Frenate pericolose. Ma il green è l’unico mercato
Transizione ecologica A partire dalla prossima Cop a Baku, la vittoria di Trump creerà delle complicazioni, proprio quando si tratterebbe di varare un’accelerazione della transizione ecologica mondiale
Transizione ecologica A partire dalla prossima Cop a Baku, la vittoria di Trump creerà delle complicazioni, proprio quando si tratterebbe di varare un’accelerazione della transizione ecologica mondiale
La decisione di Trump di ritirare la firma degli Stati uniti dagli accordi di Parigi rallenterà un percorso che andrebbe invece accelerato, ma non potrà fermarlo. L’impatto delle decisioni di Washington sarà comunque pesante. Gli Usa sono il principale emettitore pro capite di gas serra e il secondo in assoluto al mondo. A partire dalla prossima Cop a Baku, la vittoria di Trump creerà delle complicazioni, proprio quando si tratterebbe di varare un’accelerazione della transizione ecologica mondiale.
Quanto stabilito a Parigi infatti non basta più per centrare l’obiettivo di contenere l’aumento della temperatura media terrestre entro 1,5 gradi centigradi rispetto all’era preindustriale. Serve un nuovo accordo più ambizioso per ridurre ulteriormente le emissioni a livello globale. Bisogna aiutare con più risorse economiche i paesi in via di sviluppo in modo che possano passare dalla povertà all’era delle rinnovabili senza passare per le fossili.
Fortunatamente l’economia mondiale sulla filiera energetica sta andando quasi totalmente verso le rinnovabili, l’efficienza e l’innovazione. Non lo diciamo noi ambientalisti, ma l’Agenzia internazionale sull’energia. Secondo l’Energy Outlook 2024, l’anno scorso l’85% degli investimenti mondiali sull’energia sono stati fatti nelle rinnovabili. Trump oltre a uscire dagli accordi di Parigi allenterà le normative ambientali, ma il mondo e le imprese americane continueranno a investire nelle tecnologie pulite. È un film già visto otto anni fa. Durante il suo primo mandato, Trump varò una norma per aumentare l’estrazione di carbone. C’è una famosa foto di lui con i minatori a cui promise di riprendere a scavare. Bene, nei quattro anni della sua amministrazione precedente la produzione statunitense di carbone è calata.
Quello che può realisticamente succedere è che il dietrofront degli Usa nelle politiche climatiche potrà far perdere agli Usa la leadership sulla transizione rispetto alla Cina. Oggi la Cina è il principale inquinatore al mondo per emissioni assolute, ma è anche il principale investitore sulle tecnologie pulite. La leadership americana in questo settore verrà meno e questo rappresenta anche una grande opportunità per l’Europa. La nuova Commissione von der Leyen deve allora lasciar perdere le sciocchezze dei sovranisti e dei conservatori, con le quali ha flirtato nell’ultimo anno e mezzo, e investire su un nuovo Clean industrial act per riportare sul territorio europeo quella produzione green che in passato è stata spostata in Cina.
Quanto all’Italia, sta già tirando il freno sulle tecnologie pulite. Il governo Meloni fa battaglie di retroguardia, come la richiesta all’Europa di spostare in avanti la fine dei motori endotermici per le automobili. Allungare i tempi è il modo migliore per farci distanziare ulteriormente dalla Cina. Dove già adesso la metà delle auto vendute è elettrica. Se continuiamo a far perdere tempo alle aziende italiane, con la speranza che la transizione vada più lentamente, sicuramente perderanno ulteriori quote nel mercato mondiale che va in quella direzione. Nel nostro paese poi è chiaramente in atto un tentativo di bloccare la rivoluzione energetica.
Si vuole fermare il fotovoltaico a terra per frenare il consumo di suolo. Ma a consumare veramente il suolo sono la logistica, le nuove autostrade, le aree industriali e residenziali. Il Testo unico sulle rinnovabili che il governo sta varando complicherà ulteriormente lo sviluppo delle rinnovabili, mentre il decreto «aree idonee» con un’operazione pilatesca ha delegato alle regioni la scelta. E le regioni stanno facendo ulteriori guasti, a partire da quelle governate dal centrosinistra. La regione Sardegna è già un pessimo esempio che altre, come la Toscana, dicono di voler imitare. A ringraziare saranno i signori del gas. Non certo, come pure immagina il governo, i sostenitori del nucleare. Perché tutti gli scenari energetici dicono chiaramente che è e resterà sempre più costoso rispetto a fotovoltaico, idroelettrico ed eolico. Il nucleare è morto e non lo abbiamo neanche ammazzato noi ambientalisti, nel mondo, ma il mercato di cui tanto si riempiono la bocca in molti, a partire da Confindustria.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento