso da più di 10 anni la guida del suo fondatore belga, ha avuto la forza di rappresentare un’alternativa alle omologazioni di cui la moda soffre ora che, con il cambio di secolo, ci si aspettava la discontinuità con la moda del Novecento.
Il ritorno di Galliano è importante perché prende una posizione netta contro un mercato che urla continuamente le sue ragioni di guadagno e dimostra che, soprattutto oggi, la moda non può sopravvivere all’odierno gigantismo, che la globalizzazione del mercato non giova alla sua rigenerazione, che la polverizzazione della distribuzione è la prima causa dell’abbattimento del desiderio su cui si regge il consumo.
Nella sua permanenza da Dior dal 1996 al 2011, Galliano ha usato il senso del glamour per passare con disinvoltura dalla cultura del Settecento (indimenticabile la sua collezione dedicata a Marie Antoinette e al Terrore) alla manualità degli origami, mentre oggi da Margiela usa la decostruzione per costruire il glamour. La collezione è stata salutata con entusiasmo dagli addetti ai lavori, non tanto perché rappresenta la modernità tout-court ma soprattutto perché riporta in auge una creatività molto diversa rispetto a chi pensa agli abiti solo come contenuti per le vetrine.
Galliano ha così riacceso la speranza in chi crede che il primo ruolo della moda sia quello dell’innovazione, ponendo le basi della rinascita attraverso lo studio, l’esercizio e il coraggio della proposta. Che il suo ritorno possa galvanizzare l’entusiasmo creativo dei suoi colleghi, invece, è molto di più di una speranza.
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